Layout del blog

Mario Visone

Docente, scrittore e attivista politico.

I giorni dell'abbandono. 

Parole in prestito vado cercando. Parole che suppliscano a quelle che sono mancanti, a volte completamente sconosciute. Parole vendute o semplicemente svendute. Parole da galera, da balera, di un’altra era. Parole significanti vado cercando contro quelle vuote, preconfezionate. Parole senza regime vado cercando contro le banalità dell’univocità, del Verbo dell’inconsistenza. Le sento, le leggo le menzogne. Le memorizzo e ripenso alle bocche smargiasse che le pronunciano. Tutte le ricorderò. Ricorderò ogni lingua quando finiranno questi giorni, i giorni dell’abbandono (vero, Elena Ferrante, chiunque tu sia?) perché di abbandono si tratta. Abbandono della verità. Abbandono della memoria. Abbandono della solidarietà. Abbandono del corpo, del sangue e delle sue membra. Siamo all’abbandono di ogni aspetto civile che sostanzia il contratto sociale in cambio dell’iconografica creazione di un Alto irriverente e governante che stritola il Basso, la massa informe e frazionata delle personalità abbandoniche.
Guardatevi intorno. Guardate loro con i sorrisini spietati, con il loro atteggiamento togliattiano/kennediano metà autoritario e metà paternalistico, con le cravatte disgustosamente perfette, con i loro colori pieni. E ora guardate la vostra più prossima prossimità. Ognuno ha il suo abbandono. Guardate le facce, gli occhi. Osservate la velocità, l’intolleranza acerba dell’incomprensione che scorre. Guardate la diffidenza e guardatevi con gli occhi degli altri, nella vita degli altri. Siete incarnati nel Giardino delle Delizie, il capolavoro fiammingo realizzato alla fine del XV secolo da Hieronymus Bosch. Solo che siete all’inferno. Sì, noi siamo quelli all’inferno. Noi siamo quelli che emigrano, quelli che muoiono riversi nel cesso di un ospedale a Napoli o a Bologna, quelli che vengono schiacciati dai camion della monnezza a Milano. Siamo quelli che non hanno i soldi per il dentista, quelli che prendono i pullman alla faccia del distanziamento per supplire alle mancanze altrui, quelli che stanno facendo a meno della generazione migliore che questo paese abbia avuto senza battere ciglio. Siamo quelli che subiscono parole d’ordine inventate come regionalismo e questione settentrionale o patiscono processi morali a reti unificate per il nostro stesso bigottismo maschilista e femminista. Siamo quelli che non scelgono ma vengono scelti a chiamata, a contratto, a staff, a gettone, a cottimo. Siamo quelli che appartengono alla sorte, alla pletora degli svenimenti, alla morte. Prima o poi alla morte. Siamo quello che resta del dualismo. Non siamo figli di Medea. Siamo l’infimo tra l’Alto e il Basso, tra l’efficienza e il lassismo, tra l’abilità e l’incapacità, tra la tecnica dell’urlo e il minimalismo del brusio. Tra il potere e il dovere. Loro hanno le mani sul domani e noi il ricordo di un piccolo mondo antico. Non si tratta di Ruinenlust. Non si tratta di disconoscere il contemporaneo, il tecnologico, il passaggio al materialismo storicizzato dal capitale. Si tratta di scendere a fondo. Si tratta di capire quando si è aperto questo baratro tra chi è Stato e chi Stato non è, vero Lindo Ferretti? Allora non c’entrano le riflessioni più acute. Non c’entrano lo spazio pubblico e il tempo della rivolta, cara Donatella Di Cesare; non c’entrano le meritevoli raccolte sulla Democrazia, caro Antonio Fico; non c’entra neppure la libertà della stampa che passa di padre Vittorio in figlio Mattia per garantire tesi e antitesi sotto la stessa Pravda. Non c’entra il 25 novembre. Non c’entra Maradona, l’antieroe degno di Cervantes. Il problema è più giù, più profondo, più infossato. È seppellito, infossato nelle matrici dello scontro tra chi è delegato e chi delega, nelle matrici dell’invisibile potere, nel vuoto di responsabilità e di bilanciamento. Nulla è più anarchico del potere, vero Pier Paolo martire? Nulla è allo stesso più rigenerativo. Ma sotto, lì sotto, più giù delle pietre, più in fondo allo stomaco s’inspessisce la densità dell’abbandono. E morde. E si fa feroce. 
In quelli’inspessimento restiamo noi. 
Autore: La redazione 27 lug, 2023
Politiche per il cambiamento climatico significa città sostenibili. Quelle italiane sono pronte?
Autore: Andrea Maestri 08 mar, 2023
Lettera alla donne di Cutro
Autore: Irina Di Ruocco 07 mar, 2023
Tra Super-bonus e Super-opportunità
Autore: Giancarlo Marino 04 mar, 2023
La copertina è tratta da Palestina. Una nazione occupata opera di Joe Sacco fumettista e giornalista. 
Autore: Paolo De Martino 27 feb, 2023
La vera sfida inizia adesso
Autore: La redazione 25 feb, 2023
Il sostegno a una confederazione israelo-palestinese sta guadagnando terreno
Show More
Share by: