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Paolo De Martino

L'Italia? Un paese fondato sulla solidarietà

È passato un anno dallo scoppio dell’emergenza sanitaria, non è cambiato nulla. La gestione della pandemia è sotto l’occhio di tutti. La retorica della prima volta non funziona più. Eviterò l’analisi di questo sciagurato anno passato, tanto le mancanze sono evidenti, ma una cosa va detta, non si è stati capaci di mettere in campo un piano strategico serio anti-pandemico né si è avuto la visione di potenziare la medicina di prossimità, medico di base e ambulatori dedicati in ogni quartiere e paese. Questa incapacità di governo di leggere le difficoltà delle persone dovute alla pandemia, soprattutto dei più deboli, ha reso la situazione in certi casi drammatica per interi nuclei familiari. 

È vero, la politica era impegnata in una crisi di governo. Finita nel peggior dei modi possibili, abdicando alla tecnocrazia. Per questa ENORME mancanza dello Stato nel realizzare aiuti capillari e decentrati, in Italia tante associazioni e singole persone si sono attivate fin da subito con i propri mezzi, competenze reclutando vere e proprie brigate di solidarietà per contrastare il COVID.

Questa esperienza dal sapore del primo secolo contemporaneo, contribuisce in maniera massiccia ai bisogni delle persone in forma mutualistica. Per verità di cronaca, nel napoletano già da qualche anno si sono palesate organizzazioni che si basano sulla pratica del mutualismo. Ma nel periodo della pandemia si è accentuata questa prassi. Sono nate Brigate della Solidarietà a Quarto e Pozzuoli. Queste mettono a disposizione della cittadinanza in maniera gratuita competenza, strumenti e anima. Effettuano tamponi, fanno visite domiciliari, fanno servizio navetta, seguono il paziente e la sua famiglia sia dal punto di vista medico ma anche sociale e talvolta economico, donando a persone svantaggiate beni di prima necessità. In molte occasioni i volontari delle Brigate sostengono le persone anche dal punto di vista psicologico. Anche con la sola presenza riescono a tranquillizzare anziani, intere famiglie e persone sole. La loro azione quotidiana è in continua crescita e ha letteralmente sostituito in alcuni casi le istituzioni. 

L’attualità del mutualismo è la conseguenza del fallimento di quel sistema economico e sociale che ne aveva necessitato la nascita. Le allora società di mutuo soccorso ebbero vita breve perché furono sostituite dai grandi partiti e sindacati di massa. Ad oggi, non esistono organizzazioni del genere. La frammentazione dei partiti di tradizione socialista, nell’accezione storica del termine, ha reso necessario il ritorno al mutualismo. Alcune Brigate grazie a raccolte fondi e donazioni riescono anche a dotarsi di strumenti diagnostici all’avanguardia, attraverso i quali sono in grado di adeguare le cure dei pazienti affetti da Covid-19 in brevissimo tempo, nonché di migliaia di dispositivi di protezione da distribuire alla popolazione. La loro azione è un gesto politico. Forse la forma più nobile della politica: prendersi cura del vicino, del concittadino. 

C’era un motto che mi piaceva: «Think Global, act local». Le Brigate di Solidarietà agiscono proprio in questa direzione, si mobilitano in quartieri, città del nostro Bel Paese per sostenere le persone. Anche a Bologna da subito è stata attivata una campagna di mutualismo come Dont’Panic. 

Ai tanti di noi che hanno creduto che i governi assumessero politiche più eque e solidali, che avrebbero eliminato le ingiustizie e che diventassero più democratici, dico: questo non si è mai realizzato. I governi sono sempre più concentrati nel mantenimento del potere e nella spartizione di incarichi e gestione di settori economici; i partiti non riesco più a rappresentare i bisogni dei cittadini; i tanti movimenti a sinistra mancano di sintesi, organizzazione e visibilità mediatica e non riescono a pesare concretamente sulle scelte politiche. In questo contesto si inseriscono le organizzazioni mutualistiche che dal basso riescono a coinvolgere nella pratica del fare le persone, dando loro sicurezza e speranza, con risultati concreti. Queste azioni incidono più che la redazione di un manifesto politico da mettere sui social o occupare un partito politico con la carta di credito di papà. 

Per anni abbiamo vissuto il dibattito che la destra e la sinistra fossero la stessa cosa o che queste categorie non esistessero più. Invece è il sistema politico italiano che vive una profonda crisi identitaria. In particolare la sinistra da anni non riesce a proporsi come alternativa. Perché forse si è perso il contatto con il mondo delle cose. Le Brigate di Solidarietà ci suggeriscono una rieducazione politica per stare tra la gente, nel bisogno, nelle difficoltà. 

Queste organizzazioni spontanee che si rifanno al mutualismo sono l’idea romantica di un socialismo fatto in casa che promuove l’idea che le persone possano collaborare al fine di raggiungere i propri bisogni e le proprie aspirazioni economiche, sociali e culturali. Come la storia ci insegna il mutualismo tende a trasformarsi in servizio o assistenza limitato all’esigenza momentanea e circoscritta a una precisa area geografica. L’auspicio è che queste esperienze possano attivare un processo organizzato di autovalorizzazione tra scontro politico, conflitto sociale e pratiche mutualistiche, altrimenti queste ultime non restano che attestati di pubblica utilità o di #bestpractice encomiabili. 

La sfida, è ribaltare questo scenario e trasformarlo in una grossa risposta politica antagonista ma progressista, perché rispetto all’800, secolo in cui comparve il concetto mutualistico, sono cambiate parecchie cose. Il mutualismo può organizzare la solidarietà nei territori per rivendicare il diritto alla salute, allo studio e al lavoro. Queste esperienze possono essere il faro di un’alternativa che non c’è, cioè quella di offrire una possibilità di militanza a persone a vario modo di sinistra, che hanno potuto sentirsi cittadini attivi scoprendo che la loro azione era anche politica, e contestualmente coinvolgere la gente del territorio che si sente isolata e spesso non dotata di strumenti per rivendicare i loro diritti. Mi piace chiudere questa riflessione con una citazione di Aldo Masullo: "Se per ricostruzione della politica tu intendi ricominciare a dar vita dal basso alle forme del divenire sociale, sperimentando in aperti confronti la partecipazione, allora sì: questa è la strada!" Lunga vita alle Brigate della Solidarietà. 
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