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Francesco Fusco

Redazione Resistenza Civile

Cop27: i governi ci condannano all'estinzione di specie

Quest’anno no, il prossimo vedremo.

Quello che facciamo deve essere coerente con la storia e non dimenticare che le radici del problema sono nel sistema capitalista responsabile di un modello di sviluppo predatorio e consumistico.

Queste le parole della Ministra cubana di Scienza, Tecnologia e Ambiente Elba Rosa Perez Montoya in occasione dei lavori della conferenza sui cambiamenti climatici Cop27 tenutasi a Sharm el-Sheik e terminata tragicamente ai supplementari il 20 novembre 2022.


Basta questa dichiarazione per percepire che l’aria sta cambiando, oppure no.


L’unico modo che conosciamo per giungere alla soluzione di un problema è, rullo di tamburi…l’individuazione del problema stesso. Ambiente ed Economia sono le facce della stessa medaglia, non si possono affrontare le criticità dell’uno senza sconfinare nelle criticità dell’altro. Lo capirebbe anche un bambino ed infatti fa specie osservare come le nuove generazioni, quelle dei giovani tirati in ballo a destra e a manca per qualsiasi motivo, neanche rappresentassero il futuro dell’umanità (alberga una decadente vena ironica in chi scrive), sembrano particolarmente consapevoli dell’indissolubile connubio che c’è tra rapporti di produzione da un lato e dominio scellerato sull’ambiente che ci circonda. 


Ed a centrare il cuore del problema non è stata solo la Ministra cubana, anzi.


Il Presidente della Colombia
Gustavo Petro rincara la dose e tra le altre cose dichiara che è l’ora dell’umanità e non dei mercati, oppure il mercato non è il meccanismo principale per superare la crisi climatica, ed ancora i trattati WTO e FMI vanno contro la soluzione della crisi climatica, e se ancora non fosse chiaro le banche private e multilaterali del mondo devono smettere di finanziare l’economia degli idrocarburi.


Strano a dirsi, ma a quanto pare i risultati ottenuti da questa Cop27 sono stati considerati deludenti quasi all’unanimità dai partecipanti stessi, al netto di poche significative novità e di alcune voci fuori dal coro.

Così Timmermans, vice presidente della Commissione europea si è espresso in merito: Quello che abbiamo davanti non è abbastanza da costruire un passo in avanti per la popolazione del pianeta.

Dichiarazioni simili anche per Ursula Von Der Leyen che fotografa l’attuale scenario con un caustico ma incisivo abbiamo trattato alcuni sintomi ma non curato il paziente dalla febbre. 


La consapevolezza di aver fatto solo un piccolo, piccolissimo passo verso la soluzione del problema
crisi climatica lascia allibiti da un lato, depressi dall’altro. 


Le scadenze imminenti che l’urgenza della situazione richiede evidentemente non sono così imminenti né tantomeno urgenti. Eppure la soglia di contenimento entro gli 1,5 gradi sembra prossima ad essere raggiunta, visto che attualmente siamo ad 1,2 e, particolare non da poco, sul pianeta la presenza umana ha superato gli 8 miliardi di individui. Non è più sufficiente la rivoluzione delle coscienze, la responsabilizzazione dell’individuo, seppur necessaria, non mette oggi e non metterà in futuro un punto di svolta alla questione che investe il pianeta. Il tempo stringe ed i danni prossimi futuri, frutto di un sistema di produzione insostenibile, sono ormai alle porte. Adesso la questione è esplicitamente di volontà, volontà che è mancata, e manca tutt’oggi, nei governi di tutto l’occidente negli ultimi 5/6 decenni, volontà allo stesso tempo assente anche nei paesi in via di sviluppo che, in linea di massima, hanno percorso le stesse strade battute dal Nord del mondo, essenzialmente quelle della carbonizzazione dell’industria e del consumo energetico di combustibili fossili. 


Certo, la Cop27 alcuni risultati anche significativi li ha raggiunti, uno tra tutti il
Loss and Damage che prevede un fondo di ristoro per le perdite e i danni causati dai cambiamenti climatici, perdite e danni che per inciso sono stati causati dai paesi industrializzati e che naturalmente hanno subìto indiscriminatamente quelli del terzo mondo, enormi territori del Sud America, Africa ed Asia (proprio in questo momento si contano i morti dell’ennesima devastante alluvione che ha investito il Pakistan). Ma come ha fatto notare il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres dobbiamo ridurre drasticamente le emissioni ora e questo è un problema che questa Cop non ha affrontato. Un fondo per perdite e danni è essenziale, ma non è una risposta se la crisi climatica spazza via dalla mappa un piccolo stato insulare o trasforma un intero paese africano in un deserto. Il mondo ha ancora bisogno di fare un passo da gigante in termini di ambizione climatica. 

Il segretario non dimentica neanche il contributo dei giovani, la cui voce morale avrebbe guidato i difensori del clima che hanno mantenuto l’agenda in movimento nei giorni più bui. Ed aggiunge Ci vorrà ognuno di noi a combattere nelle trincee ogni giorno. Insieme non cediamo nella lotta per la giustizia climatica e l’ambizione climatica. Possiamo e dobbiamo vincere questa battaglia per le nostre vite. 


Certo, fossi nei panni di un giovane tra quelli in prima linea la cui
voce morale avrebbe, a detta del segretario, alimentato il fuoco della lotta contro la distruzione dell’ambiente ci resterei male, molto male, a sapere che la Cop28 del 2023 si terrà negli Emirati Arabi Uniti che in quanto a combustibili fossili, petroldollari e affini non scherzano mica, ma voi ragazzi e ragazze, giovani, continuate a farci sentire la vostra voce morale mi raccomando. Uno scenario quello degli Emirati che sotto altre vesti si è presentato con un anno di anticipo in occasione dei mondiali natalizi in Qatar, ma questa è un’altra (brutta) storia. 


Ultima nota dolente, modestamente, è l’
Italia, a detta di molti cronisti presenti alla Cop praticamente assente, se non nell’intervento della Meloni che ha promesso che l’Italia farà la sua parte. Quale? Come? Cosa? Perché?

Domande a cui non ci sarà nessuna risposta naturalmente, ma in fondo ce lo aspettavamo tutti, non fosse altro che l’Ambiente non è stato neanche argomento da campagna elettorale, figurarsi come programma strutturato.


Eppure noi, Giorgia, i
giovani, i segretari generali ed i presidenti eletti abitiamo sullo stesso pianeta, o no?

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