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Maurizio Petroni

Storico spreaker

podcaster, naufrago nella politica. 

Amministrative. Che succede Adesso a Trieste? Intervista a Riccardo Laterza

Uno spettro si aggira per Trieste, proponendosi di scombinare le carte in tavola a partire dalle prossime elezioni amministrative, cambiando le regole del gioco e della partecipazione. Ad accompagnarlo un vento di bora che raccoglie anche suggestioni tanto dall’Italia quanto dall’estero (realtà come Zagabria e Barcellona insegnano) per portarle negli angoli della città di Svevo e Saba dove Adesso Trieste sta muovendo i suoi passi verso l’appuntamento elettorale ed oltre. L’impresa è ambiziosa. Ce la racconta il candidato sindaco Riccardo Laterza.

Laterza, che città è Trieste oggi?
Trieste è una città che evidenzia delle grosse contraddizioni. Alcune sono quelle che si possono osservare in altre città e che sono state rese ancora più evidenti dalla pandemia, ma a Trieste esistono anche delle contraddizioni particolari: quella più evidente contrappone da un lato il nuovo sviluppo che hanno avuto i traffici portuali e dall'altro la stagnazione di un'economia basata prevalentemente sulla rendita. In questa vicenda emerge una forte distanza dal modello di gestione di una struttura pubblica come l'autorità portuale e il resto degli ambiti del governo della città nei quali si è scelto di limitarsi all'ordinaria amministrazione non cogliendo le opportunità e senza voler affrontare veramente i grandi problemi.

Ad esempio?
Quello più evidente -che però in realtà è solo un sintomo di tutte queste cose- è l'emigrazione giovanile: Trieste è una delle province italiane con il più alto tasso di emigrazione, in particolare all'estero, nonostante sia una città mediamente ricca. C'è, quindi, un problema di diseguaglianze economiche e sociali crescenti, ma c'è anche una questione molto allarmante di impossibilità da parte di chi vuole cambiare le cose di avere lo spazio per farlo. Per questo abbiamo deciso di aprire uno spazio politico nuovo.

Da chi e come nasce Adesso Trieste?
Formalmente il percorso è partito da novembre dello scorso anno, ma le radici sono più antiche. Cinque anni fa un centinaio di under-35 avevano sottoscritto un appello chiamato "Tryeste": dieci proposte presentate ai candidati sindaco arrivati al ballottaggio che partivano dalla constatazione di questo problema dell'emigrazione giovanile. Un tema che allora non era parte del dibattito elettorale, ma che oggi è tornato centrale e penso anche un po' per merito nostro. 
Le altre radici di Adesso Trieste sono i diversi percorsi di partecipazione che si sono sviluppati in questi anni: uno di questi è TS4 (Trieste Secolo Quarto), lanciato nel 2019 per il trecentesimo anniversario della proclamazione del porto franco, un elemento molto caratterizzante e significativo dell'identità locale non per pensare in maniera nostalgica al passato, ma in maniera nuova al futuro.

