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Eng. Irina Di Ruocco

Dep. of Transportation Civil Engineering

University of Naples Federico II

La guerra, l’economia e l’impatto sull’Italia

E’ chiaramente avvertibile gli effetti combinati del rincaro energia e della guerra in Ucraina. I primi, si erano avvertiti già durante l’estate scorsa, complice l’andamento irregolare dei prezzi dei noli che hanno inciso su alcune materie prime, provocando i primi aumenti, e i secondi derivanti dal caro energia dovuto alla guerra in Ucraina. La guerra alle porte dell’Europa ha mostrato sulla nostra pelle gli impatti negativi delle azioni geopolitiche. Riguardo l’energia, l’attenzione è spostata sul caro bollette di famiglie e piccole imprese, mentre è bene sottolineare che è un grande problema per i servizi essenziali quali ospedali, centri di recupero, centri di accoglienza e luoghi di aggregazione con funzione sociale. I costi ingestibili rischiano di compromettere o mettere in difficoltà l’esercizio di servizi necessari per la nostra società. Una prima riflessione è sicuramente la scelta di politiche prive di previsione futura dell’Italia che durante gli ultimi governi non ha individuato o attuato. Oggi, paghiamo l’indifferenza politica sul fronte del lavoro, pensioni, sanità e scuola, ma non avremmo mai pensato quanto potessimo essere deboli, vulnerabili e dipendenti dall’energia che è la fonte primaria per le nostre attività. L’Italia anche sul settore energia non fa eccezione: ceteris paribus delle attività, le regioni settentrionali presentano un numero più alto di imprese dipendenti dal gas, il Sud e il centro sulle attività agricole, salvo eccezioni di localizzazione aziendale. Il nuovo stop all’accordo sul grano (https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/10/29/raid-contro-la-flotta-in-crimea-mosca-si-sfila-sul-grano_bb2cf195-c2a2-4ab6-8573-45c7e43e123c.html), da un punto di vista energetico ed economico alcune zone d’Italia potrebbero essere esposte più facilmente agli scambi bilaterali con altri Stati.
Gli impatti economici monetari e non, saranno disomogenei in Italia, colpendo dal settore agricolo e alimentare, terziario, servizi di base (scuole e ospedali), e turistiche. Gli effetti sono riconducibili sia a condizioni preesistenti macroeconomiche, sia a livello microeconomico, arrivando in maniera capillare ai cittadini. Si tratta, e va ribadito, di una nuova crisi da gestire e la risposta dell’Italia deve considerare che gli effetti saranno sia diversi in termini spaziali ma anche in termini di ricadute temporali derivante da una netta dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili, la presenza dell’inflazione e l’aumento vertiginoso dei prezzi, dai rapporti geopolitici tra l’Italia, l’Europa e l’Ucraina, e che proveniamo da una ripresa economica post-pandemia affrontata dal Governo Draghi. Lo shock economico rappresenterà un momento chiave per individuare strategie, piani ed investimenti sia nel settore pubblico sia nel settore privato. Trascurando gli investimenti del mercato finanziario, gli investimenti richieste da imprese e Stato saranno indirizzati secondo logiche ancora poco certe, ma che avranno incidenza sull’offerta e sulla domande, dei settori più a rischio come i settore manufatturiero, la grande distribuzione, nonché per finire con potenziali impatti sui consumatori. Infine, come già sta accadendo in alcuni paesini delle città intermedie, aree rurali e remote, l’elevato costo dell’energia provocherà una ridotta concentrazione di lavoro, evidenziando che un’analisi degli impatti è fondamentale anche dal punto di vista urbano-geografico.



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