Layout del blog

Yasmin Tailak

Studentessa italo palestinese

Come sfiorisce una rivoluzione

C'è una storia che conoscono tutti e una che conoscono in pochi.
Nella storia che conoscono tutti Mohammed Bouazizi, un fruttivendolo ambulante, si da fuoco dopo essere stato umiliato dalla polizia locale e privato del suo banchetto di vendita. Il mondo, per lui, finisce qui. E' il 17 Dicembre 2010, siamo a Sidi Bouzid, in Tunisia, una piccola città rurale con tassi enormi di disoccupazione giovanile, e in cui Mohammed viveva con poco, in un'abitazione umile, da molto tempo vessato dalle forze dell'ordine fino all'ultima insopportabile angheria.
E' il 17 Dicembre 2010, e quell'auto-immolazione, quel corpo annientato dalle ustioni in pochi giorni, diede inizio alla storia che tutti conosciamo, e che porta il nome di Primavere arabe. La fiamma, dalla carne di Mohammed, scaldò tutto il Nord Africa, e velocemente si propagò in Medio Oriente, divampando incendi di diversa natura, di diversa estinzione.
Le sommosse in Tunisia portarono alla caduta del regime di Ben Ali, in carica dal 1987, ma non tutti i paesi furono, nell'immediato, altrettanto fortunati. Sappiamo bene che la sorte di vedere un potere trentennale divorato dalla protesta non è toccata alla Siria e alla Libia, precipitate in assurde e devastanti guerre civili, e neppure all'Egitto, in cui, dopo un istantaneo barlume di speranza, la luce rivoluzionaria si è spenta sotto i colpi di uno stato militare.


E' il 2010. Il tracollo finanziario che ha estinto le capacità economiche del mondo arabo è freschissimo. La corruzione statale, le libertà soggette a continue messe in discussione, la disoccupazione alle stelle in zone del mondo che faticano a raggiungere un benessere economico minimo e che dia soddisfazione a tutti, la violenza della polizia, la polvere che si accumula sugli anacronistici ritratti dei presidenti in carica, la mancanza di prospettive parvero a tutti degli ottimi motivi per mettere a ferro e fuoco le città e iniziare una rivoluzione.

Ma cos'è una rivoluzione? Il termine viene dal tardo latino revolutio-onis. Nel suo significato immediato la rivoluzione è un "capovolgimento". E' un movimento rapido e irrefrenabile, quasi sempre violento, finalizzato a un cambiamento radicale dell'assetto statuale, politico ed economico di una società. Era a questo che pensava il mondo occidentale, quando ha assistito all'esplosione della Rivoluzione dei Gelsomini, alla Primavera araba, a queste proteste chiamate con nomi romantici dai cronisti nostrani, a un mutamento totale che finalmente anche gli arabi stavano guadagnandosi, con sudore e sangue.
Contro l'autorità, contro la disoccupazione, contro la polizia di Stato.
Contro la corruzione politica e contro la forbice sociale, contro la povertà.
Rivoluzione!

Rivoluzione ha anche un altro significato, più adeguato alla descrizione di alcuni fenomeni fisici e astronomici. Significa "ritorno". Quando un organo rotante, un pianeta o un satellite completa il suo giro di rotazione, ecco, quella è una rivoluzione.
E' a questo che pensa un analista storico del mondo arabo, quando guarda alle situazioni post-rivoluzionarie dei paesi dell'area Nord Africa/Medio Oriente. Ad un ritorno, una involuzione, un giro che si completa e si richiude uguale a se stesso.

La Tunisia è sempre sembrata agli scettici della rivoluzione araba uno dei pochi paesi che in un certo senso ce l'aveva fatta. Il colpo fulmineo e violento delle proteste c'era stato, il rovesciamento del regime si era ottenuto, nessuna guerra civile era stata combattuta, disintegrando le vite, le case e i monumenti storici. Un risultato tutto sommato buono, soddisfacente.
Ma nella storia che conoscono in pochi anche la Tunisia è l'ennesimo motivo per poter affermare con amara onestà che le rivoluzioni arabe non furono affatto rivoluzioni, ma episodi più o meno lunghi di insofferenza, degenerati o risolti in maniera del tutto insoddisfacente.
Dal 2011 in poi in Tunisia si sono avvicendati sette diversi governi. Nei dieci anni passati dal suicidio di Mohammed la preoccupazione principale della politica tunisina è stata innalzare le misure di sicurezza del paese, con un impiego enorme di forze dell'ordine e di denaro, sottratto alle riforme economiche e sociali, la cui urgenza era stata gridata a gran voce nelle piazze del 2011.

Nella storia che conoscono tutti nel 2020 scoppia la pandemia di Covid-19 che travolge e devasta il mondo occidentale. Nella storia che conoscono in pochi, la pandemia è solo un altro momento, la famosa goccia, che scatena una nuova ondata di fermenti e malcontenti nella popolazione tunisina.
Nella morsa di un'altra crisi economica e finanziaria inimmaginabile, con le restrizioni imposte ad attività lavorative che non sono mai davvero uscite da una situazione di grande instabilità, con la vita sociale ed economica congelata da un decennio, col turismo azzerato nell'ultimo anno, è bastato veramente poco per scoprire il nervo nudo della rabbia.
Secondo Al Jazeera tra le motivazioni delle ultime sommosse scoppiate nel gennaio 2021 c'è ancora l'insolenza e la prevaricazione delle forze di polizia che, galvanizzate dalla svolta securitaria raggiunta dai diversi governi, si sono sentiti nuovamente legittimati nel continuare a compiere veri e propri atti di bullismo e maltrattemento nei confronti della popolazione civile.
Sui social tunisini è girato molto, nel mese scorso, un video in cui un pastore di Silana viene spintonato da un agente, per il solo motivo di essersi avvicinato troppo al palazzo del governo locale. A Silana sono scoppiati i primi focolai delle nuove sommosse tunisine.

La frustrazione e la fragilità della tenuta sociale del Paese hanno come contorno drammatico, ancora una volta, un vuoto di potere estremamente pericoloso per gli equilibri del Mediterraneo, di cui la Tunisia è territorio centrale. Il 2 settembre 2020 si è insediato al governo il presidente Hichem Mechichi con una squadra politicamente eterogenea e sostenuta da Ennahda, un partito di ispirazione islamica moderata. Per far fronte alla resistenza della società civile ad alcune proposte di governo e alla manifesta incapacità di ottenere una maggioranza parlamentare forte, Mechichi ha annunciato lo scorso 16 gennaio un grosso rimpasto di governo, bloccato prontamente dal capo di Stato Kais Saied come 'incostituzionale'.  

L'immobilità politica e il continuo peggioramento delle condizioni socio-economiche del sistema Tunisia hanno esasperato gli umori già pessimi dei cittadini, sfiancati dalle promesse di cambiamento mai avvenute e dalla totale incapacità di dare risposte e visioni alla società civile.
Il 6 febbraio si è tenuta a Tunisi la più grande manifestazione degli ultimi anni, organizzata in concomitanza dell'ottavo anniversario della morte dell'attivista Chokri Belaid, e che ha raccolto migliaia di cittadini in barba ai divieti di manifestazione e assembramento imposti dallo Stato.
Nel solo mese di gennaio 2021 oltre un migliaio di arresti sono stati effettuati, in risposta alle proteste, ma nonostante la brutalità della repressione, l'arroganza e il distacco della politica e le svariate restrizioni anti-pandemiche in vigore, ogni giorno centinaia di tunisini scendono per i sobborghi e per le strade delle proprie città per gridare, ancora una volta, che i diritti, il lavoro e le libertà non possono essere più rimandati.
La storia che conoscono tutti è una storia di mutamento radicale, ottenuto in un mese di sorprendenti proteste, dieci anni fa.
La storia che conoscono in pochi è una storia di una rabbia che ritorna, oggi più che mai.
Autore: La redazione 27 lug, 2023
Politiche per il cambiamento climatico significa città sostenibili. Quelle italiane sono pronte?
Autore: Andrea Maestri 08 mar, 2023
Lettera alla donne di Cutro
Autore: Irina Di Ruocco 07 mar, 2023
Tra Super-bonus e Super-opportunità
Autore: Giancarlo Marino 04 mar, 2023
La copertina è tratta da Palestina. Una nazione occupata opera di Joe Sacco fumettista e giornalista. 
Autore: Paolo De Martino 27 feb, 2023
La vera sfida inizia adesso
Autore: La redazione 25 feb, 2023
Il sostegno a una confederazione israelo-palestinese sta guadagnando terreno
Show More
Share by: