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Enrica Leone

Docente e scrittrice

Beloved… it was not a story to pass on

Al mondo la sfortuna non esiste, esiste solo l’uomo bianco

In una delle più belle prefazioni mai scritte, Toni Morrison ci consegna la necessità di diventare scrittrice a tempo pieno e fa coincidere questa consapevolezza con l’epifania di Beloved, Amatissima.

Lei uscì dall’acqua, si arrampicò sulle rocce e si appoggiò al gazebo. Che bel cappello. Dunque era lì sin dal principio, e a parte me, tutti (i personaggi) lo sapevano.

Tutti sapevano, tutti noi abbiamo sempre saputo e quando non proprio saputo, almeno intuito che la storia che da secoli ci raccontiamo, in larga parte corrisponde alla messa in scena del fardello dell’uomo bianco. Amatissima prende spunto dalla vicenda realmente accaduta di Margaret Garner, schiava fuggiasca che nell’America di fine Ottocento, una volta scoperta dai suoi persecutori, decide di uccidere la propria figlia, pur di non vederla subire le violenze e le sopraffazioni che lei stessa portava impresse sulla pelle.

Fin da subito l’autrice pone il lettore in una posizione scomoda, non cerca un’identificazione immediata, Sethe, la madre assassina, è un personaggio complesso, che conosce intimamente il male e ne sa comprendere le gradazioni. Toni Morrison ci catapulta letteralmente nel vissuto del 124 di Blueston Road, ci presenta senza eufemismi il corpo offeso e marchiato di una donna le cui ferite più profonde sono quelle che non si vedono, sono quelle che le hanno alienato la compassione di tutti, anche di coloro che stavano dalla stessa parte della storia. Nel dipanarsi vorticoso dei racconti, delle voci narranti che si sovrappongono e si incastrano come in una performance jazz, compare Beloved. 

Nessuno l’aveva vista emergere dall’acqua e nessuno si era spinto per caso da quelle parti. Ma, anche se qualcuno lo avesse fatto, molto probabilmente avrebbe esitato. Non perché fosse tutta bagnata, ma perché, nonostante tutto, sorrideva.

Sembra un affronto questo sorriso, un lusso che nessuna donna di colore si poteva concedere troppo liberamente. Apparsa dalle acque del fiume che custodisce il dolore collettivo e quello individuale della comunità nera, Amatissima riporta a galla la sofferenza di Sethe, madre assassina, ma anche il suo infinito amore per questa bambina tornata donna, che prende il nome dall’iscrizione della sua stessa lapide: “Amatissima”. Ed è un titolo questo nel quale risiede l’essenza del racconto, una storia d’amore e morte come lo sono state tutte le vicende dei 60.000.000 di neri ridotti in schiavitù nelle piantagioni americane.

Non era una storia da tramandare, si legge come un mantra nell’epilogo del romanzo, ma pure Non era una storia da ignorare (“It was not a story to pass on”) 

Nel giorno in cui Toni Morrison capirà che l’unica cosa che desidera fare nella vita è scrivere, capirà anche che dovrà scrivere quella storia che in tanti vogliono tralasciare e che invece è giunto il tempo di ricordare.

Io e te assieme abbiamo più passato di tutti quanti. Ora abbiamo bisogno di un po’ di futuro.

E il futuro di una società civile si costruisce sulla verità, la consapevolezza che la grande democrazia americana si è fatta col sangue delle troppe persone di colore abusate, stuprate, torturate, bruciate, infilzate. Beloved è il fantasma di queste persone che torna a reclamare giustizia nel ricordo. Sta a noi non dimenticare.

It was not a story to pass on.
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