Anthony Fico
Insegna Inglese e collabora con "Una banda di cefali"
Anthony Fico
Insegna Inglese e collabora con "Una banda di cefali"
Il libro di Gregorio H. Meier si inserisce in questa ricca tradizione riprendendo il topos del “patto con il diavolo”, ma la stravolge in maniera ironica giocando con diverse forma letterarie e attingendo a capisaldi della cultura classica e moderna. Ciò che ne è uscito sono dei racconti dal carattere spiccatamente postmoderno ma molto atipici nell’attuale panorama letterario italiano.
Prendo il secondo racconto che dà il titolo a tutta la raccolta. Bafometto è un idolo pagano ricorrente nella letteratura occultistica. Con il tempo la sua figura è stata associata a quella di Satana (vedi illustrazione di Eliphas Lévi qui sopra) ma anche al dio-capra sumero-babilonese Enki, protettore dell’umanità e rivale del dio ebraico Yahweh. Il termine “Bafometto” (Baphomet) compare per la prima volta nei verbali del processo contro i templari che portarono allo scioglimento dell’Ordine da parte dell’Inquisizione. Negli atti si asserisce che i cavalieri venerassero questo demone durante le cerimonie di iniziazione ma, dato che il nome è stato estorto sotto tortura, si ipotizza un errore di trascrizione e che la parola sia una storpiatura di “Maometto” (Mahomet).
Dopo essersi ammattito e aver perso la sua identità paterna ne ‘La trasformazione’, l’Io-narrante abbandona la voce del ragazzo mite e riservato e indossa la maschera di Alichino Testamarcia, ubriacone saltimbanco di professione e poeta nel tempo libero. Alichino ha una sete nascosta che rivela solo a sé stesso nella solitudine della sua camera e in uno dei tanti versi che si alternano ai racconti in questo denso prosimetro che è Io e Bafometto.
Io sono un pettirosso, qualche nota
che scapriccia dentro una siepe – la sete
di bacche nascosta nel bosco
[da La sete nascosta]
Come per i suoi più brillanti omologhi, Alichino è un autodidatta ossessionato dalla conoscenza degli argomenti più disparati e vuole disperatamente trovare le risposte alle sue domande sui misteri della vita. Deluso dai limiti della sapienza umana che aveva accumulato nella sua immensa biblioteca, Alichino si rivolge alla magia nera evocando Bafometto con una simpatica filastrocca presa da Il Grande Elisir del Dottor Budino Di Riso. Venuto il demonio, i due partono per un viaggio verso la luna per raggiungere il palazzo della Regina del Cielo, la donna più bella e saggia dell’universo, in un’avventura simile a quella di Orlando nel poema di Ariosto ma con un pizzico di esotismo. Alichino parte con la speranza di sciogliere il suo enigma ma ivi troverà la sua fine perché
La sapienza è una cornacchia
che strappa occhi dalle orbite
che gracchia. Non lo diresti
ma dietro i modi sommessi
dei gesti, delle parole
ogni scienza ci recita
requiem e padrenostri
[da CRA-CRA]
La morale della favola è presto detto. Mai fidarsi del diavolo: ne sa sempre di più. Ed è soprattutto un monito contro gli artifici della lingua. Perché, dalla conclusione che possiamo trarre leggendo la ‘Teoria della frottola’ in appendice al racconto, insieme alla parola sono nate le menzogne che possono mutare la realtà sotto i nostri stessi occhi.