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Paolo De Martino

Dimissioni a credito. La strategia invisibile di Zingaretti

Le dimissioni di Zingaretti non sono poca cosa. Riguardano tutta la comunità del centro sinistra. 
Il segretario del PD si dice vittima delle correnti all’interno del partito. Lo dice bene Laura Boldrini in un post: si ponga fine al sistema correntizio. Le correnti sono presenti in ogni comunità di persone. Ma se rappresentano diverse istanze e diverse soluzioni e fanno capo ad una cultura politica, ben venga il confronto. La capacità di un segretario deve essere quella di riuscire a fare la sintesi delle diverse anime delineando la linea politica del partito fatta di temi e proposte. Proprio quelle che mancano. Ma se le correnti, invece, rappresentano poteri e spartizioni di incarichi, allora il partito va sciolto. Subito. Se la questione « morale » posta da Zingaretti si trasforma nell’ennesima resa dei conti tra dirigenti, mascherata da congresso, sarà l’estrema unzione della sinistra governativa. Si apra una stagione costituente, seria. 

Il PD è un partito sbagliato. Un Partito sbagliato è anche il titolo del libro di Antonio Floridia che effettua una ricerca sulla democrazia e organizzazione nel partito democratico. 
L’autore, con questa sua analisi dettagliata e comprovata, ricca di argomentazioni valide, a tratti comprensibile solo agli addetti ai lavori, è andato più a fondo, fino a mettere in discussione temi fondamentali ma spesso nascosti agli elettori e da chi ha poca familiarità con la scienza politica. Floridia si riferisce a quello che viene definito « impianto genetico di un partito », cioe il suo profilo politico-culturale e il suo modello organizzativo. Il PD ha perso la bussola e ha provato a seguire gli eventi improvvisando e mortificando la sua base con scelte politiche non condivise. 

Il PD è un partito che ha accarezzato il sogno americano riferito al modello elettorale, cioè di creare un sistema maggioritario. E ogni legge elettorale in tal senso esclude la minoranza dalla rappresentatività parlamentare. In sostanza il PD nasce per eliminare la sinistra, e farsi portavoce di un campo largo che invece non si identificava con il Manifesto dei valori. Con la nascita del partito unico a vocazione maggioritaria si è riusciti a frantumare un’identità plurale che ruotava attorno al PD, mettendo in atto un vero parricidio. 

Ricordo bene il periodo che precedeva la nascita del PD, nelle sezioni dei Democratici di Sinistra; allora erano ancora tante e soprattutto aperte, le discussioni erano forti e tanti militanti, dal veterano al più giovane, rifiutavano la nascita di un soggetto unico. Non erano contrari ad eventuali coalizioni con l’allora Margherita, ma erano fermi a non accettare di fondersi con loro. Gli oppositori al progetto unitario erano considerati dei pazzi e degli eretici, perché non coglievano la portata storica dell’operazione. Vi consiglio di visitare un forum online del periodo della costituzione del partito democratico: capirete la rabbia, lo sconforto e la delusione di questa manovra politica, che già mostrava i suoi limiti perché non nacque coinvolgendo la base con una costituente lunga e condivisa, né tantomeno vide coinvolta la società civile, ma fu un progetto calato dall’alto. E negli anni dopo la sua costituzione si è rivelato per ciò che è nato, un partito di leader autoreferenziali, per dirlo con le parole di Nadia Urbinati. I mass media lo hanno per l’appunto battezzato il partito della ZTL, perché non riesce più a rappresentare il disagio ma lo incarna, e parte del suo potenziale elettorato non lo considera più un interlocutore, ma un male. 
« Una delle cause del vicolo cieco in cui si è cacciata il Partito Democratico va ricercata nella forma e nella natura del partito, nello strumento che avrebbe dovuto tradurre l’analisi della realtà in analisi politica ». È la sentenza che emana Floridia nel suo saggio. Nella sua recente storia il partito democratico ha subito due scissioni che non hanno portato ad una vera rivoluzione sistemica, ma alla nascita di piccoli partiti, senza identità, alla ricerca di una collocazione parlamentare e dirigenziale. È di questi giorni la notizia che anche all’interno di Sinistra Italiana e di LeU ci sono stati degli addii. Se non fosse tragica la situazione a sinistra dovremmo sorridere, perché i parlamentari di questi partiti si contano sulle dita di una sola mano. E si autoproclamano segretari, portavoci e capibastioni, senza passare dal via. 

Ormai il PD, e tutte le forze alla sua sinistra, sono come le tante opere incompiute presenti nelle nostre città: meglio abbattere e provare a costruire altrove. 
Ma d’altro canto, gli stessi fondatori della tanto acclamata stagione dell’Ulivo sono già altrove, nel loro bel mondo borghese, come tutti i loro portaborse e vincitori di posti al sole, dimenticando che il paese reale è altro. 

Il PD ha sempre governato negli ultimi 10 anni, con Letta, Renzi e Gentiloni. Nonostante fosse al governo, però, è stato il grande assente su tante questioni. 
Sulle migrazioni ha fallito prima con lo ius soli e poi con lo ius culturae, ha smantellato il sistema di accoglienza abbandonando il terzo settore e non ha avuto il coraggio di rottamare una legge disumana come la Bossi-Fini. 
Sulla questione lavoro non è riuscito a realizzare politiche adeguate, anzi, ha portato avanti politiche come il job act e l’abolizione dell’articolo 18. 

Il PD, in ogni caso, rappresenta ancora una parte importante della comunità del centro sinistra, sia tra la classe dirigente del paese che al suo interno. Sono migliaia i militanti che ancora praticano la buona politica, ma è il momento del coraggio e di schierarsi. 
Quante volte abbiamo sentito che la sinistra ha smesso di parlare alle persone? E poi c’è chi pensa che Barbara D’Urso sia la chiave per arrivare nelle periferie.
È il tempo di nuove idee e di una nuova comunicazione.

Quante volte abbiamo sentito e ripetuto la frase: la sinistra riparta da qualcosa?
Si apra una stagione costituente per la casa dei progressisti, si costruisca insieme il percorso e si scelgano regole condivise. Non è più il tempo delle farse. C’è bisogno di autenticità, che ci auguriamo arrivi presto.

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