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Paolo De Martino

Attivista

La crisi è di valori, non di leadership

Remake o novità?

La politica italiana, dopo l’assurda crisi gestita in maniera volgare che ha portato al governo Draghi, prova a rinnovarsi. Almeno nell’area progressista ci sono manovre. 

Il PD dopo una guerra lampo ha messo in campo uno dei migliori che ha mostrato subito praticità e pragmatismo. Cioè fa il segretario a tempo pieno. Zingaretti governa(va) una delle regioni più importanti, tra l’altro in piena pandemia. 
La sua scelta come segretario è stata sbagliata sin dall’inizio. Non si può guidare uno dei partiti più importanti del centrosinistra e allo stesso tempo una delle regioni chiavi del sistema Italia. 

Letta ha iniziato da una parte la campagna di ascolto con i militanti attraverso i vademecum cioè delle linee guida inviate dai circoli territoriali e dall’altra prova a mettere pace tra le correnti. Il suo ruolo non è in discesa perché il suo impegno dovrà anche servire a risollevare una macchina pesante come è quella del PD, soprattutto in termini di consenso. Le scelte sembrano andare in questa direzione. 

Indicare Giuseppe Provenzano come uno dei vicesegretari è un gesto politico importante. Peppe, come viene chiamato tra gli iscritti, è uno che viene dalla gavetta, che rappresenta una generazione di militanti anche al di fuori del partito. Il nuovo segretario ha iniziato anche colloqui con altri leader per costruire un campo largo con altre forze come il nuovo MoVimento 5 Stelle a guida Conte e Sinistra Italiana di Fratoianni. Non è la prima volta che il Pd prova a rinnovarsi, forse non sarà neanche l’ultima ma di sicuro deve essere quella buona. Altrimenti rischierà di essere destinato a brutta sorte. Ci sono ancora tante cose da fare come ricostruire la classe dirigente locale, il tessuto sociale, culturale ed elettorale oltre il partito stesso. I temi, questi sono i grandi assenti. 

Conte prende possesso dei 5 Stelle 

Invece il Giuseppi nel suo discorso di investitura ha parlato di valori, di honestà ma anche di mafia. Lotta alle correnti. Di innovazione per la partecipazione. Ha tenuto a sottolineare che non si tratta di marketing politico ma di un rinnovamento. Su questo magari c’è da discutere, però anche da queste parti si prospettano i buoni propositi, quelli che ti poni quando sai che le cose non vanno. 

L’ex premier ha proposto una «Carta dei principi e dei valori» mettendo in discussione la «La carta di Firenze» del 2009 - manifesto dei grillini della prima ora. Conte ha dichiarato che metterà in atto una rivisitazione di questi valori, non specificando quali. Infatti ha taciuto sulla questione secondo mandato e soprattutto la questione Casaleggio; ha solo invitato chi gestisce dati sensibili a essere trasparenti. Si percepisce che all’interno la situazione non è rosea. I commenti dei big sono stati per lo più positivi, tranne il silenzio di Di Battista. In ogni caso Conte resta l’unico che può guidare il MoVimento in questo momento. E credo che lo farà a lungo. Il MoVimento ha tradito molti dei suoi ideali e ha dovuto accettare compromessi e gli elettori sono calati proprio per questo. 

Il Giuseppi nazionale ha ancora appeal sul «pubblico» - orma i social hanno reso fan gli elettori - quindi i capibastione del MoVimento sanno bene che remare contro Conte li porterà a sbattere. Bisognerà capire come si vorrà decentrare le responsabilità a livello locale, il vero dilemma dei 5 Stelle: non c’è una vera struttura organizzativa territoriale. E a breve si andrà al voto in molti comuni. 

E la sinistra si rinnova? 

Quando scrivo sinistra mi viene un tic. Trovo difficile definire tutta quell’area oltre il PD che prova in maniera confusa e senza una chiara visione a organizzarsi. C’è una parte che si definisce sinistra anche nel nome ed è quella Italiana di Fratoianni. Sinistra Italiana si è da poco rinnovata e ha eletto lo stesso Fratoianni come segretario. Sono state rinnovate tutte le cariche negli organi sia nazionali che provinciali e cittadini. 

