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Tonino Scala

Attivista politico

La Corte Costituzionale boccia la Fornero. Il lavoratore ingiustamente licenziato va sempre reintegrato

La Corte Costituzionale smonta la Legge Fornero: ogni tanto una buona notizia.
Per fortuna c’è la Costituzione, la nostra bella e rigida Costituzione, nata dalle macerie di una guerra, nata dalla Resistenza che tutela i lavoratori. 
È proprio facendo riferimento alla Costituzione che la Corte Costituzionale (il 24 febbraio scorso) si è pronunciata in seguito a una questione sollevata dal Tribunale di Ravenna. Infatti, guardando all'art.3 della Costituzione che stabilisce che tutti sono uguali davanti alla legge, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo "l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, come modificato dalla cosiddetta legge Fornero la n. 92 del 2012, là dove prevede la facoltà e non il dovere del giudice di reintegrare il lavoratore arbitrariamente licenziato in mancanza di giustificato motivo oggettivo". 
Per motivo oggettivo si intende senza troppi infingimenti motivo economico.
 
La Corte Costituzionale ha stabilito che la modifica introdotta dalla legge 92 è illegittima perché prevede che il giudice debba disporre la reintegra solo per licenziamento per giusta causa mentre lascia alla sua discrezionalità se il licenziamento per motivi economici risulta ingiusto o meno. Per riportare quella “facoltà” a “dovere” il lavoratore deve essere riassunto. Stop.

“La Corte Costituzionale”, si legge in un comunicato stampa diffuso dalla Corte stessa, “riunita oggi in camera di consiglio, ha esaminato la questione di legittimità sollevata dal Tribunale di Ravenna sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, come modificato dalla cosiddetta legge Fornero (n. 92 del 2012), là dove prevede la facoltà e non il dovere del giudice di reintegrare il lavoratore arbitrariamente licenziato in mancanza di giustificato motivo oggettivo. In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio Stampa della Corte Costituzionale fa sapere che la questione è stata dichiarata fondata con riferimento all’art. 3 della Costituzione. La Corte ha ritenuto che sia irragionevole – in caso di insussistenza del fatto – la disparità di trattamento tra il licenziamento economico e quello per giusta causa: in quest’ultima ipotesi è previsto l’obbligo della reintegra mentre nell’altra è lasciata alla discrezionalità del giudice la scelta tra la stessa reintegra e la corresponsione di un’indennità. Le motivazioni della sentenza saranno depositate nella prossima settimana. Roma, 24 febbraio 2021“.

A questo punto si allarga ancor più la forbice di tutela tra chi è stato assunto prima e dopo il Jobs Act, aumentano ancora di più le disuguaglianze tra chi è stato assunto prima e chi dopo l'entrata in vigore della norma voluta da Renzi e dal suo governo. Adesso appare ancora più stridente la disparità di trattamento tra chi ha un contratto ex art.18 e chi ha un contratto a tutele crescenti. 
Ed è su questo che le forze progressiste dovranno lavorare nei prossimi mesi.
La Corte costituzionale con la sentenza n. 1146/1988, ha ribadito che la Costituzione italiana contiene alcuni princìpi supremi che non possono essere sovvertiti o modificati nel loro contenuto essenziale, neppure da leggi di revisione costituzionale o da altre leggi costituzionali. Tali sono tanto i princìpi che la stessa Costituzione esplicitamente prevede come limiti assoluti al potere di revisione costituzionale, quali la forma repubblicana, art. 139, quanto i princìpi che, pur non essendo espressamente menzionati fra quelli non assoggettabili al procedimento di revisione costituzionale, appartengono all’essenza dei valori supremi sui quali si fonda la Costituzione.
Non v’è dubbio che fra questi principi supremi e immodificabili rientri il principio di eguaglianza.
Credo, a questo punto, che oggi più che mai ci siano le condizioni, per lanciare un referendum popolare per cancellare una norma che mette in discussione l’art. 3 della Costituzione ovvero che tutti sono uguali davanti alla legge.
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