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Aurora De Angelis

MA Migration and Diaspora Studies 

Intensive Arabic Language, SOAS University

Appello sull'arresto dei dirigenti dell'Egyptian Initiative for Personal Rights.

Tra il 15 ed il 19 novembre, le forze di sicurezza egiziane hanno arrestato tre dirigenti di Egyptian Initiative for Personal Rights (EIPR), una ONG locale che si occupa di difesa dei diritti umani. Il governo di al-Sisi, un dittatore con il quale Italia ed Europa hanno imparato a non negoziare anche quando loro connazionali sono direttamente coinvolti, ha messo a punto false accuse di “terrorismo” e “diffusione di informazioni fasulle” contro Mohamed Basheer, Gasser Abdel-Razek e Karim Ennarah: quanto è bastato per trascinarli nelle pietose celle nella prigione di Tora. E’ cominciato così anche per loro un calvario di detenzioni amministrative di cui, da ricercatori e difensori dei diritti umani, conoscono fin troppo bene le modalità ed i tempi infiniti, impossibili da determinare poiché le sentenze vengono confermate ogni due settimane. Ma sono notizie che conosciamo anche dall’altro lato del Mar Mediterraneo: Patrick George Zaki, lo studente dell’Università di Bologna in detenzione amministrativa da febbraio 2020, è membro di EIPR. La sua detenzione procede, senza motivi fondati e senza udienze in tribunale, da quasi un anno. 
Karim Ennarah dirige la sezione di EIPR che si occupa di giustizia criminale, concentrandosi sugli abusi dei diritti umani che avvengono negli apparati di polizia e della giustizia penale. 
Conosco Karim Ennarah come volto familiare e sempre sorridente che incrociavo durante il mio primo anno in una nuova università. Amico di amici, e per me un caro conoscente: condividevamo amici e spazi, una chiacchiera nelle sale comuni, un sorriso di incoraggiamento mentre volevi sbattere la testa contro il muro in biblioteca, la boccata d’aria nel gelo inglese, le feste insieme nel pub nel seminterrato. Tanti piccoli momenti che ci permettevano di costruire e mantenere il senso di comunità generato dall’ambiente conviviale e particolarissimo della nostra università, nel quale le sfide di un_ diventano automaticamente la sfida e lotta di tutti. Nonostante non possa dire di conoscere bene Karim, al tempo stesso penso che non esista una persona che abbia qualcosa di negativo da dire su di lui. 
La detenzione arbitraria di Karim e dei suoi colleghi, i dottori Basheer e Abdel-Razek, rientra in una più ampia strategia governativa di attacco alle organizzazioni per i diritti umani che agiscono in Egitto. Nel caso specifico, l’evento catalizzatore è stato un incontro tenuto il 3 Novembre tra i membri di EIPR con 13 diplomatici ed ambasciatori, provenienti da Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Belgio, Francia, Olanda. 
Ed Italia. La stessa Italia da cui si alza la sola voce di Riccardo Noury Amnesty International sulla questione. La stessa Italia che anche questa volta sarà timida nel suo intervento, come non ha fatto per il proprio cittadino Giulio Regeni e come non fa da quasi un anno per Patrick Zaki. Il governo egiziano è estremamente interessato a sapere di cosa hanno parlato durante questo incontro, per salvaguardare l’immagine di Paese dialogatore ed alleato. L’inazione delle ambasciate occidentali fa temere che anche questo crackdown dei diritti umani passerà in sordina.  
Come Resistenza Civile, ci agganciamo all’appello di Amnesty International per il rilascio senza condizioni di Karim Ennarah, Mohammed Basheer, Gasser Abdel-Razek, Patrick George Zaki e tutti coloro che compiono in Egitto il crimine di difendere i diritti umani per tutti. Inisitiamo inoltre il libero accesso dei prigionieri liberati a servizi sanitari e legali, ed il ricongiungimento alle loro famiglie ed ai loro cari.
Vi invitiamo infine a firmare la petizione online creata da Jessica Kelly, moglie di Karim Ennarah, per tenere viva la pressione mediatica intorno al caso.
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