Quali sono i vostri principali punti programmatici?
Abbiamo quattro punti fondamentali attorno ai quali abbiamo sviluppato quattro assemblee tematiche, quattro spazi nei quali gli aderenti ad Adesso Trieste (e non solo) hanno dato il loro contributo per scrivere in maniera partecipata il programma che è il risultato del lavoro di un centinaio di persone. Il primo punto è l'ECONOMIA: siamo convinti che il Comune, pur non avendo competenze dirette in ambito di mercato del lavoro e politiche industriali, possa fare molto di più di quanto fatto finora con una gestione diversa del patrimonio pubblico e delle scelte urbanistiche ad esempio nello sviluppo del Porto Vecchio privilegiando le destinazioni produttive rispetto a quelle residenziali e commerciali di cui la città è già piena, ma anche amministrando in maniera diversa la gestione degli appalti e promuovendo un rapporto diverso tra categorie economiche, sindacati e realtà associative per realizzare per esempio il commercio di prossimità.
L'ECOLOGIA è un altro aspetto fondamentale e qui, invece, il Comune ha competenze in tanti ambiti: pensiamo alla gestione dei rifiuti, al fatto che sulle questioni energetiche il Comune potrebbe investire l'avanzo di bilancio per la creazione di una società pubblica che promuova la creazione di comunità energetiche, che permetta per esempio ai residenti nelle zone di edilizia popolare di poter auto-produrre l'energia necessaria con un effetto positivo sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista economico. Poi la questione della mobilità sostenibile: bisogna dare la possibilità alle persone di scegliere di muoversi con il mezzo che preferiscono. Oggi la mobilità ciclabile è insicura e priva di percorsi di qualità e anche il trasporto pubblico ha grosse lacune: pensiamo al servizio notturno o al fatto che sugli assi principali non è competitivo dal punto di vista della velocità e della cadenza; al posto di pensare ad opere faraoniche sarebbe il caso di integrare nella rete di trasporto pubblico un tram moderno come hanno fatto tante città negli ultimi anni. 
Il SOCIALE è un altro ambito fondamentale. Ci sono esperienze di valore a livello internazionale in termini di salute che sono le 'microaree' che vorremmo come punto di partenza per articolare anche altri servizi. Servizi rimodellati sulle esigenze delle persone e non viceversa e qui pensiamo a due ambiti molto importanti. Uno è quello dell'educativa di strada, esperienza smantellata nell’ultimo decennio a Trieste; in questi giorni ci sono state notizie drammatiche di cronaca: da decenni che non capitava che ci fossero tre morti di overdose in pochissimo tempo tra i giovanissimi. Siamo convinti che sia un problema che si risolve con un diverso intervento sociale da parte delle istituzioni troppo spesso chiuse e assenti. 
Allo stesso modo sarebbe necessario superare il modello fallimentare delle case di riposo, che ha evidenziato tutti i suoi limiti durante la pandemia. Dismettere, quindi, l'idea che servano delle strutture centralizzate e che tolgono tutta l'autonomia alle persone e immaginare, invece, un modello di domiciliarità diffuso sul territorio e dare, quindi, la possibilità anche alle persone più anziane di conservare una relazione di affetti e una vita autonoma per quanto possibile.
Il quarto punto è quello della PARTECIPAZIONE. A cominciare dalla gestione dei servizi pubblici: per quanto possibile vanno re-internalizzati, sfruttando tutte le occasioni per dare concretezza al risultato referendario di dieci anni fa che non riguardava solo l'acqua, ma la progettualità di tutti i servizi pubblici locali. Un altro aspetto è quello relativo a un modello di decentramento amministrativo. Oggi le circoscrizioni sono una sorta di consigli comunali in miniatura che di fatto non decidono niente. Per noi vanno creati spazi di partecipazione permanente della cittadinanza per spostare la gestione di molte cose che riguardano la vita quotidiana delle persone vicino ai luoghi dove le persone vivono.

Per qualcuno il vostro programma è bello, ma irrealizzabile. Non è un rischio?
Non credo. Noi abbiamo scelto un approccio sicuramente radicale nella costruzione delle nostre proposte e per 'radicale' intendiamo 'andare alla radice dei problemi' e riconoscere gli aspetti sui quali il Comune può intervenire. 
Le proposte che abbiamo all'interno del programma in realtà poggiano su due pilastri fondamentali: uno è legato alle esigenze e le aspettative che abbiamo raccolto in tutti questi anni, ma il secondo pilastro è legato agli esempi concreti e alle buone pratiche in Italia e in Europa che dimostrano che quello che proponiamo noi si può fare. Abbiamo l'esempio di altre piattaforme municipaliste che governano città importanti ormai da anni con risultati concreti sulla qualità della vita delle persone.

