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Politiche per il cambiamento climatico significa città sostenibili. Quelle italiane sono pronte?

Ci sembra alquanto aleatorio parlare di cambiamento climatico senza prima rinnovare le nostre città sempre più inquinate e con meno verde. In alcuni casi i centri urbani regrediscono disincentivando il trasporto pubblico e la mobilità dolce.

Ad esempio Napoli sembra aver rinunciato a promuovere una città moderna ed ecosostenibile. I trasporti sono al collasso, per raggiungere il centro dalla periferia ci si impiega oltre un’ora, cioè risulta più facile andare a Roma con l’alta velocità. Sono state aperte delle zone al traffico che da decenni erano ZTL.

Le piste ciclabili, che erano state in parte realizzate già negli anni scorsi, non sono ancora complete e, alcuni tratti sono in abbandono. Gli autobus turistici che per fortuna invadono la città, non hanno un piano parcheggio. La funicolare che collega il centro con la zona alta è chiusa da quasi un anno.

Per non parlare di Roma con traffico selvaggio, linee di superficie datate, ritardi e lavori

infiniti. E la scarsa attenzione alla mobilità attiva incentiva indirettamente l’uso dell’auto per

spostamenti brevi. Milano è tra le città più inquinate d'Italia nel 2022.

Il rapporto di Legambiente dice che il capoluogo lombardo è la città peggiore per il biossido d'azoto, provocato soprattutto dai motori diesel.

Le città sono responsabili del 60-80% del consumo di energia e del 75% delle emissioni disostanze nocive.

L’Italia, infatti, si posiziona al di sotto della media europea: i dati più preoccupanti sono il tasso di sovraffollamento delle abitazioni (28,3% contro il 17,1% dell’UE) e l’esposizione alle

Pm10 (25,5 μg/m3 rispetto a 20,5 dell’UE).


Al centro delle azioni previste dal Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza). Il fondo complementare al Pnrr, infatti, prevede 2 miliardi di euro di investimenti per migliorare l’efficienza energetica, la resilienza e la sicurezza sismica, nonché la condizione sociale nel patrimonio residenziale pubblico.


Per quanto riguarda il miglioramento della qualità dell’aria, il Piano nazionale per gli

investimenti complementari al Pnrr stabilisce l’erogazione di 105 milioni di euro per gli anni

2022-2024.


Bastano? Le città hanno iniziato a lavorare ai progetti per arrivare all’obiettivo numero 11 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile?


L’obiettivo 11 sono una serie di impegni sottoscritti il 25 settembre 2015 dai 193 Paesi membri delle Nazioni Unite per trovare soluzioni comuni alle grandi sfide del Pianeta, quali l’estrema povertà, il cambiamento climatico, le disuguaglianze e il diritto alla salute.


Intanto, che si decide è già cambiato il clima. In questi giorni, stiamo assistendo anche a fenomeni e calamità naturali in tutta Italia, e gli eventi ci dimostrano che le nostre città non sono pronte ad affrontare simili situazioni. Anzi le gettano nel caos più totale. Il forte caldo ha posto la questione della sicurezza del lavoro. I sindacati hanno chiesto un impegno per un Protocollo su salute e sicurezza nel cambiamento climatico, ma quello proposto dal governo pare non vada nella giusta direzione: “ un protocollo di cui non si capiscono né finalità né tempi né strumenti né valore. Per rispondere all’emergenza, quindi, il Governo non vede l’urgenza di bloccare le attività con alte temperature e nei settori più esposti, né proteggere l’insieme delle lavoratrici dei lavoratori indipendentemente dai rapporti di lavoro: spetta a noi farlo continuando a chiedere incontri alle aziende e alle istituzioni locali per modificare l’organizzazione del lavoro e a fermarlo quando necessario” - si legge in comunicato della CGIL.

Il tempo è scaduto.

Le città o si rinnovano subito e radicalmente o altrimenti sarà del tutto inutile parlare di

politiche per il cambiamento climatico.

A cosa serve parlare di cambiamento climatico se le nostre città sono ancora "vecchie"?

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