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Enrica Leone

Docente e scrittrice

Leggere (o altrimenti definita pratica di resistenza)

Scrivere nasce dal leggere e al leggere è grato
S. Benni

Giocare con le parole mi è sempre piaciuto. Dividerle, frammentarle, scoprire i segreti di ogni piccolo segmento e così leggere il mondo, fuori e dentro di me.

Ad accendere il desiderio di conoscere sempre più parole, diventare padrona degli strumenti della lingua sono stati, manco a dirlo, i libri.

La scoperta del potere maieutico della lettura è arrivata in terza elementare, in una scuola di periferia, con una versione per ragazzi di Piccole donne. All’improvviso, nel mondo brutto e pericoloso della Ponticelli anni ’80, irrompeva una possibilità di senso e di evasione.

Da allora non c’è stato momento della mia vita in cui un libro, un verso, non mi abbia accompagnata e ho fatto esperienza di quel tempo largo dell’esistenza di cui hanno parlato grandi lettori come Eco. Questa passione è diventata talento e necessità con l’età adulta e la consapevolezza che leggere è, nella complessità del mondo contemporaneo, un atto quasi rivoluzionario. Sì perché cominciare una storia, aprire un libro significa dare fiducia, credere di poter trascorrere del tempo con quei protagonisti, emozionarsi e crescere insieme a loro. Significa diventare grandi in una società infantilizzata. Significa conoscere quella luminosa solitudine che spesso fuggiamo. La lettura ci allena a fare i conti con noi stessi ed offre al contempo gli strumenti affinché questo non significhi frustrazione. E’ nella solitaria relazione con la pagina scritta che impariamo un po’ di più chi siamo e soprattutto chi desideriamo essere. Attraverso le storie conosciamo il disagio, diamo nome al dolore e, se siamo fortunati, impariamo ad attraversarlo.

Ma la dimensione privata e intima dell’atto di leggere può e deve ambire a diventare bene comune, condivisione in grado di mutare la prospettiva di un’intera società grazie all’esercizio mai sterile di farsi domande e cercare le risposte, accettando anche quelle che meno ci piacciono, solo perché obiettivamente più giuste. Questa capacità di confronto, apertura e dialogo può diventare patrimonio comune grazie alla pratica condivisa della passione per i libri.

Abbiamo bisogno di storie autentiche, abbiamo bisogno di sentirci raccontare nelle nostre grandezze e nelle nostre miserie. Abbiamo bisogno di ritrovarci umani, in un mondo che ci vede e ci vuole automi.

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