Layout del blog

Paolo De Martino

Attivista 

Redazione Resistenza Civile

Manfredi e Conte: la pizza che non parla di Napoli

Ieri l’ex premier Giuseppe Conte ha fatto visita a Napoli e la foto ricordo con la pizza ha fatto il giro dei social: la banalità della retorica. Parte degli attivisti hanno cercato in tutti i modi di farsi un selfie con l’avvocato del popolo per poi mostrarsi fieri sui loro profili internet per garantirsi un posticino in qualche lista comunale. Che tristezza! Ma procediamo con ordine.

Al tavolo e all’incontro napoletano erano presenti Di Maio, il candidato sindaco Manfredi e la Ciarambino. Quest’ultima per anni ha fatto battaglia al PD e alla vecchia politica fatta di accordi e cambi di casacca che adesso lei stessa incarna. Infatti, è vicepresidente del Consiglio Regionale della Campania. All’indomani delle elezioni fu la prima ad aprire un dialogo con De Luca, da acerrimi nemici a collaboratori il passo è stato breve e di mezzo ci sono state anche offese personali, il governatore la definì una chiattona. Questo è il livello della dialettica deluchiana. Tra l'altro la stessa esponente regionale dei 5 stelle, in piena campagna elettorale dichiarava: il nemico numero uno della Campania è Vincenzo De Luca. 
Ormai, le dichiarazioni, le idee, i principi, i valori per i 5 stelle sono barattabili per una poltrona. 

I 5 stelle e il PD hanno fatto presto a dimenticare anni di politica tossica e di pochezza programmatica per il mantenimento del potere. Alla foto ricordo, Di Maio sembrava sentirsi a suo agio, ormai ha superato il battesimo dell’ipocrisia politica. Lui è diventato uomo sobrio, uomo di apparato, sistemando nei ruoli chiave tutti i suoi fedelissimi. Ma di concreto, di politico, cosa ha fatto il rampollo pomiglianese? Ha girato diversi dicasteri senza produrre nulla. Quando era ministro del lavoro e dello sviluppo economico si vantò di aver abolito la povertà. I dati ISTAT ci dicono altre cose. Le cronache ci consegnano un’Italia devastata economicamente e i centri per l’impiego hanno trovato lavoro solo ai tutor. Oggi, Di Maio rappresenta il nostro Paese nel mondo ricoprendo la carica di ministro degli esteri. Ma nella sua agenda oltre alla pizza a Napoli non ci sono appuntamenti per scoprire la verità su Giulio Regeni, tantomeno per chiedere libertà per Zaki, per non parlare di tutte le altre situazioni internazionali aperte. Di Maio non fa politica, Di Maio non ha nessuna linea programmatica, è un burocrate, un parassita politico senza scrupoli e senza dignità. É passato dall’abbraccio a Salvini al patto per Napoli senza passare per il via, cioè per nuove elezioni. La gente non dimentica. 

Ma il protagonista della giornata napoletana è stato lui, l’avvocato del popolo, il nuovo leader maximo dei 5 stelle. Anche lui non è passato per il via. Ha occupato il posto di segretario dei grillini senza neanche un vero congresso di partito. Ma ormai non servono, sono i like a definire il leader. Anche Giuseppi come Giggino crede all’amicizia, infatti uno dei suoi primi atti politici è stato quello di trovare un lavoro al Rocco nazionale. Ma davvero Giuseppe Conte, oltre a mangiarsi la pizza, ha detto cose importanti su Napoli? Secondo me, manco la conosce la città. Però ha rassicurato i napoletani che il debito sarà pagato da Roma. Chissà se ha avuto il tempo di girare per Scampia, Rione Traiano, il Vasto. Chissà se ha incontrato i ragazzi dei Quartieri Spagnoli, della Sanità. Se ha parlato con le tante associazioni che ogni giorno provano con coraggio e senza fondi a rigenerare un pezzo di città.

Al tavolo della pizza l’unico che mi sembrava fuori luogo era proprio Manfredi. Lui ha speso una vita per lo studio, la ricerca, la competenza. Ho immaginato il suo imbarazzo a stare seduto con tre persone che fino a qualche anno fa erano dei perfetti sconosciuti e senza cultura politica. Mentre Manfredi ha faticato una vita per arrivare alla sua posizione, il trio grillino ci è riuscito con pochi click su un sito internet. Dopo aver cavalcato l’odio proprio verso ciò che rappresenta Manfredi, la competenza. I grillini sono stati geniali, sono i veri esemplari italici, hanno criticato per anni l'establishment per poi diventarlo. Ma peggio. Almeno prima la classe dirigente aveva una cultura politica, un’idea, un progetto. Oggi, si cambia idea a seconda delle coalizioni, delle esigenze dei social. Napoli non merita quei tre, e manco Manfredi, sicuramente il magnifico rettore è una figura autorevole, ma il modo in cui è nata la sua candidatura è osceno.

Napoli è dei napoletani, recita uno slogan. È vero, il sindaco dovrà essere scelto a Napoli. Le uniche candidature reali, genuine e politicamente valide sono quelle di Antonio Bassolino e Alessandra Clemente. Al di là delle considerazioni politiche, sono gli unici che girano Napoli, hanno il polso della situazione e hanno un’idea di città. Maresca? Non mi interessa. Uno che si allea con Salvini e osanna Berlusconi e i berlusconiani come Cesaro non lo prendo manco in considerazione.

Non è la prima volta che scrivo circa le elezioni amministrative napoletane e qualcuno mi ha rimproverato di non aver mai nominato nei miei articoli Sergio D’Angelo. È vero. E non è dimenticanza. Ma semplicemente non credo che la sua candidatura esprima un’idea politica di città. La sua discesa in campo sembra solo un’operazione di facciata, un modo “di contarsi”, come si dice in gergo politichese.

La notizia di ieri a mio avviso è quella che Potere a Popolo ha deciso di appoggiare la candidatura di Alessandra Clemente. La loro scelta è coerente, legittima e coraggiosa. In città negli ultimi 10 anni i centri sociali sono stati fucina di idee, di mutualismo. In particolare l’Ex OPG è diventato sede di confronto, di battaglie e di risoluzione di tanti problemi dei singoli cittadini. Alcuni personaggi dei centri sociali hanno ricoperto anche ruoli di amministratori, in alcuni casi facendo anche bene. Ma altri hanno preferito prendere strade diverse come Eleonora De Majo e Ivo Poggiani, che appartengono ad un altro filone della sinistra antagonista. Le cronache politiche cittadine ci dicono che i due hanno aperto un dialogo con il Partito Democratico. Quel Partito Democratico che per dieci anni è stato all’opposizione nel consiglio comunale di Via Verdi senza riuscire a creare un’alternativa politica né un’idea di città. Non è riuscito neanche ad esprimere una candidatura dal basso. Niente. Il PD napoletano non ha prodotto nulla. Anzi, ha allungato lo scollamento con la società civile napoletana. Sarà proprio la società civile, i singoli cittadini, le associazioni a fare la differenza in queste elezioni amministrative. 
Autore: La redazione 27 lug, 2023
Politiche per il cambiamento climatico significa città sostenibili. Quelle italiane sono pronte?
Autore: Andrea Maestri 08 mar, 2023
Lettera alla donne di Cutro
Autore: Irina Di Ruocco 07 mar, 2023
Tra Super-bonus e Super-opportunità
Autore: Giancarlo Marino 04 mar, 2023
La copertina è tratta da Palestina. Una nazione occupata opera di Joe Sacco fumettista e giornalista. 
Autore: Paolo De Martino 27 feb, 2023
La vera sfida inizia adesso
Autore: La redazione 25 feb, 2023
Il sostegno a una confederazione israelo-palestinese sta guadagnando terreno
Show More
Share by: