Layout del blog

Aldo Putignano

Scrittore ed editore Homo Scrivens

Una città per Diego. 

Il tempo scorre lentamente, l’emozione non si attenua, ed è subito partita la corsa alla “dedica”: uno stadio, una piazza, una fermata della metropolitana. Tutte cose bellissime e meritorie, ma non basta.
Diego Armando Maradona è stato un simbolo vivente di questa città, e ora nel suo nome può essere realizzata un’operazione unica nel suo genere, che riscriva la storia, se abbiamo il coraggio di farlo, una volta tanto.
Per questo ho proposto di cambiare il nome alla città, e non è una provocazione: provate a pensarci, ma a pensarci per davvero, senza quelle risposte da repertorio che si fanno sempre trovar pronte ogni qualvolta si vorrebbe andare oltre, senza quel “senso della misura” che di certo non appartiene a questo luogo, provate a pensare senza limiti, senza paura.
Già, cambiare nome alla città si può. Maradonapoli. O Napoli Maradona, se preferite.
La Storia è piena di questi cambiamenti, e di regola sono i vincitori a battezzare senza alcun rispetto le terre di conquista, e proprio in questa città, conquistata da sempre, lo sappiamo bene. Basta girare per vie e piazze per ritrovarci nomi e luoghi che rispettiamo, ma che non ci appartengono. Questa invece sarebbe una festosa appropriazione simbolica, questa sì, sarebbe una conquista. 
Perché non esiste e non è mai esistito simbolo così potente e vivo per Napoli. Un simbolo internazionale, planetario, che tutto il mondo conosce e interpreta, e che ognuno, e in ogni parte del mondo, sta continuando a omaggiare, non senza un pizzico di invidia per chi ha potuto viverlo più intensamente. E chi più di noi?
Perché cos’è un simbolo? Un simbolo è qualcosa che sta per qualcos’altro”, ed esprime la sua efficacia non in funzione del “qualcosa”, ma del “qualcos’altro”. Come si suol dire: se indico il cielo, non guardate il dito.
Intitolare la città a Maradona non sarebbe pertanto un omaggio al giocatore, non solo, ma vorrebbe dire appropriarsi di quella forza simbolica che Diego rappresenta. Una forza strepitosa, unica.
Ma voi lo sapete già? Ricordate? 
Eravamo reduci da un terremoto devastante, e invece ci siamo scoperti vincitori, ci siamo tolti gli schiaffi dalla faccia (e quanti ne avevamo presi, e quanti ne prendiamo), abbiamo combattuto in rappresentanza del Sud del Mondo e non abbiamo mai dovuto abbassare la testa, anche nelle sconfitte. E tutto questo non con la forza e il potere, ma con le nostre armi: l’ingegno, l’audacia, la fantasia, perfino l’arte di arrangiarci. E da lì la città è cambiata: anche se la squadra di calcio è precipitata per anni nelle serie inferiori, la rivoluzione maradoniana è andata avanti. 
Questo è stato Maradona, voi vedete l’uomo, noi vediamo il Simbolo. 
Noi, ora, siamo quel simbolo.
Cambiare nome si può. Siamo abituati, viviamo per inerzia. Fuorigrotta, che nome è? Ci possiamo affezionare persino al nulla. E Castel dell’Ovo? Al contrario, è una scelta poetica, e funziona. Perché è poetica, perché è simbolica questa città. Perché lo siamo tutti, perché se non cercassimo in qualcosa un qualcos’altro non avrebbe senso la nostra esistenza terrena, tutti appiattiti su una banale interpretazione della realtà. 
Una metropoli che cambia nome e si appropria orgogliosamente del suo Simbolo: questa sarebbe una scelta forte, una rivoluzione. E sono queste scelte che ci cambiano. Limitarsi a dedicargli lo stadio vorrebbe dire confinare un trapezista in un circo, è giusto farlo, ma non basta. 
E poi diciamo la verità: quanti ragazzi a Napoli si chiamano Diego, se non Diego Armando? Napoli ha già scelto. 
L’emozione del momento? Ma con il tempo gli omaggi non si sono attenuati, quell’emozione si è sedimentata, si è fatta carne, nome, murale, tatuaggio: identità. Napoli ha già scelto. Questa città è maradoniana, negarlo è una forzatura, non il contrario. 
E adesso che facciamo? Vogliamo appropriarci di quel che siamo o vogliamo solo accendere un lumino? Vogliamo iniziare a raccontarci, o preferiamo che siano sempre gli altri a farlo, imponendoci le loro storie e sorridendo delle nostre, confinando nel folklore la nostra coscienza e tutti noi?
Eppure il coraggio non c’è: in una città in cui nessuno trova esagerato associare Maradona a Dio, in tanti ritengono esagerato associare Maradona a Napoli. Ne prendo atto, però non condivido. A volte temo che ci manchi semplicemente la capacità di fare grandi pensieri. 
Ma se non abbiamo il coraggio di farlo come si deve, facciamolo almeno per “dieci” anni, associamo il nostro nome al suo per “dieci” anni. Qualcuno ancora ci prenderà in giro (e sai che novità), noi forse impareremo a volerci bene.
Maradonapoli. O Napoli Maradona, se preferite.
Autore: La redazione 27 lug, 2023
Politiche per il cambiamento climatico significa città sostenibili. Quelle italiane sono pronte?
Autore: Andrea Maestri 08 mar, 2023
Lettera alla donne di Cutro
Autore: Irina Di Ruocco 07 mar, 2023
Tra Super-bonus e Super-opportunità
Autore: Giancarlo Marino 04 mar, 2023
La copertina è tratta da Palestina. Una nazione occupata opera di Joe Sacco fumettista e giornalista. 
Autore: Paolo De Martino 27 feb, 2023
La vera sfida inizia adesso
Autore: La redazione 25 feb, 2023
Il sostegno a una confederazione israelo-palestinese sta guadagnando terreno
Show More
Share by: