Layout del blog

Alice Carella

Psicologa e psicoterapeuta

Quale scenario psicologico nel post emergenza?

Ci troviamo di fronte a un evento che ha portato dei cambiamenti nelle nostre vite: tutte le crisi, intese come eventi che esulano dalla nostra quotidianità, comportano un cambiamento che può avere aspetti sia positivi sia negativi a seconda di come esso viene accolto, esperenziato, interpretato.

A livello individuale, è possibile individuale tre categorie di persone che nel post quarantena si ritroveranno in una data condizione.

La prima categoria sono coloro che potremmo definire “evolutivi” per dirla alla Darwin. Sono quelli che si sono meglio adattati all’emergenza, che l’hanno affrontata in termini attivi ristrutturando le loro abitudini e trovando nuove forme di adattamento. Costoro hanno rivolto lo sguardo verso sé stessi e hanno individuato ciò che va migliorato nella loro vita: è, ad esempio, il caso di alcuni miei nuovi pazienti che hanno richiesto di iniziare un percorso di terapia perché “in questa quarantena ho avuto modo di riflettere sulla mia vita e ho deciso così di rivoluzionare me stesso”.

Una seconda categoria è quella di chi invece uscirà indebolito da questa situazione perché avrà attuato una serie di meccanismi di rifiuto, di ribellione lamentevole, di ricerca del colpevole, che non avranno giovato né alla sua salute fisica né a quella mentale. Ricordo che lo stress contribuisce fortemente nel diminuire anche le difese immunitarie.

Infine, la terza categoria, ovvero quelli che non avranno attuato alcuna forma di reazione – né in positivo né in negativo – e usciranno dall’emergenza così come ne sono entrati. Per quanto quest’ultima possa sembrare una situazione neutra, è in realtà quella più problematica perché sta a indicare un organismo che non è in grado di accedere al proprio mondo emotivo: per non cambiare, faccio in modo che tutto rimanga come era prima dell’evento. Di questa categoria non parlerò perché, alla base, vi potrebbero essere dei meccanismi attivi di psicopatologia che esulano da questo contesto.
 
Nelle prime due categorie, sono presenti delle sottocategorie di persone che, a partire dal loro status iniziale, potranno avere subire modificazioni importanti a seconda di come avranno agito durante la quarantena. Ad esempio, i fobici, gli ipocondriaci, gli ossessivi-compulsivi, potranno trovare nuovi schemi comportamentali oppure potranno peggiorare la loro sintomatologia. Ancora, persone con tratti latenti di psicopatologia, potrebbero avere una maggiore probabilità di vedere la sintomatologia esplodere. Le persone con un funzionamento sano, tenderanno a mantenerlo tale con dei momenti di scompensazione che hanno buone probabilità di rientrare in un secondo momento.

La verità è che anche noi (professionisti del settore sanitario) abbiamo poche informazioni su ciò che sarà il “post quarantena”.
 
Ci stiamo attualmente muovendo tra ipotesi e primi dati: ciò che prevediamo è un aumento di bisogno di servizi che si occupano di benessere psicologico ma, purtroppo, non sappiamo quante persone effettivamente potranno economicamente accedervi. Questo è uno dei punti su cui si sta discutendo in questi giorni. 

Per il momento, il governo ha offerto la possibilità di accedere gratuitamente a un servizio di consulenza con professionisti psicologi esperti nelle emergenze. 
Si tratta però di una presa in carico a breve termine.

Cosa succederà più in generale alla società?
Anche questo è un punto ancora non chiaro. L’analisi andrebbe differenziata.
Da un punto di vista economico, sappiamo oramai quasi con certezza, che molte persone perderanno il lavoro mentre altre saranno costrette a chiudere le attività. Di contro altre, seppure in minor misura, gioveranno della situazione: mi riferisco, ad esempio, al comparto dei servizi per l’infanzia dove è previsto un aumento della richiesta di figure educative che possano prendersi cura dei bambini in attesa del ritorno a scuola previsto, nella migliore delle ipotesi, per settembre.

Da un punto di vista psicologico il quadro si presenta ancora più complesso. Necessita di un’analisi a 360 gradi e ogni affermazione può essere considerata ancora solo una ipotesi. Intanto, alcuni prevedono un aumento dei suicidi e delle depressioni ma le stime per ora sono solo ipotizzabili perché il problema sta proprio lì: è difficile fare ipotesi, soprattutto per gli effetti a lungo temine della quarantena. Se infatti, a breve termine, possiamo fare ipotesi su cui costruire dei piani di prevenzione, non sappiamo quali effetti questa emergenza avrà a lungo termine. 
Non ci resta che osservare e analizzare le singole situazioni e la situazione generale, passo per passo, cercando il più possibile di prevenire gli effetti secondari di questa emergenza sulla psiche degli individui. 

Ciò che è certo è che in questo paese mancano politiche di prevenzione che avrebbero, ad oggi, evitato alcune dinamiche che, purtroppo, si sono presentate e hanno acuito ancora di più l’emergenza stessa. 


Autore: La redazione 27 lug, 2023
Politiche per il cambiamento climatico significa città sostenibili. Quelle italiane sono pronte?
Autore: Andrea Maestri 08 mar, 2023
Lettera alla donne di Cutro
Autore: Irina Di Ruocco 07 mar, 2023
Tra Super-bonus e Super-opportunità
Autore: Giancarlo Marino 04 mar, 2023
La copertina è tratta da Palestina. Una nazione occupata opera di Joe Sacco fumettista e giornalista. 
Autore: Paolo De Martino 27 feb, 2023
La vera sfida inizia adesso
Autore: La redazione 25 feb, 2023
Il sostegno a una confederazione israelo-palestinese sta guadagnando terreno
Show More
Share by: