Layout del blog

Paolo De Martino

Attivista

Parole chiare, limpide, significanti, il linguaggio della vita durante e dopo il Covid

È un anno di apnea sociale. Un anno di instabilità e di insicurezza. Tante informazioni contrastanti tra loro che si traducono in una mancanza di progetto chiaro. Come uscire da questa pandemia? Dalla prima ora, tutti i virologi hanno ripetuto una frase a manetta: dovremo convivere per molti anni con il virus. 
Invece, noi semplicemente non stiamo vivendo.  
Sono assenti dal dibattito quotidiano parole d’ordine che possano guardare oltre, che possano tratteggiare il futuro e farci tornare almeno a riappropriarci dei nostri spazi. 

Prevenzione 

L’App Immuni doveva essere uno strumento fondamentale per la prevenzione e il tracciamento dei contagi. Sappiamo come è andata a finire. 
“La mancanza di un sistema informatizzato con piattaforme intercomunicanti e la conseguente circolazione delle informazioni in formato cartaceo, ha causato problemi organizzativi, ritardi, difficoltà nello scambio di informazioni e dati epidemiologici, con importanti ricadute sulla tempestività della messa in atto delle misure di controllo” si legge in un documento prodotto da esperti dei vari Dipartimenti di Prevenzione delle nostre ASL. Il Piano nazionale di prevenzione 2020-2025, emanato dal Ministero della salute, pone l’accento sulla questione luoghi di lavoro, si “richiede approccio culturalmente diverso alle politiche di prevenzione e di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”.
Tutto ciò, però, non è stato incorporato nel piano vaccinale. 
Ad esempio, i lavoratori dei supermercati che fanno turni da otto ore di costante contatto con il pubblico sono tra gli ultimi ad essere vaccinati rispetto ad altre categorie che hanno luoghi e tempi congrui per mettere in campo misure adeguate di prevenzione come avvocati, commercialisti e notai. 
Prevenzione significa anche accessibilità per i tamponi, cioè economici, immediati e di facile reperibilità. Prevenzione significa anche dotare tutte le fermate degli autobus di gel disinfettante. Magari si potrebbe distribuire insieme all’acquisto di un biglietto dei mezzi di trasporto. 
Prevenzione è anche indossare la mascherina chirurgica in ogni luogo chiuso ma questo significa cambiarla spesso. Sembra assurdo ma in una famiglia monoreddito di 4 persone cambiare ogni giorno la mascherina a tutti ha un costo notevole. 
Prevenzione significa, inoltre, sanità territoriale, quella che manca. 
Infatti, nel testo prodotto dalla Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria si legge: “A livello regionale e locale è necessario consolidare e strutturare più capillarmente i Piani di prevenzione tematici”. 
Quante linee guida, sono state distribuite alle strutture sanitarie. Migliaia. Le circolari non sono atti per cambiare il sistema, anzi lo sovraccarica perché lo burocratizza. Giorgetti attualmente al governo, nel 2019 dichiarava: “Medicina di famiglia, un mondo finito”. 
Eppure, la prevenzione capillare farebbe risparmiare milioni di euro alla sanità oltre a sortire un beneficio immediato per la collettività e a evitare il collasso degli ospedali. 

Libertà 

Essere individui liberi significa anche essere liberi di farsi comunità, di soddisfare l’esigenza di vivere in forma aggregata e interconnessa.
Non si può più pensare di affrontare la pandemia rinchiudendo le persone in casa. 
Viaggiare significa libertà. 
Sono tante le persone che viaggiano. I motivi sono tanti: lavoro, studio, ricerca, per vedere i figli. Farlo è possibile ma è difficile. Bisogna fare tratte aeree assurde perché le compagnie aeree hanno dimezzato i voli. Non tutti gli aeroporti hanno un padiglione COVID per test rapidi. L'aeroporto di Francoforte ha allestito un vero hub medico super attrezzato. Le regole di viaggio cambiano in base al paese che attraversi e il mezzo di trasporto che scegli. I vaccinati devono ancora esibire il tampone e le certificazioni da compilare sono diverse. Passaporto vaccinale e centri di test COVID potrebbe far ripartire i viaggi in sicurezza. 
Fare sport è libertà. 
Lo Sport agonistico anche se con grande difficoltà è tutelato e in realtà non si è mai fermato. Quello di base che interessa milioni di persone, migliaia di associazioni e società sportive è invece un mondo fermo. Anche qui il governo si è dilettato ad emanare decine di direttive in merito ma le restrizioni hanno messo in ginocchio il settore economico ma, soprattutto, ha privato le persone di un’attività importante per la salute psicofisica. Il problema principale è che lo sport amatoriale, una parola che ne sminuisce il valore, non ha le risorse economiche per sostenere la macchina di prevenzione da mettere su per iniziare a riorganizzarsi. 
È qui che casca a pennello la frase suonata: sussidi a cazzo. Cioè senza una prospettiva. 
La cultura è libertà. 
Assente. Martoriata e abbandonata, la cultura non trova più posto nella nostra quotidianità. Bisogna aprire subito i luoghi della cultura prevedendo la possibilità di praticare e usufruire della cultura in piena sicurezza. Non è impossibile, c’è bisogno di un po’ di coraggio, di organizzazione e regole chiare. È possibile fare tamponi rapidi all’ingresso di un concerto? È possibile prevedere distanziamento sociale in un teatro o in un cinema? È possibile visitare un museo con una prenotazione? E aprirli anche di notte? 
È fondamentale la cultura. Non se ne può più senza. 