É la prima volta in Italia e in Europa che un partito politico classico tiene tutto il proprio congresso interamente online. Sinistra Italiana ha deciso sin da subito di non aderire al governo Brancaleone. Durante il congresso i temi emersi sono stato chiari come lo ius soli la battaglia per gli invisibili, la patrimoniale, i diritti dei lavoratori. Anche se i sondaggi gli riconoscono percentuali minime c’è da sottolineare la coerenza e l’impegno di SI su battaglie giuste alcune delle quali dovrebbero essere condivise anche dai partiti di governo. 

Il partito, se tale si può chiamare, assente dal processo di rinnovamento e dai radar mediatici è LeU. Infatti, Fratoianni a margine del congresso ha chiesto ad Articolo 1 chiarezza sul futuro di Leu: "Nei gruppi parlamentari c'è una profonda divergenza sul che fare. Noi continuiamo a sentire forte il bisogno di una nuova soggettività politica". Pare che tutta LeU si sia aggrappato alla figura di Speranza che nel frattempo è ministro della Salute in piena pandemia. Impegnato nella fase vaccinale e in quella della prossima riapertura, il ministro non riesce, in tutta onestà, a fare una discussione sul futuro di LeU. Anche se Bersani dichiara di non essere disponibile ad un ritorno al PD, non si capisce cosa abbiano in mente. 

Poi c’è tutta quella parte politica che si identifica nella nomenclatura sinistra ma è frammentata tra ecologisti veterani e nuovi ecologisti. Quest’ultimi provengono da diverse sensibilità politiche che provano ad organizzarsi sotto il cappello dell’ambientalismo di facciata. Poi ci sono le miriadi di esperienze di liste civiche e associazioni che a livello locale discutono, si zoommano, chattano e provano a sensibilizzare le persone sulle problematiche locali, provano a incidere nelle scelte politiche dei sindaci e presidenti di regione. Ma la loro azione a volte sembra non avere incisività e tantomeno una direzione, un orizzonte ampio. Si sentono orfani di una casa, ma ne vogliono una tutta loro. 

Se qualche anno fa la frammentazione era necessaria, oggi è diventata devastante. Tutto questo avviene su una base di sostenitori elevata nei numeri, per quanto in minoranza. Purtroppo però, questo approccio autolesionista si è allargato a ogni livello di Sinistra. 

L’obiettivo della politica dovrebbe essere quello di influenzare le decisioni all’interno delle istituzioni in modo da privilegiare la propria idea di società e le tante realtà che provano a nascere non riescono a trovare una sintesi per essere unite ed entrare a pieno titolo nelle scelte politiche locali e nazionali. In questo scenario di sinistre una delle esperienze più autentiche è quella delle Brigate di Solidarietà di cui abbiamo già parlato su questo blog (link). La loro attività è quella di promuovere diritti e sostenere le persone nelle difficoltà. Già così è un manifesto politico. Ma anche loro dovranno fare i conti con un processo organizzato di autovalorizzazione tra scontro politico, conflitto sociale e pratiche mutualistiche, altrimenti queste ultime non restaranno che attestati di pubblica utilità.

Mentre la sinistra discute, cambia, si trasforma e perde identità, la destra, in particolare la Meloni, ogni giorno si ramifica, si organizza e continua imperterrita la sua comunicazione anti istituzionale cavalcando sempre l’odio nonostante essa stessa ne sia stata vittima. In uno dei post sui social recenti, la presidente di Fratelli d’Italia rispolvera l’evergreen della destra “porti chiusi e aperti”. Una narrazione tossica delle migrazioni che in Italia ancora deve trovare una dimensione legislativa seria. E su questo tema, la sinistra, tutta, fa ancora melina. Insopportabile. 
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