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Maura Messina

Art-designer

La speranza del viaggio

«Buongiorno a tutti! Finalmente ricominciano a lavorare questi sfaticati!» esordisce l’angelo bianco.
«Buongiorno Angelo, potremmo riprendere il discorso lasciato in sospeso?»
«Certamente ragazzo. Vedi, ci troviamo in un luogo storico molto importante».
«Ma non capisco, che razza di mostra è? Sembriamo tutti molto diversi».
«Ogni mostra ha un filo conduttore, giovane amico. Tu non riesci a vederlo?»
«No, proprio non lo vedo».
«Non starai mica cercando un filo fisico, vero?»
«Mmh...»
«Cosa vedi intorno a te?»
«Troppe cose strane... soprattutto non vedo il nesso tra me e il Super Mondo gigante».
«Ahahahahah, dai, sei fortunato! Sei un tipo simpatico.
Leggi il manifesto posto sulla pedana dove sono stato adagiato».
«Spes ultima dea, mostra d’arte collettiva, artisti uniti per non dimenticare. Mmh... Sono ancora più confuso».
«Tutto ciò che vuoi sapere è scritto lì».
«Mah, sembra un titolo come un altro... cosa rappresentiamo?»
«Credo che lo scopriremo quando arriveranno i visitatori, di solito è dai loro commenti che riusciamo a schiarirci i pensieri».
Mentre la chiacchierata traccia i contorni di una nuova amicizia, gli omini si muovono in maniera concitata.
Sembra siano in ritardo, non c’è spazio per parole futili e, a dirla tutta, bisognerebbe aumentare lo spazio per poter accogliere le tante opere in costante arrivo. Alcuni pacchi sono accompagnati da documenti di trasporto che indicano la provenienza da luoghi remoti. Nel pomeriggio del giorno dopo, tutte le domande avranno trovato risposta. Dal mattino gli umani sono impegnati a montare un enorme tubo, la cui forma ricorda un grosso trombone con l’amplificatore rivolto verso l’alto. Un’installazione dai tratti antichi. Dopo aver fissato la struttura al soffitto, bisogna avviare l’installazione per testarne il funzionamento. La particolarità inizia già da qui. Perché non si avvia con un pulsante, ma abbracciandola. Gli umani le si stringono intorno, unendosi in un caloroso abbraccio. Un rumore, simile a un colpo di tosse, fuoriesce dall’impianto. Le persone a questo punto prendono le dovute distanze e l’opera, che a tutti gli effetti funge da voce guida, inizia a narrare tutto ciò che c’è da sapere sulla mostra:
«Prima di raccontarvi i fatti che desiderate conoscere, devo fare alcune considerazioni. Il mondo era diverso da come lo conosciamo adesso. Si potrebbe riassumere in poche parole, ma non ho fretta di pronunciarle. Sono qui per raccontarvi una storia che ci riguarda tutti, e per farlo, dobbiamo tornare indietro nel tempo. Non poco, credetemi. Il nostro pianeta ha una vita lunga e tormentata. Da quando l’uomo è apparso sulla Terra non ha fatto altro, per la maggior parte del tempo, che sfruttare oltre misura le risorse del pianeta.
Il mondo è andato, così, consumandosi sempre più, l’unica possibilità, oltre all’adattamento, era quella di riportare indietro le lancette. Ma non voglio anticiparvi nulla. Partiamo dal principio, dal 4883. In una scuola, frequentata da bambini, c’era la piccola Spes...»
«In che senso prima c’erano i colori?»
Nonostante gli sforzi dell’insegnante, i piccoli proprio non riuscivano a raccapezzarsi.
Abituati a una realtà dove il colore principale era il grigio, risultava difficile comprendere le parole della maestra. La luce un tempo era diversa e regalava spettacolari sfumature variopinte. Guardare le immagini dell’epoca non aiutava. Il problema vero consisteva nella loro impossibilità di percepire i colori, dato che la luce era cambiata. I bambini non si arrendevano, volevano capire, iniziarono a osservarsi l’un l’altro, ma continuavano a vedere solo grigio.
Il pianeta Terra era finito vittima dei suoi stessi figli. Fu intorno al 2050 che si innescò una reazione a catena: i vulcani eruttarono, tutti. A distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, come fossero collegati, tinsero il cielo di nero vomitando sostanze tossiche e veleni. Le ceneri e i lapilli raggiunsero, con l’aiuto dei venti, le zone più interne. Le città bagnate dal mare subirono il secondo colpo devastante a causa degli tsunami che ne seguirono e una parte della coltre tossica si depositò sui fondali minando la vita della flora e della fauna.
Seguirono mille lunghi anni bui in cui la luce, piano piano, cambiò irrimediabilmente, e l’atmosfera si ammalò. Fino a quando, un giorno, sparirono i colori.
Da quel momento fu palese che il danno era troppo grande. Si era giunti a un punto di non ritorno. Alla fine degli anni 3000 morirono le ultime persone che avevano visto i colori. Nel 4000 non esisteva più nessuno che sapesse, con cognizione di causa, cosa fosse un colore.

Maura Messina (Napoli 1985). Art-designer. 
Fin da bambina dimostra un’autentica passione per il disegno. Negli anni, sotto la guida dell’artista Amleto Sales, impara a dipingere ad olio su tela e a lavorare la ceramica.
Nel 2011 si laurea con il massimo dei voti in Design per l’Innovazione, e pubblica la tesi Napoli città di scarto su aiapzine (osservatorio internazionale di design).
Nel 2014 pubblica “Diario di una kemionauta”, edito da Homo Scrivens.
Nel 2016 segue la pubblicazione della seconda edizione con contenuti extra.
Il libro autobiografico illustrato ottiene numerosi riconoscimenti: l’Attestato di solidarietà della Presidenza della Repubblica, 10/01/2015 Premio “La giornata della cultura” Città di Saviano IV edizione per prestigiosi meriti culturali, 03/05/2015 Premio Pulcinellamente, Sant’Arpino XVII rassegna di teatro-scuola, 24/07/2015 Medaglia del Comune di Napoli per l’impegno civile, 16/9/2017 Premio Borgo Albori- Gran Galà della Cultura 2017 XIII edizione, 9/12/2017 Premio “Talenti Vesuviani 2017, XI edizione concorso nazionale di poesia e narrativa” secondo posto nella Sezione "Narrativa Legalità”, 20/01/2018 I edizione del premio letterario "Uniti per la legalità" Premio Mena Morlando e il 13/05/2018 Walk For Women III Edizione, targa "per aver lottato e sconfitto con coraggio la malattia”. 
Partecipa all’antologia “La rivincita del cuore” con quattro illustrazioni e un racconto. Il progetto di Emilia Ferrara e edito da Homo Scrivens a maggio 2018, nasce a sostegno dell’associazione Aisla Napoli. 
Nel 2018 pubblica il romanzo illustrato distopico "4891, la speranza del viaggio" al quale segue la seconda ristampa nel 2020.


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