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Paolo De Martino


Kid A: a vent'anni dall'uscita un ricordo personale.

Il 3 ottobre del 2000 usciva un album che ha fatto la storia. 
Come molti, scandisco sempre il tempo di vita con la musica. Associo gli anni ad album o canzoni. Quando ascoltavo a manetta KiD A dei Radiohead erano gli anni dell’università e dell’impegno, dei primi lavori e dell’indipendenza. Erano anni ribelli e divertenti, di lotta e indignazione. Nel 2000 usciva al cinema i Cento Passi. Si andava in tutta Italia a manifestare: al governo c’era Amato, poco dopo nel 2001 ci fu il famoso 61 a 0 di Berlusconi in Sicilia. 
Ero già un animale sociale ma ho sempre amato il mio modo di stare da solo e i Radiohead erano sempre la colonna sonora dei momenti di riconciliazione con il mondo. 
Con la melodia e la musica straniante della ballata di How To Disappear Completely" viaggiavo in un mondo tutto mio: "Quello lì, non sono io / Io vado dove mi pare, cammino attraverso i muri / volteggio nel Liffey./ Io non sono qui, questo non sta accadendo./ In un attimo me ne sarò andato. Il momento è già passato. Sì, è passato. / Luci stroboscopiche, altoparlanti scoppiati/ Fuochi artificio e tornado…". 
KiD A mi ha accompagnato durante le notti in ospedale accanto a mio padre. La sua morte mi ha segnato perché ho iniziato ad amarlo troppo tardi, quando non potevo più combatterlo. 
Nel 2000 uscivano anche album come 
Sussidiario illustrato della giovinezza dei Baustelle o Parachutes dei Coldplay. 
Ma KiD A è stata l’innovazione, un’opera d’arte. Un album che i critici hanno descritto come tra i migliori della musica internazionale.
La voce di Thom, spettrale e rovesciata, si mischia con i suoni alieni a formare un unico manto sonoro “in grado di raggiungere i luoghi più remoti e confusi dell’animo umano”. E’ lì che vive il caos e provi a mettere ordine. 
Quando uscì KiD A, erano i primi anni dei voli low cost, una finestra sull’Europa. Berlino. Londra. Praga. Budapest. Parigi. Tallinn. Ci sentivamo di appartenere ad una comunità che stava nascendo. Nei club musicali europei si ascoltava musica totalmente diversa dall’Italia. La Tecno e la Drum and bass la facevano da padroni. Nello stesso Album Kid A la nuova musica prende spazio, ispirata in certi casi al catalogo Warp con autori elettronici tra cui Aphex Twin. A Napoli nonostante ci fosse fermento culturale erano pochi i locali che passano questa musica “europea”. Al centro storico c’era il Velvet a via cisterna dell’olio. A piazza Dante il Notting Hill era il precursore della musica, sul palco si alternavano band che di lì a poco avrebbero avuto un successo nazionale. Anche il Flakabe’ ubicato fuori alle mura del centro è stato un punto di riferimento culturale e musicale per molti di noi. Ci sentivamo parte del cambiamento. 
Nel 2000 a Sanremo vincevano gli Avion Travel. Nell’agosto del 2000 a Roma arrivavano 2 milioni di giovani da tutto il mondo per la veglia con il papa. Nell’anno zero eravamo felicemente inconsapevoli che era l’inizio del declino. Di lì a poco ci sarebbe stato uno tsunami di innovazione e degrado. Nel 2000 prendono il sopravvento i programmi della televisione generalista. Il Berlusconismo stava avanzando e non eravamo coscienti che avrebbe cambiato le nostre vite, la cultura e la politica del paese. 
Non è il covid. 
Stavamo diventando aridi e poveri già prima del virus. Per questo il mood da pandemia è “ne usciremo migliori” perché sapevamo che il mondo si era imbruttito. 
E mai come adesso KiD A nel suo ventennale ritorna prepotente ad essere presente. Idioteque è il pezzo cult del disco. In questa traccia i Radiohead sembrano sbarazzarsi degli strumenti e Phil personalizza i suoni rendendoli elettronica dirompente. Idioteque non è un pezzo rock, ne un pezzo techno: “l’età del ghiaccio sta arrivando, siamo coinvolti nell’idioteca e non si può restare immobili”. 

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