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Paolo De Martino

Operatore Sociale

Presidente Inclusione Alternativa

Guardare all'immigrazione con miopia ideologica falsa ogni cosa.

Ho voluto aspettare il decreto prima di esprimere alcune delle riflessioni su cui ragionavo. Ho aspettato per non cadere nella dinamica del pregiudizio, perché il pregiudizio è la lotta quotidiana dell’associazione che rappresento. E a parte per i fascisti e i neofascisti, non ho pregiudizi politici verso chi governa legittimamente. 
Mi appassionano i fatti. Ciò che si riesce a risolvere. 
E questo decreto non risolve nulla. 
Anzi. Non ci aspettavamo di certo che il governo in 15 giorni mettesse in discussione la legge 30 luglio 2002, n.189, ovvero la “Bossi-Fini”, il vero macigno che non permette una sana gestione dei flussi migratori e che ha di fatto alimentato proprio quei fenomeni che voleva contrastare: irregolarità e gestione ingressi. Quella legge – di per sé sempre odiosa – ormai è diventata maggiorenne, è anacronistica rispetto ai cambiamenti epocali che sono successi nel mondo: 

DEVE CAMBIARE! 

D’altronde non pensavo neppure che in piena emergenza covid19 sarebbero stati aboliti i decreti sicurezza che hanno creato sul territorio un esercito di 500mila invisibili senza diritti, senza riconoscimento, costretti a vivere nell’ombra. (Fonte Infodata). Perché le espulsioni di massa promesse non solo erano ingiuste eticamente ma anche impraticabili dal punto di vista legale, economico e sociale. 
Sui decreti sicurezza si sono espressi negativamente giuristi, enti del terzo settore, Corte Costituzionale, il Presidente della Repubblica: 


DEVONO ESSERE ABOLITI!

Già prima dell’emergenza sanitaria, la macchina istituzionale era al collasso: l’attesa per un documento per un cittadino extracomunitario può arrivare anche a 6 mesi. Gli esiti dei giudici ai ricorsi dei richiedenti asilo arrivano anche a 2 anni. Il taglio dei fondi alla gestione dei centri di accoglienza, non solo ha fatto perdere migliaia di posti di lavoro tra gli operatori sociali, ma ha anche azzerato i percorsi di inclusione per i migranti. Durante l’emergenza covid, migliaia di migranti irregolari, migliaia di famiglie non hanno potuto accedere a nessun sostegno economico perché sprovvisti di documento; mentre, i bambini non hanno potuto partecipare alle lezioni online perché sprovvisti di computer. Questo ci raccontano le decine di associazioni impegnate ogni giorno a rivendicare i diritti dei migranti.

VANNO RIFORMATI GLI UFFICI IMMIGRAZIONE 

Invece, le preoccupazioni del governo, per ragion di Stato (?), sono emerse con l’insorgere del problema della mancanza di manodopera nelle nostre terre. Le grandi catene alimentari erano preoccupate che i prodotti potessero marcire ed è nata la necessità del bracciante, dell’immigrato. Ma in quelle terre non mancano le braccia – come sottolinea il sindacalista UBS Aboubakar Soumahoro: In quelle terre mancano diritti. 

Oltre ai braccianti, si è pensato a colf e badanti che, essendo in buona percentuale in economia sommersa - circa 1 milione di lavoratori e lavoratrici (Fonte Vita) - dovevano essere regolarizzate per non far collassare il vero sistema assistenziale che le nostre famiglie hanno per malati e anziani. 

Il problema è che, quando si parla di persone, non si possono fare distinzioni. 
Bisognava allargare la platea a tutti i settori perché tutti i lavoratori, italiani e stranieri, devono avere la possibilità di emergere da una situazione lavorativa illegale. Samoke lavora come benzinaio, quindi non potrà regolarizzarsi. Nell’ultimo periodo mi chiama spesso per sapere se ci sono novità: la sua figura non è contemplata nel decreto. Sono migliaia i casi, in settori come l’edilizia, la distribuzione petrolifera, il turismo e la ristorazione, in cui i datori di lavoro vogliono regolarizzare il loro lavoratore ma non gli è possibile perché lo straniero è impossibilitato ad avere un documento. 
Anche questo raccontano le organizzazioni del Terzo Settore. 
Le avete consultate, ascoltate? 
Nel “Rilancia Italia” avete anche tolto ai cittadini stranieri, con decreto di espulsione, la possibilità di accedere a questa “sanatoria”. 
Il decreto di espulsione, per la maggior parte è un pezzo di carta con su scritto: “entro 15 giorni devi lasciare il territorio nazionale”. Da solo e a spese tue andrebbe aggiunto. 
Quanti lasciano il nostro paese? 
Tra l’altro cosiddetto decreto di espulsione non viene emesso solo per motivi di reato (in questo caso c’è il respingimento coatto o il carcere) ma viene dato anche a chi per 3 gradi di giudizio si vede respinta la richiesta di asilo: 4 domande su 5 (fonte sole 24 ore). 
Quindi, lo Stato ha creato situazioni in cui i migranti non possono né essere espulsi, né possono ottenere un riconoscimento. Penso a Patrick un bravo padre di famiglia con la sua compagna, ha un lavoro come operatore di autolavaggio ma ha un’espulsione, e nemmeno con questo decreto potrà regolarizzarsi. 
Questo provvedimento legalizza solo quelli che i datori di lavoro potevano già regolarizzare e regolarizzavano. 
La verità è che questa è una sanatoria per gli imprenditori che sfruttano le persone. 
Il fortunato che parteciperà alla lotteria, che si terrà dal 1 giugno al 15 Luglio (non si sanno ancora le modalità, si aspettano i decreti attuativi) potrà ottenere un documento di sei mesi. Immaginatela una persona cui gli viene dato un lavoro stagionale per sei mesi e che, a scadenza del contratto, si vedrà scaduto anche il permesso di soggiorno. Immaginatela mentre si preoccupa perché alla scadenza di contratto e permesso di soggiorno, se non presenta un nuovo contratto di lavoro all’ufficio unico per l’immigrazione, sa che la sua condanna sarà quella di ritornare nella zona grigia. Immaginatela la senzazione.

No documento, no tutele sociali. 

Questo decreto non riconosce dignità: bisogna allargare la platea a tutti i settori lavorativi e 
concedere un permesso di 1 anno con la possibilità di rinnovo per un altro anno anche per motivi di attesa disoccupazione, con la possibilità di accedere a tutte le forme di politiche attive. Inoltre, bisogna dare la possibilità anche a chi ha avuto un’espulsione di potersi regolarizzare. 

Spero che chi governa, se proprio non voglia metterci umanità alla base del provvedimento, utilizzi il buon senso – almeno quello sarebbe d’obbligo. 

Ieri mi ha telefonato Hassan (nome di fantasia): lavora come cuoco in un ristorante, ed ha un permesso per casi speciali che non potrà essere trasformato in permesso di lavoro (per effetto del decreto sicurezza). Quando mi ha chiesto cosa avesse deciso il governo, gli ho detto che per lui non si poteva fare, si è rammaricato. Gli ho detto di non preoccuparsi tanto sta per diventare papà di un bambino per metà italiano. “Io voglio il documento perché lavoro e pago le tasse, non perché ho un figlio”. Mi ha spiazzato. Stiamo togliendo la possibilità a persone di essere orgogliosi cittadini italiani. 

Fino a che tratterremo gli esseri umani come categorie lavorative fornendo loro un’identità a scadenza o rendendoli clandestini di Stato, non possiamo ritenerci un paese civile. 
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