A questo proposito: avete partecipato come Adesso Trieste alla tavola rotonda sul municipalismo organizzata da “Barcelona En Comù”. Come è avvenuto questo contatto?
Il contatto è avvenuto per varie strade: una è quella che è la prima edizione di questa conferenza internazionale sul municipalismo che si era svolta nel 2017 e alla quale come Tryeste avevamo partecipato da osservatori. Poi abbiamo avuto l'opportunità di confrontarci con altre esperienze simili in Italia come Padova, Bologna o Barletta e questo non ha fatto che rafforzare la sintonia con tante realtà in giro per il mondo nate con la stessa idea di poter intervenire a livello locale, però trattando le grandi questioni globali: la questione climatica, le migrazioni, la sicurezza sociale, la partecipazione e un nuovo modello di rapporto con le istituzioni pubbliche. I contesti sono diversi, ma le affinità sono importanti per uno scambio di esperienze con chi ha già provato a cambiare le cose e magari ha già fatto anche degli errori ed è riuscito a raggiungere dei successi nell’attività amministrativa.

A prescindere dal risultato elettorale quale sarà il futuro di Adesso Trieste?
Una delle prime cose che ci siamo detti è che non abbiamo bisogno di uno dei classici cartelli elettorali che si organizzano a due mesi dalle elezioni e il giorno dopo sono già archiviati e poi si replicano uguali a se stessi ogni cinque anni. Abbiamo bisogno di strumenti di partecipazione attiva 365 giorni all'anno, non una volta ogni cinque. Infatti in parallelo con la campagna elettorale abbiamo avviato anche tutto il percorso di strutturazione organizzativa; sicuramente ci vogliono buona volontà, buone idee e valori chiari e netti, ma serve anche una struttura. Cinque anni fa ci siamo detti che era necessario guardare lontano, avere una prospettiva di trasformazione della città almeno di dieci anni e su quella lavorare sia dal punto di vista politico che da quello organizzativo. Tra le varie etichette che ci vengono attribuite c'è anche quella di essere dei "civici". Non è che ci dia fastidio, ma mi sembra un po' limitante per raccontare quello che siamo. Non ci vergogniamo di dire che vogliamo fare politica: vogliamo farla a livello locale, ma si tratta di un percorso pienamente politico e organizzativo.

Immagino in molti si chiederanno perché non siete parte della coalizione di centrosinistra.
Noi siamo partiti dal programma, dalle proposte, da un manifesto che iniziava ad abbozzarle e che poi sono state ulteriormente sviluppate negli ultimi mesi. Già al momento del lancio di questo percorso eravamo abbastanza consapevoli del fatto che stavamo proponendo una discontinuità netta non solo con l'attuale amministrazione comunale, ma anche con l'esperienza del centrosinistra. Ovviamente ci rendiamo conto che non è tutto uguale, ma al netto delle differenze ci sono comunque delle fortissime continuità. Pensiamo ad esempio alla gestione dei beni comuni e dei servizi pubblici a livello locale sui quali tutte le amministrazioni in questi anni hanno promosso di fatto la svendita del patrimonio pubblico nell'ottica di una gestione privata. E pensiamo anche al Porto Vecchio, dove questa grande occasione di rilancio della città viene interpretata un po' da tutti come una questione immobiliare da vendere al miglior offerente. Anche sulla mobilità sostenibile molte cose non sono state fatte sia dal centrodestra che dal centrosinistra. Noi ovviamente partecipiamo alle elezioni per vincere (lo spirito olimpico non è molto utile in questi casi), però siamo convinti che già il fatto di essere presenti e di proporre dei ragionamenti nel dibattito pubblico possa aiutare effettivamente a spostare il centro della discussione da questioni che in realtà non riguardano le condizioni materiali delle persone a questioni che invece interessano veramente alle maggioranze sociali della città.

Quindi a un eventuale ballottaggio che farete?
Vinceremo le elezioni.

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