Lavoro

Non ci prendiamo in giro. Si perderanno milioni di posti di lavoro. La risposta politica non può solo essere solo la proroga della cassa integrazione. Certo, il mercato cambierà e creerà altri posti di lavoro ma nel frattempo è inevitabile introdurre un vero strumento di sostegno economico. Eliminare il reddito di cittadinanza. Ad horas. Con tutte le buone intenzioni che si possono trovare è stato un sussidio assistenziale del tutto fallimentare. Va introdotto subito un reddito di base universale che non sia un ricatto sociale o un becero tentativo di sostituire gli LSU negli enti locali. Il reddito di base universale deve essere individuale e deve servire a portare verso l’emancipazione della persona che vi accede. Il reddito di cittadinanza è solo un assegno, sono solo soldi. Invece, immagino che oltre al vil denaro per sopravvivere c’è bisogno di offrire opportunità che possa essere un corso di formazione ovviamente qualificante e scelto dopo colloqui con i percettori del reddito. Alla base del concetto del reddito di base deve esserci l’eliminazione dell’incertezza economica, cioè la paura di non riuscire a garantire i bisogni primari come nutrirsi e avere una casa. Questo elemento darebbe il tempo alle persone di cercare un lavoro soddisfacente o a lavorare sulla propria formazione, provando a trasformare il tasso di povertà in una maggiore qualità della vita. 
L’affermazione che la crescita economica sia indispensabile per far crescere l’occupazione viene ripetuta come un mantra ma è solo retorica che non trova spazio nella realtà. 
Invece, ridurre l’orario del lavoro potrebbe essere una lettura da prendere in considerazione non solo come risposta alla disoccupazione ma anche in termini di benessere sociale. 
Il finanacialtime cita il caso della Blue Street Capital, azienda californiana che nel 2016 aveva deciso di ridurre la giornata lavorativa a sole cinque ore. «Nel primo anno – spiega il Financial Times – le vendite sono incrementate del 30 per cento. Nel giro di tre anni la compagnia ha addirittura raddoppiato la sua forza lavoro».
Il mercato del lavoro deve innovarsi non solo per la tipologia dei nuovi lavori ma per ripensare completamente il sistema delle tutele, dei sostegni e delle politiche. 
Al tema delle Politiche attive per il lavoro è dedicata la prima componente della missione 5 del Recovery Plan “Inclusione e Sociale”. Le altre due componenti riguardano "Infrastrutture sociali, famiglie", comunità e terzo settore, con un budget di 10,83 miliardi, e gli "Interventi speciali per la coesione territoriale", cui vanno 4,18 miliardi di euro.  Ci sono tutte le condizioni per far crescere il nostro paese che era già in difficoltà prima della pandemia. 

A mio avviso queste devono essere le parole d’ordine. 
Mentre una che deve sicuramente essere abolita è Resilienza. 
In Italiano il termine veniva usato finora soprattutto per designare la qualità fisica di certi materiali di non rompersi in seguito a un urto violento. In origine viene dal latino e significa letteralmente rimbalzare, ma anche tornare indietro, rinunciare, desistere. 
Io non voglio niente di tutto questo. 
Ho voglia di parole nuove. 
Noi di resistenza civile ci siamo legati a tre parole diseducare, immaginare e r-esistere
Abbiamo bisogno di creatività, di visioni e di lotta. 
Autore: La redazione 27 lug, 2023
Politiche per il cambiamento climatico significa città sostenibili. Quelle italiane sono pronte?
Autore: Andrea Maestri 08 mar, 2023
Lettera alla donne di Cutro
Autore: Irina Di Ruocco 07 mar, 2023
Tra Super-bonus e Super-opportunità
Autore: Giancarlo Marino 04 mar, 2023
La copertina è tratta da Palestina. Una nazione occupata opera di Joe Sacco fumettista e giornalista. 
Autore: Paolo De Martino 27 feb, 2023
La vera sfida inizia adesso
Autore: La redazione 25 feb, 2023
Il sostegno a una confederazione israelo-palestinese sta guadagnando terreno
Show More
Share by: