Questa è solo una piccola parte della dichiarazione di indipendenza, ratificata su carta di canapa la sera del 4 Luglio 1776 nella sala congressi di Filadelfia.

Oltre due secoli dopo, queste parole lasciano la consapevolezza che un paese che si dichiara forza di giustizia nel mondo (a suo dire ovviamente) è in realtà vittima delle sue contraddizioni e delle sue menzogne.

Gli abusi che si consumano da secoli contro gli afroamericani rappresentano ancora oggi il motivo per il quale sono state combattute quelle battaglie sociali, morali e politiche che hanno segnato la storia in contrapposizione all’odio razziale che ancora oggi è evidente, e che ha in parte nell’elettorato di Donald Trump i suoi portabandiera.

Non dimentichiamo che, tra le fila dei suoi sostenitori, Trump annovera personaggi che sposano ideologie nazifasciste e che dichiarano la loro appartenenza ideologica al Klu Klux Klan, ovvero sempre la stessa organizzazione che propugna la superiorità della razza bianca, quella presunta superiorità che permette a chi dovrebbe essere garante di diritti di compiere azioni deplorevoli come uccidere un uomo abusando della propria autorità e della propria figura istituzionale.

Episodi, come quello avvenuto a Minneapolis, mi fanno tornare alla memoria con dolore e indignazione l’omicidio di Federico Aldrovandi, ucciso a seguito di un controllo di polizia, l’omicidio di Stefano Cucchi mentre era sottoposto a custodia cautelare e che vede coinvolti medici e carabinieri, l’omicidio di Carlo Giuliani e gli abomini commessi alla Diaz. 

Fatti del genere sono una sconfitta in un paese civile. 

Rappresentano un profondo motivo di vergogna.

La vergogna che spesso dimenticata ci avvicina al baratro.