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Claudia Cammarota

Attivista per i diritti delle donne

In gioco c'è la liberta. Perchè non bastano le scuse di Pagano. 

Credo che non ci sia qualcosa di non detto, in questi ultimi concitati giorni.
Abbiamo ascoltato e letto di tutto: parole su parole, insulti su insulti, supposizioni, domande fatte con la presunzione di conoscere la verità e risposte date senza conoscere né i fatti né la verità stessa. 
Senza coscienza, senza empatia. Senza responsabilità.
L'argomento sulla bilancia è, però, uno solo ed è pesante: la libertà.

Il nodo della questione è il grado di libertà di questo Paese e non perché ci sia qualcuno che imponga con la forza delle armi un pensiero unico. È la forza impetuosa delle parole che precetta e condanna, che solleva e consola.
La liberazione di una giovane donna di 24 anni, tenuta in ostaggio per diciotto mesi, avrebbe dovuto essere motivo di gioia da parte di tutti. Umanamente non possiamo non immedesimarci in lei o nei suoi familiari, è impossibile: abbiamo tutte e tutti una madre, molti hanno figlie, sorelle, nipoti, amiche. Sarebbe bastato il semplice ed istintivo senso di appartenenza allo stesso genere umano per sentirsi sollevati e felici per la liberazione di Silvia Romano o di qualunque altra persona alla quale è stato negato il diritto di vivere la propria vita in libertà e con la dignità che le è propria.

Invece, non solo comuni cittadini e cittadine, ma anche testate giornalistiche e membri delle istituzioni hanno fatto di questa giovane donna lo strumento per inveire contro l'operato del governo e contro gli appartenenti alla religione islamica che, voglio ricordare, in Italia ha circa 2 milioni di professanti.

Questo non è fare opposizione. L'opposizione, in un Paese civile, è costruzione non distruzione. È confronto, sollecitudine, proposta: questa è l'essenza della democrazia insieme al rispetto e alla responsabilità.

Quando un membro del Parlamento, il luogo più alto della democrazia, si rivolge a una connazionale con le parole che mercoledì ha pronunciato in aula l' On. Alessandro Pagano allora quel senso di rispetto e responsabilità viene meno, così come viene meno l'impegno che chi è stato eletto ha nei confronti dello Stato e dei cittadini/e.

Lo Stato, i suoi organismi e le singole persone che ne fanno parte devono essere garanti delle libertà dei cittadini, di tutti i cittadini e cittadine, a prescindere dal loro credo religioso e politico, a prescindere dalle scelte personali. Lo sancisce chiaramente la nostra Costituzione, scritta con la mano tremante di chi ha conosciuto l'assenza della democrazia e, allo stesso tempo, con la mano ferma di chi non ammette altre derive autoritarie.

Si, in gioco c'è la libertà di Silvia Romano che rappresenta la libertà di ciascun cittadino e cittadina che non può sentirsi dare del "neo terrorista" perché ha scelto (a maggior ragione se non ha scelto) di appartenere a un credo piuttosto che a un altro. 

Oggi alla gogna c'è Silvia. 

Domani nella sua posizione potrebbe ritrovarsi chiunque, a qualsiasi livello, soltanto perché assume una posizione, un pensiero che a qualcuno non piace e non condivide. Fuori dai ranghi.

Il mio auspicio è rivolto a chi ha infangato Silvia: spero vivamente che possiate comprendere la portata del male che avete causato e che rischiate ancora di causare.
Se non lo fate da soli c'è una resistenza civile pronta a non tacere, che ha già preso una posizione e la ribadirà ancora più forte per (re)stare dalla parte di Silvia e di chiunque si trovi ad essere violato, vilipeso e condannato per la propria libertà.

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