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Claudia Cammarata

Attivista per i diritti delle donne

Dalla parte delle donne polacche e della autodeterminazione dei corpi.

Questa immagine è stata presa da Aleksandra Karpowicz Artista e Attivista politica e Ambasciatrice di Women of the Future

Il corpo delle donne è sempre un campo di battaglia, di dispute, campagne elettorali, propaganda. È luogo di culto, considerato degno di rispetto e protezione soltanto in rapporto alla maternità, alla sua esaltazione e con un destino già segnato dall'inevitabile step della procreazione. Tutto è rivolto a stabilire le regole del corpo femminile: obiettivi, finalità e funzionalità. Tutti a decidere del corpo delle donne al posto della donne che di quel corpo è vita e che su quel corpo detiene ogni diritto e potere decisionale.
Da dieci giorni le strade delle principali città della Polonia sono attraversate da una protesta forte, vibrante, partecipata: la Corte costituzionale ha emanato una sentenza volta a limitare il diritto di aborto nel Paese rendendo illegale l'interruzione di gravidanza in caso di malformazione del feto.
Fino ad ora l'interruzione volontaria di gravidanza era legale in caso di pericolo di vita per la madre, stupro o malformazioni del feto. Quando la legge entrerà in vigore le donne potranno ricorrervi soltanto nei primi due casi. Il diritto di aborto è di nuovo sotto scacco: la Polonia è il paese europeo con una delle legislazioni sul tema più restrittive e non è la prima volta che le donne polacche si vedono costrette ad organizzare grandi manifestazioni di piazza in difesa del loro diritto di autodeterminazione. Con quest'ultimo provvedimento il Governo sostenuto dalla Chiesa Cattolica, in nome della “famiglia tradizionale”, tenta di ridurre al minimo il diritto di aborto costringendo le donne polacche a ricorrere all'aborto clandestino o a recarsi all'estero.
Jaroslaw Kaczynski, leader del partito conservatore Diritto e Giustizia e politico più potente del paese, ha invitato la popolazione, “i veri polacchi”, a opporsi alle manifestazioni femministe, a quello che la Tv di Stato non ha esitato a definire “il fascismo di sinistra che vuole distruggere la Polonia”.
Intanto, per le strade non sono mancati scontri con le manifestanti; fermi e arresti si sono susseguiti a causa dei disordini scatenati contro di loro anche da alcuni gruppi ultras di estrema destra.

Le attiviste e gli attivisti stanno chiedendo aiuto alla Comunità Europea e sostegno internazionale alle azioni di protesta.

È fondamentale che i vertici europei ascoltino le loro istanze e facciano fronte comune per giungere a una risoluzione che condanni quanto sta accadendo in Polonia contro i diritti delle donne.

Ma è altrettanto importante che il sostegno a questa battaglia provenga forte e chiaro dalla società civile tutta e noi, donne italiane e internazionaliste, non possiamo e non dobbiamo tirarci indietro. Gli ultimi fatti di cronaca che hanno suscitato clamore e indignazione in Italia – la sepoltura senza autorizzazione dei feti abortiti con i nomi delle madri ignare marchiati su una croce – devono portarci a riflettere quanto siano a rischio i nostri diritti, seppur garantiti da una legge perfezionabile e di fatto applicata con difficoltà.

Il corpo delle donne, anche nel nostro Paese, è terreno di scontro, di battaglie per la moralità che non tengono conto della salute, della libera scelta del primo e unico soggetto coinvolto. Un corpo conteso, mercificato, sfruttato.

Anche per questo dobbiamo sostenere le donne e gli uomini polacchi impegnati in questa lotta di civiltà: laddove un diritto di una donna viene violato, la sua libertà negata, la sua dignità di essere umano calpestata, lì dobbiamo ritrovarci unite e solidali. Lì dobbiamo fare la nostra parte.


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