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Serena Mottola

Gli otto giorni che fanno di Grillo un miserabile

Sono passati 8 giorni da quando Beppe Grillo ha usato la sua visibilità e il suo ruolo per difendere suo figlio dalle accuse di stupro di gruppo che ormai tutti e tutte conosciamo e per attaccare la denunciante ed insinuare dubbi sulla sua credibilità. Secondo Enrico Mentana, Andrea Scanzi, Alessandro Di Battista e tantə altrə Grillo è un padre esasperato dalle vicende che infangano il figlio ormai da due anni e, in quanto tale, va compreso, ma proprio non riesco a capire in che modo la genitorialità possa prevalere sulla decenza, sul rispetto umano e sulla morale, quella morale che il Signor Vaffa per primo muoveva nei confronti di chiunque (prima che i suoi si accaparrassero qualche poltrona). Sarà sicuramente un mio limite di comprensione, dato che non sono genitore.
Sono passati 8 giorni, dicevo, e dovrebbe essere un fatto irrilevante, perché le emozioni non necessariamente si esauriscono e ci abbandonano dopo che è trascorso un certo lasso di tempo (quanti giorni, di preciso?). Figuriamoci, poi, se non sono semplici emozioni quelle che abbiamo vissuto, ma un vero e proprio trauma, uno shock che il nostro corpo e la nostra mente dovranno elaborare gradualmente e con dolore, senza forse riuscirci mai.
Tutto questo secondo Beppe Grillo non solo non è degno di considerazione, ma è addirittura un elemento che genera sospetto. In quel video, che ci viene poco plausibilmente proposto come uno sfogo impulsivo, l’autore (attore di professione, non dimentichiamolo) si lancia in raffinate elucubrazioni psicologiche, sostenendo che è quantomeno strano che una donna che sostiene di essere stata stuprata lo denunci ben 8 giorni dopo, addirittura andando a fare attività sportiva il giorno dopo della presunta violenza. Il padre esasperato Beppe Grillo ritiene, quindi, che se una donna ha subìto davvero quello che denuncia debba recarsi seduta stante nelle sedi opportune, senza fare nient’altro nel frattempo (meno che mia qualcosa di piacevole), per risultare credibile. Ma anche questa prontezza di riflessi potrebbe rivelarsi insufficiente, se il padre del tuo stupratore è un politico potente con una audience che non ha nulla da invidiare al tanto criticato Berlusconi, proprietario di reti tv nazionali. Insomma, non solo dobbiamo sperare di non essere stuprate – se esageriamo un po’ con l’alcool o se siamo perfettamente sobrie, poco importa – ma dobbiamo anche augurarci che il nostro molestatore o stupratore non sia qualcuno con un cognome noto e un parente influente. Che fatica, amiche!
Il fatto che io stia scrivendo tutto questo ben 8 giorni dopo aver ribollito di rabbia, disgusto ed esasperazione per aver visto e sentito Beppe Grillo dire tutto questo e molto di più non rende la mia posizione meno credibile. Questa strategia argomentativa da quattro soldi, secondo cui se non denunci subito è perché hai qualcosa da nascondere, è irrispettosa nei confronti di tuttə coloro che subiscono una violenza e faticano a venirne fuori e dimostra con quanta poca onestà intellettuale in questo paese si affronta il tema delle violenze sulle donne.
In Italia più del 30% delle donne ha subìto nella sua vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Parliamo di episodi di diversa intensità e frequenza e di numeri tragici che probabilmente sottostimano il fenomeno, poiché – qualcuno lo dica a Beppe – molte donne che subiscono violenza non denunciano mai, né dopo 8 giorni, né dopo 8 mesi, né dopo 8 anni. Succede per varie ragioni, nessuna delle quali autorizza il signor Grillo o nessun altrə a sminuire l’esperienza vissuta dalla vittima. Così come non si può pensare di sdrammatizzare quello che viene denunciato asserendo che le persone accusate “non sono stupratori”, così, come dato di fatto, solo perché secondo il fondatore dei 5s non è così. Ma d’altronde da uno che, già in pieno strapotere mediatico, chiedeva ai suoi adepti di pensare a cosa avrebbero fatto se avessero avuto Laura Boldrini in macchina non ci si può aspettare molto più di questo pietoso spettacolo misogino.
Saranno le indagini a dire se quella ragazza è stata davvero stuprata e se Ciro Grillo è uno stupratore. Nel frattempo, la nostra solidarietà va a tutte quelle donne vittime di violenza che devono anche subire l’ulteriore trauma di non essere credute, di essere derise e sminuite, di essere attaccate perché erano vestite in un certo modo o perché avevano bevuto quello e quell’altro. Una donna che non denuncia una violenza viene criticata perché, in qualche modo, è colpa sua se quell’episodio è rimasto impunito; una donna che denuncia una violenza viene ugualmente criticata, per i modi e i tempi in cui lo ha fatto e per qualsiasi altra cosa che mini la libertà degli uomini di agire come gli pare e piace e di non pagarne mai le conseguenze.
Beppe Grillo si è reso fieramente portatore della retorica patriarcale e sessista nella quale anneghiamo e ha ingiuriato migliaia di donne che hanno subìto una violenza. Spero che quel video resti a lungo nella memoria di tuttə, tra 8 giorni, 8 mesi e 8 tornate elettorali, di modo da ricordarci cosa combattiamo ogni giorno e qual è il livello etico-morale di certi esponenti della nostra politica.

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