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Tonino Scala

Attivista politico

Il pane e le rose.

Nulla sarà più come prima. 
Lo abbiamo sperato, lo abbiamo detto ripetutamente in questi sessanta giorni di libertà condizionata. L’uomo, da sempre, di fronte alle sciagure che ha vissuto e nella maggior parte causate dalle sue stesse mani, ha sbandierato a parole l’inizio di un tempo nuovo e inedito. 
Ma sarà così? 
Neanche dopo gli scempi della seconda guerra mondiale, nemmeno quella tragedia è stata sufficiente a tramutare in realtà il “Niente sarà come prima”. Allora vuol dire che tutto, sempre, scorrerà come ha sempre scorso? Durerà poco anche questa volta la voglia di sovvertire il sistema? Torneremo alla nostra triste e misera realtà fatta di opportunismi, egoismi, odio? 
Quello che è accaduto con liberazione di Silvia Romano, soprattutto perché donna, non depone a favore del cambio di passo ed è solo l’apice di un malessere insito nel nostro essere “umani”. Per non parlare della morte di George Floyd, l’afroamericano morto soffocato dopo che un poliziotto gli ha tenuto premuto il ginocchio per sette minuti sul collo. 
La società è mutata radicalmente mutando noi. 
Bauman con i suoi scritti ci ha insegnato a capire cos’è la società liquida, quella che ha cancellato, di fatto, le ideologie demolendo nello stesso tempo il principio di “razionalità” e di riflesso quello di “realtà”, facendo diventare protagonista l’immateriale. L’uso dei social ci ha consentito di comunicare “ora e subito”; la globalizzazione, ha dislocato il potere e il lavoro, ci ha trasformato in numeri e messo financo in ginocchio il sistema della democrazia rappresentativa. L’Europa da maestra di civiltà ha perso il suo primato mondiale: la povertà è aumentata, i poveri diventano ogni giorno sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi. Ricordate questa frase su quel paniere in un vicolo napoletano: chi può lasci, chi ha bisogno prenda. Passato il santo, passata la festa? La pandemia rappresenta realmente la fine del neoliberismo? A mio avviso sta tutta lì la chiave di volta per stravolgere il mondo sotto casa che serve a cambiare il mondo nella sua interezza. Il covid ci ha insegnato, ci ha fatto scoprire che viviamo in una società basata solo sull’azienda e sul mito della sua infallibilità, dove il pubblico è stato confinato nei bassifondi della scala sociale. Il motore del mondo è il mercato che deve regolare tutto per poi scoprire che nel nostro Paese nessuno fabbricava mascherine e c’è voluto l’intervento pubblico per muovere qualche azienda. La ripresa, anche se siamo solo nella fase due, non depone bene sia per gli strumenti messi in campo (bonus, non sviluppo) sia per il nostro “nonsipuotismo” che ha prodotto il mondo così com’è. Bisogna tornare alla vita, ma in forme del tutto nuove rispetto a quelle che conoscevamo altrimenti questa, sarà l’ennesima crisi che pagheranno sempre gli stessi e che tornerà nelle stesse forme e nella stessa parte del campo. Non possiamo però chiedere sempre e solo agli altri, non possiamo, non dobbiamo demandare a nessuno quello che spetta a noi. 

Vogliamo continuare ad accontentarci del pane oggi, o meglio ancora della promessa del pane, e domani chissà… oppure vicino al pane vogliamo anche le rose? 
Vogliamo riprenderci il diritto di vivere, non semplicemente di esistere? 
A noi le risposte.

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