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Irina Di Ruocco

Ingegnere e appassionata di arte.

Il paesaggio come conservatore di un passato sviluppo economico

“Per chi sa osservare, tutto è arte. Esiste tuttavia una zona indefinita nella quale si incrociano il dominio elementare della natura – le contingenze – e il territorio marcato dell’uomo”. Quanto appena detto da Gilles Clement in “Manifesto del Terzo Paesaggio” (edito da Quodlibet) è illuminante. E a pensarci, c’è dell’arte anche in ciò che è stato lasciato dalla mano dell’uomo. Se dal centro urbano, si va verso l’entroterra, spostandosi dalla costa alle zone collinari, non può non apparire agli occhi un vecchio passato che è lì fermo ancora pronto a raccontare. Le vecchie stazioni ferroviarie ancora oggi riscuotono un notevole fascino, con il richiamo di un passato che è stato fondamentale per ciò che abbiamo oggi. Ma oltre alla notevole importanza industriale che hanno avuto le stazioni, la stazione in sé è il luogo degli incontri, degli addii, delle partenze brevi. Ancora oggi è un luogo immateriale carico di emozioni, che rimangono intrappolate tra le mura di cemento in attesa di un ritorno della persona.
Le stazioni abbandonate oggi sono anche oggetto di un dibattito al centro della progettazione urbana che partendo dagli anni 2000 propone soluzioni sulla rivalorizzazione degli spazi, sulla riqualificazione della linea ferroviaria abbandonata e della stazione. 
Oggi la consapevolezza che questi luoghi abbandonati possono accogliere e trasformarsi da luoghi di memoria a luoghi attivi e polifunzionali è divenuta una realtà concreta. Pubblico e privato hanno compreso che la riconversione di ciò che è presente consente di perseguire diversi obiettivi:
• la salvaguardia del patrimonio industriale ed architettonico vincolato
• la riconversione di edifici che attualmente occupano una parte di suolo da preservare
• la ricerca di tecnologie per il recupero sostenibile del patrimonio culturale 
Il grande patrimonio delle ferrovie abbandonate è un concetto che è legato anche a due temi fondamentali: la preservazione e la tutela del suolo e il ruolo culturale che hanno assunto tali edifici in seguito alla loro riqualificazione. Ma ancora, trovare un modello di riqualificazione delle ferrovie dismesse significa innescare discipline trasversali interconnesse come la progettazione architettonica, le tecnologie di recupero e di riuso sostenibile di edifici storici, l’urbanistica per ripensare lo spazio urbano e la tutela del suolo, aspetti socio-economici e comportamentali perché come dimostrano esempi di stazioni ferroviarie riqualificate, ripensare gli spazi urbani influenzano le vite delle persone. Ma come? La connessione tra dimensione progettuale, urbanistica, recupero passando attraverso la funzione “umana” dello spazio crea quel “bel mondo” tanto decantato da Le Corbusier e dalla sua filosofia di “pensare lo spazio per l’uomo”. Ed è così che, la riqualificazione delle vecchie stazioni, possono diventare un “incubatore” di idee, di progetti, di azioni che comporteranno vantaggi sia materiali che immateriali sulle persone che andranno a vivere quei luoghi.
Molti ricercatori infatti confermano che la riqualificazione urbana possano indurre miglioramenti della qualità della vita. E naturalmente, la riqualificazione dello spazio, preservandone la dimensione e rispettando il territorio consente di preservare il suolo.
Il processo di riconversione innesca un cambiamento nel volto del contesto urbano in cui si inserisce: che sia città o periferia, inizia così un dialogo sul binomio centro città-periferia riportando all’attenzione una parte del territorio dimenticata simultaneamente all’abbandono della ferrovia. In questo modo, si creano nuovi percorsi e nuovi flussi sia economico-sociali sia produttivi. Ogni stazione racchiude in sé un potenziale unico, che è il suo punto di forza, diverso, intrinseco con il territorio e il tessuto geografico e locale. 
Dunque è possibile trarre numerose lessons learned dalle azioni che emergono dal processo di riconversione. Una di queste è il ponte che viene ricostruito tra il patrimonio storico-architettonico e l’identità locale del territorio. Proprio grazie alle azioni programmatiche basate sugli interventi di recupero, si ricostruisce un framework in cui si mantiene forte l’identità locale, fatto di cultura, storia, ma anche di progresso industriale, ricordando che non si può andare avanti nel futuro dimenticando ciò che è stato in precedenza. 
Infine, qualsiasi siano le destinazioni possibile delle aree ferroviarie dismesse, la cui funzione viene determinata sulla base di studi di fattibilità tecnico-economica e sulla partecipazione pubblica, la loro riconversione è un passo fondamentale per conservare la memoria del luogo come i segni di identità da preservare, sia come testimonianza di archeologia industriale e storica ma anche come segni costitutivi del recupero di un’identità collettiva.
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