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Paolo De Martino

Attivista politico

Ci giochiamo tutto ora a due passi da una possibile catastrofe economica.

In questi giorni è infiammata la polemica politica riguardo all’emendamento presentato da alcuni parlamentari della maggioranza di governo, circa l’inserimento di una patrimoniale per le rendite oltre i 500mila euro. L’intenzione dell’emendamento, secondo i firmatari, è quella rivedere i meccanismi di tassazione andando a sostituire le tasse attuali sul patrimonio (come l’IMU e l’imposta di bollo sulle attività finanziarie) con un tributo facilmente applicabile e di natura progressiva.
Giusto. Non entro nel merito della questione delle aliquote o gettiti fiscali et similia.  
L’Italia ha bisogno di redistribuire la ricchezza. 
Sicuramente. 
Specie in questo periodo di crisi profonda per molti settori economici. L’Italia deve dotarsi di strumenti capaci di fronteggiare l’imminente crisi economica che è, minimanete in atto, rispetto a ciò che può accadere. A breve, nei prossimi mesi ci ritroveremo con migliaia di disoccupati che finita la cassa integrazione finiranno in NaSpi o nella peggiore delle ipotesi andranno ad aumentare la platea dei percettori di RDC. Non è tutta l’economia in pericolo. Anzi, alcuni settori da questa pandemia ne hanno beneficiato. La risposta all’ondata di perdita di posti di lavoro non può essere la sola patrimoniale ne il reddito di cittadinanza. Quest’ultimo deve cambiare, è vero. Lo si dice da prima che entrasse in vigore ed ora lo stesso premier Conte ne è consapevole, nonostante sia stato insieme a Lino Banfi il Testimonial più appassionato. È assistenzialismo puro che aliena anche le persone privandole di strumenti per rimettersi nel mondo del lavoro. Come del resto l’assegno di disoccupazione. Ti arriva il bonifico ogni mese anche puntuale ma zero, e dico zero, proposte di formazione, di colloqui di orientamento. 
Rispetto agli altri paesi europei l’Italia non è dotata di strutture capaci di reintrodurre le persone nel mercato del lavoro che probabilmente sarà diverso. DI recente è stato organizzato un convegno “Non cognitive skill: la materia oscura che muove lo sviluppo”. Durante l’incontro è emerso che “Oltre la metà dei lavori che saranno svolti tra dieci anni devono essere ancora inventati e il 50% di quelli esistenti verrà automatizzato”. L’Italia è pronta?
La Germania ha proposto un reddito di base per la pandemia per sostenere la ripresa economica. Un sussidio erogato e supportato da strumenti di inserimento lavorativo già collaudati. Già nel 2014 l’associazione Mein Grundeinkommen, fondata da Michael Bohmeyer, ha già da tempo avviato un esperimento con lo scopo di provare l’utilità del reddito di base. Da noi il centro per l’impiego è l’emblema del falliemento delle politiche del lavoro in Italia. Siamo sicuri che il dibattito sulla patrimoniale sia centrale più sulla sostanza che la forma, a mio avviso senza capo ne coda. Tra l’altro la “tassa dei ricchi” come definita da alcuni, ha alimentato un dibattito per lo più tra la base, i vertici di partito sono stati chiari sin dall’inizio, nelle parole e nei fatti. 
La sinistra non parta solo da battaglie ideologiche ma offra al governo proposte concrete che aiutino nell’immediato le persone in diffcoltà ma che tali misure possano trovare applicazione in una prospettiva economica più larga.  
Ma in tutto questo marasma di parole che si sono consumate su quest’argomento, su di un altro si tace. Ad oggi sul Recovery Fund o Next generation EU, come meglio battezzato dalla Commisione Europea, il nostro governo risulta non pervenuto. Credo che la vera scommessa sia proprio nella capacità di spendere bene questi soldi. Ci vuole innovazione e coraggio. L’Italia ha l’opportunità di recuperare alcuni dei gap che erano già evidenti nel pre-Covid: sanità; burocrazia; tasse; istruzione e riforma del mercato del lavoro. Tutte cose previste dalle linee guida del consiglio europeo circa I fondi di ripartizione per il Next generation EU. Il pacchetto presta particolare attenzione alla protezione della biodiversità e alla parità di genere. Inoltre il 30% dei fondi europei verrà riservato alla lotta ai cambiamenti climatici: è la più alta percentuale di sempre per il bilancio dell'UE. Certo che cambierà il mercato del lavoro. 
In Italia siamo fermi a garanzia giovani
Perché si può tranquillamente affermare e senza pregiudizi ideologici che il RDC è stato un fallimento come strumento di inclusione lavorativa. 
Addirittura Di Maio è passato da modalità “abbiamo abolito la povertà” a “dobbiamo fare un tagliando”. Questo è il paese che ve lo avevamo detto. 
Credo che in attesa dei fondi europei, (le disponibilità non sono immediati) si possa creare un reddito di base, come annunciato da alcuni governi da milioni di cittadini europei che hanno avviato una petizione. Il reddito minimo dovrà servire a formare nuove professionalità in prospettiva di un new deal. 
Chiamiamolo #opportunità. Perché sono queste che mancano, da prima del covid. 
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