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Paolo De Martino

Operatore sociale

Bambini soli, genitori soli. Cronaca di una quarantena fai da te. 

Cosa significa restare sessanta giorni a casa con un bambino di 3 anni h24? 
Significa inventare e inventarsi. 

Ogni giorno devi escogitare un gioco, una storia, un diversivo ma, soprattutto, devi riuscire a trasformare le tue preoccupazioni in sorrisi per lui. Molte volte ci riesci. Qualche volta no, qualche volta il volto non riesce proprio a nascondere i segni dell’apprensione alle domande consuete di questa quarantena: cosa accadrà al mio lavoro? Se ci dovessero essere complicazioni lo Stato cosa farà? Per questo e altri pensieri è capitato che la mia fronte fosse corrugata e che proprio in quei momenti mio figlio si avvicinasse per accarezzarmela prima di abbracciarmi.

Certo, il tempo che abbiamo avuto a disposizione, il tempo che abbiamo trascorso insieme, è stato tanto ed è stato dedicato principalmente a fare e a imparare facendo. 
È stato bello: abbiamo attrezzato un piccolo orto sul balcone; abbiamo realizzato regali alla mamma con la plastichina; abbiamo ballato insieme, per la prima volta, sulle note di Bella Ciao; ci siamo arrabbiati e abbiamo avuto più tempo per parlarci. Coccole a volontà col cuore e l’anima che scoppiano di gioia.
 
Tuttavia, adesso, figlio mio, devi tornare a giocare con i tuoi coetanei. Devi compiere le tue scoperte, le tue esperienze tra pari mentre i tuoi genitori devono tornare a progettare il futuro e devono riprendersi anche il loro spazio.
 
I bambini hanno bisogno di rivedere gestualità che riconoscono e di parlare il loro stesso linguaggio. Nella prima fase della quarantena, infatti, mio figlio piangeva rimpiangendo i suoi compagni. In parte abbiamo sopperito con messaggi vocali o videochiamate per poi finire con il dare ad ogni personaggio dei Gormiti un nome di un amico di scuola tranne una: “Papà, Bea è la principessa”. 

Un dato resta incontrovertibile: in questa emergenza, la scuola è stata trascurata, almeno se analizzata in una visione più ampia. 
A partire dall’asilo nido e dalle scuole dell’infanzia, l’istruttrice scolastica concorre a promuovere la formazione integrale della personalità dei bambini nella prospettiva della formazione di persone libere e responsabili. Ma non voglio addentrarmi in questo discorso. Mi basta affermare con certezza che i genitori dei bambini che frequentano l’asilo, e gli stessi bambini, sono stati lasciati soli. 
Credo che la scuola avrebbe potuto e potrebbe ancora sostenere, suggerire e creare momenti, in piena sicurezza, per i bambini dell’asilo nido e per i loro genitori. 
Ad esempio, ogni mese la scuola organizzava Il Gruppo di sostegno alla genitorialità. Erano incontri con lo psicologo dove si affrontavano tematiche su come “facilitare la costruzione di un rapporto di fiducia tra i genitori e figli”, su come “offrire ai genitori l’opportunità di valorizzare le proprie competenze relazionali e condividere in gruppo le proprie esperienze della transizione alla genitorialità o del distacco dal figlio attraverso il confronto con altri genitori” e su altri temi importanti.
 
Perché questi incontri non sono stati fatti in modalità webinar? 

Inoltre, si poteva pensare a momenti brevi, sempre in modalità online, durante i quali i bambini potevano vedere le maestre e sentire la loro voce evocando così forme e codici di suoni articolati. 
I bambini di questa fascia d’età sono nella fase prelinguistica e i loro bisogni vengono espressi per la maggior parte attraverso il corpo o in codici fonetici. Immaginando, che il bambino da settembre a marzo trascorreva otto ore al giorno a scuola, tornava utile non solo dare continuità alla relazione con i suoi educatori, ma avrebbe anche agevolato i genitori. 
Si poteva anche pensare ad attività più semplici come il colorare o ascoltare il racconto di una storia. 
Tra l’altro non tutti i genitori hanno gli strumenti economici, sociali e culturali per innovarsi da soli e per capire come comportarsi in situazione da quarantena. 

Ora la domanda è: la situazione continuerà così fino a settembre o si prolungherà oltre? 

Intanto che il governo procede a offrire delle chiare linee guida in merito, io ed altri genitori abbiamo lanciato l’idea di fare incontrare i compagni di scuola nei parchi in modo da far rivivere ai nostri figli un po' della normalità perduta. 
Speriamo che molti genitori accettino perché, nonostante l’assenza dell’istituzione scolastica, è un’iniziativa che parte dall’esigenza condivisa di chi ama i propri figli. 


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