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Fabrizio Cirillo 
Cassa Nazionale di Solidarietà

Cassa Nazionale di Solidarietà: 
il mutualismo per uscire dalla crisi.

Il 30 aprile 2020 abbiamo lanciato all’interno di una assemblea pubblica ampia l’idea di una cassa nazionale di solidarietà, basata sul principio del mutuo soccorso per iniziare a garantire un sostegno diretto a chi ne ha più bisogno. Un gesto, questo della costituzione di una cassa per il mutuo soccorso, che si iscrive nella lunga traiettoria delle lotte dei lavoratori e delle lavoratrici, dando corpo all’idea che, tanto quanto la lotta, sia necessario organizzare la difesa attraverso la solidarietà reciproca. Condividendo una parte del proprio salario, i lavoratori e le lavoratrici provvedevano a retribuire le giornate di malattia, permesso, maternità, disoccupazione e sciopero per chi ne avesse bisogno. Fornendo un sostegno materiale immediato così le casse di mutuo soccorso permettevano di creare un sentimento di unità di fronte alle difficoltà del quotidiano di ciascuno, e così di consolidare un sentimento di comunanza di obiettivi, di accumulare e mettere in circolo risorse capaci di sostenere le lotte sul lungo periodo.

È per affrontare l’isolamento, la disgregazione e l’urgenza dei mesi scorsi che abbiamo sentito il bisogno di ricollegarci a questa tradizione. Proponendo ai singoli e alle realtà collettive di partecipare ad una raccolta fondi tra chi oggi percepisce un reddito, il nostro intento era di venire incontro alle esigenze di quanti e quante sono rimasti al di fuori del perimetro dei provvedimenti governativi emessi nella prima fase della pandemia; coloro che non hanno avuto accesso né a misure integrative né a forme di indennità una tantum.

Durante l’estate, le realtà promotrici hanno individuato un comitato garante che, a circa sei mesi dal lancio del nostro appello, ha avviato la prima fase di erogazione della cassa nazionale di solidarietà. Sulla base delle istanze pervenute, i beneficiari sono stati tre realtà collettive: Coloradio (Bari), che raccoglie lavoratori e lavoratrici formali ed informali dell’arte e dello spettacolo; la Scuola popolare Tor Bella Monaca, che combatte la dispersione scolastica grazie all’offerta di ripetizioni gratuite in una delle periferie più abbandonate di Roma; Portiamo l’acqua al ghetto, una campagna di solidarietà a fianco dei lavoratori che vivono nel ghetto di Campobello di Mazara, in Sicilia. Non a caso alcuni dei settori colpiti più pesantemente dalle restrizioni di ogni sorta della prima fase della pandemia.

In questa seconda ondata, la precarizzazione del lavoro è rimasta invariata, se non peggiorata, nella misura in cui essa si è aggravata in maniera diseguale, colpendo alcuni settori specifici. Con la precarizzazione, è cresciuta la vulnerabilità degli individui e delle comunità di ogni taglia e sorta, cittadine e cittadini per i quali il governo si è rivelato inadempiente. Le istituzioni non sono intervenute per evitare il collasso progressivo del sistema sanitario pubblico; né per arginare povertà sempre più diffusa, o per sostenere il mondo del lavoro più colpito attraverso un reddito universale; e non hanno provveduto a forme di redistribuzione della ricchezza attraverso una patrimoniale sui grandi profitti.

Le ragioni che hanno ispirato la creazione della cassa di soccorso nazionale restano, insomma, valide e, anzi, rafforzate dalla constatazione di un inasprirsi sbilanciato e diseguale della crisi innescata dalla pandemia. Con questo spirito, rilanciamo oggi il nostro appello, chiedendo di sostenere la seconda fase di raccolta di fondi. Questi mesi hanno mostrato la necessità di operare nel locale in maniera capillare, identificando, supportando e rendendo il più visibile possibile le esperienze di autorganizzazione sociale improntate sulla lotta per la dignità e i diritti. Sarà attorno a questi principi che si articolerà questa seconda fase di vita della cassa di solidarietà nazionale. Come gruppo promotore sarà nostra premura rendere la cassa uno strumento per il mutuo soccorso conflittuale, affinché realtà formali ed informali possano usufruire di un sostegno economico sindacale, e in questo modo, di un ulteriore strumento per avviare o proseguire le proprie attività solidali, i propri percorsi rivendicativi verso le controparti pubbliche o private. Una cassa che non vuole sostituirsi alle Istituzioni, bensì vuole promuovere percorsi di riappropriazione, mutualismo e autogestione. Come prima e più di prima, troviamo l’uscita da questa crisi sanitaria ed economica resistendo insieme, prendendoci cura di noi stess* e sperimentando alternative fuori dalle regole del mercato capitalistico.
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