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Irina Di Ruocco 

Università degli studi dell’Insubria


La transizione ecologica può essere uno strumento per combattere le diseguaglianze? 

Uno sguardo sul settore dei trasporti come mediazione inclusiva per una mobilità attiva.


La pandemia ha letteralmente stravolto le nostre abitudini, incrementando le diseguaglianze sociali, economiche ed inclusive dei cittadini. I nuovi sistemi digitali a servizio della mobilità possono essere uno strumento pratico per la transizione verde dei trasporti diminuendo il gap di accessibilità nei soggetti fragili.


Diseguaglianza, policies, mobilità


Un bilancio della mobilità post pandemia

L’accesso alla mobilità è un diritto che è stato lacerato con la diffusione della pandemia da covid-19, e tutt’ora una parte di utenza è soggetta a rinunciare alla quota di mobilità attiva, facendo ritornare a registrare picchi di utilizzo dell’auto privato per effettuare spostamenti. Secondo il Report dell’Osservatorio Mims sulle tendenze di mobilità durante l’emergenza sanitaria, il TPL è ancora penalizzato, con una riduzione degli  spostamenti del TPL  pari al 14%. Ugualmente al TPL, il trasporto ferroviario regionale vede un calo del traffico ancora più marcato (-30%). L’Unione Europea ha avviato programmi e ricerche per incentivare lo spostamento di soggetti fragili (compresi “PRM” utenti con ridotta mobilità) con focus sull’ageing mobility.  Ed è a questa categoria di utenti che molte ricerche e progetti sono dedicati per valorizzare la nuova domanda di mobilità dei prossimi anni. In molti paesi d’Europa la quota di accesso alla pensione è stata aumentata (in particolare, come quanto emerge dal rapporto “Pensions at a glance 2021” diffuso dall'Ocse in Italia si è arrivati alla soglia di 71 anni), ragion per cui saranno sempre di più gli utenti (pendolari e non) che faranno parte della soglia over 65. In tale ottica, la proposta di una mobilità inclusiva ed equa è l’inizio per una trasformazione sociale e digitale della mobilità a servizio degli anziani. La mobilità singhiozza nel cercare di realizzare l’adeguamento dell’offerta del TPL (ferro-gomma) alle esigenze di sicurezza dettate dalla pandemia. Sempre più utenti, spinti necessariamente dal lavoro sono costrette ad utilizzare il trasporto pubblico. Proprio il TPL è al centro di una delle tante rivoluzioni iniziate nel 2020 che hanno coinvolto le città con l’obiettivo di rendere smart e verde il trasporto pubblico. La mobilità tuttavia non è solo un prerequisito di pochi, ed in ciò entra in gioco il concetto di diseguaglianza economica trasportistica, ma è riferita a tutta la classe di utenti compresi i soggetti deboli e vulnerabili, a cui indubbiamente la transizione ecologica deve rivolgersi.


Ageing mobility e nuove strategie per la transizione verde



Secondo l’Eurostat, la popolazione anziana è sempre più in aumento: nel 2019 più di un quinto pari al 20,3 % della popolazione dell'UE-27 era composto da persone di età pari o superiore ai 65 anni. Lo stesso andamento è riportato dal Data Bank della Banca Mondiale in cui prevede che nel 2050 un terzo della popolazione avrà superato i 65 anni. Le necessità di mobilità emerse dalla pandemia devono essere ricalibrate affiancando agli indicatori di prestazione del servizio di trasporto anche indicatori di qualità della vita, promossi a livello Comunitario. Torna dunque, nel binomio mobilità e transizione verde, l’incentivazione dell’intermodalità come step necessario per incrementare l’indice di accessibilità. 


Evoluzione della quota della popolazione di età pari o superiore ai 65 anni tra il 2009 e il 2019. Fonte: Eurostat

L’attenzione alle categorie vulnerabili è un requisito dei principi di sostenibilità europea

La categoria di soggetti fragili è ampiamente cresciuta con la pandemia, a cui si aggiungono

 le lacune dell’offerta del sistema di trasporto italiano, carente sotto il punto di vista di corse, distanziamento garantito, sicurezza e accessibilità. L’accessibilità, come insieme di riduzione di gap territoriale, sociale ed economico, è la chiave di svolta per concretizzare una mobilità attiva mirata alla riduzione delle diseguaglianze evidenziate dalla pandemia. La mobilità attiva ne promuove la riduzione tenendo in considerazione lo stretto legame sinergico tra inclusione e qualità della vita, offrendo nuove soluzioni di trasporto col supporto dei MaaS (Mobility-as-a-service), promuovendo nuovi modi di spostamento in accordo con l’ambiente, il paesaggio, mirando ai criteri di well being. La diseguaglianza economica per l’accesso alla mobilità è in via di sperimentazione in alcuni parti d’Europa, promuovendo la riduzione o l’annullamento dei costi di trasporto a carico dell’utente (ricordiamo l’obiettivo dell’Agenda2030 ‘SDG 10 - REDUCED INEQUALITIES’). Dalle evidenze suggerite dal MIMS e dai dati europei, è necessario coniugare l’atteggiamento di sfiducia dei soggetti vulnerabili verso l’attuale qualità dell’offerta della mobilità con un’accessibilità economica della mobilità. I sistemi digitali possono essere utilizzati nella loro capacità di previsione della domanda ed essere utilizzati come strumenti di direzione del flusso e percorso sicuro per i soggetti deboli. Le politiche economiche possono agire sul reddito e su incentivi all’accesso alla mobilità, che grazie ai sistemi ICT, si può ridurre un primo gap tecnologico ed informativo per consentire alle persone anziane di partecipare alla vita sociale utilizzando il TPL. Politiche più ampie con l’obiettivo di agire sul sistema di ‘accesso’ al sistema di trasporto. In questo caso, reddito e geo-locazione della mobilità giocano un secondo ruolo non molto evidente ma fondamentale. La mobilità appartiene ai territori, dunque è anche compito dell’urbanistica incentivare nuovi modi di interpretare il territorio ponendo al centro della rigenerazione urbana una rivoluzione sociale del cittadino, offrendo punti di vista per classi di utenti dimenticati dalle attuali azioni urbanistiche.

 

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