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Mario Visone

Attivista politico




Anna Starita

Attivista politica

Caro Marco, non è cosi che si fa il bene di Napoli. 

Caro Marco, 
così non fai il bene di Napoli.
Abbiamo letto la tua intervista al Corriere del Mezzogiorno in merito alla situazione politica della città di Napoli e siamo costretti a scriverti. 
Certo, il dato concreto e assodato da cui partire è che l’esperienza amministrativa del sindaco De Magistris è temporalmente agli sgoccioli. Su questo siamo perfettamente d’accordo. Con la stessa onestà intellettuale devi riconoscere che nessuna visione della città è stata contrapposta a quella dell’attuale maggioranza. In questi lunghi anni di opposizione, l’azione del PD così si sintetizza: assente, non pervenuta, inesistente. 

I consiglieri Dem si sono arroccati in posizioni sterili e non hanno presentato proposte realistiche per il miglioramento della nostra città, mentre il partito è stato spesso vittima di sé stesso e dei residui posizionamenti correntizi, non avendo mai aperto un dibattito collegiale sulla visione di città che si vorrebbe proporre ai napoletani. Eppure, i temi non mancano, sono tanti: le periferie, la mobilità, lo sviluppo economico, la turistificazione, l’housing sociale, il verde pubblico, il mare. Alcune falle dell’esperienza De Magistris sono lì, aspettano di essere discusse e rilette in chiave diversa.  

Per questo, caro Marco, ti diciamo che ridurre il dibattito politico ad una mozione di sfiducia da presentare e votare a pochi mesi dalla fine della consiliatura sembra, a dir poco, fuori luogo sia in termini di prospettiva politica che di semplice logica. 
Per il futuro, Napoli e i napoletani meritano qualcosa in più che un colpo di coda. 
Credi che i napoletani siano felici di un giochetto di palazzo invece di una proposta nuova e unitaria che li coinvolga? 
Napoli è viva. 
Ha un potente fermento culturale e un cuore solidale che spesso si sostituisce alle sviste della pubblica amministrazione. La società civile è presente nonostante le pecche tipiche della borghesia meridionale. Le esperienze nate dal basso – elettoralmente coinvolte o meno – sono all’avanguardia in termini di pratiche mutualistiche e analisi sui beni comuni. Se questo è vero, l’esperienza di questi anni non può essere cestinata con una mozione di sfiducia perché, al di là di ogni risultato ottenuto, essa è nata intorno alla speranza e grazie ad essa è cresciuta, si è rinvigorita ed è sopravvissuta.
Caro Marco, quoque tu che sembri essere pieno di idee ed entusiasmo, vuoi deludere gli ultimi barlumi di speranza che i napoletani hanno verso le istituzioni perché dalle parti del PD si è abituati a congetturare di persone e non di progetti? 

È già da qualche settimana che questo dibattito per il futuro della città si svolge tra accuse e controaccuse sulle pagine dei quotidiani cittadini, mentre sarebbe opportuno portarlo tra la gente coinvolgendo tutte le forze attive e pulite di questa città. 
Per questo ti diciamo che andare a votare tra qualche mese sarebbe un disastro per Napoli in termini di costruzione e prospettiva di un progetto ampio e condiviso. 
D’altronde, lo sarebbe ancora di più in termini di logica politica. 
Quale sarebbe la logica nel favorire una bassa partecipazione settembrina? 
Quale sarebbe la logica del favorire, in tal caso, l’aumento del peso specifico del voto inquinato? 
Quale sarebbe la logica oscura avendo oggi a Napoli la peggiore destra degli ultimi trent’anni in agguato? 

Sì, l’esperienza arancione probabilmente sta finendo ma con essa bisognerà dialogare perché, al di là della figura di De Magistris, ha permesso che venissero a galla tante esperienze anche municipali estremamente valide che hanno migliorato interi quartieri del centro e di alcune periferie. Singoli consiglieri, associazioni, movimenti hanno contribuito al miglioramento della città, lo fanno ancora e ancora lo faranno con o senza il sindaco De Magistris, con o senza il PD. 
Sì, l’esperienza De Magistris sta finendo ma non fare l’errore di non coinvolgere i napoletani e chi lavora per i napoletani. 
Non permettere la solita manovra di palazzo. 
Napoli non la merita. E non dimentica.

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