Una volta c’erano le feste di Liberazione e c’era un mondo che in quelle occasioni riconosceva un sogno comune di bellezza.
C’erano le bancarelle con titoli improponibili, che forse dovevano ammonirci sulle difficoltà della rivoluzione. Tuttavia tra quelle bancarelle s’annegava il pensier mio ed è stato lì che è avvenuto un incontro importante. Lo ricordo come pochi altri del mio passato: era sera, era quasi primavera, era il giorno dopo un saluto difficile, era una copertina azzurra col volto bellissimo di una nativa americana, era Cuando una mujer non duerme, antologia di poetesse cubane.
Da allora, sono passati diversi anni, questo libro mi accompagna col suo portato di vita, speranza, paura e crudeltà. C’è in questi versi tutta la difficoltà di essere donna, oggi come allora, e insieme anche la straordinaria forza che il femminile reca con sé.
“Mi canto perché per forza dell’amore sto in piedi/ stringendo tra le mani/ questa curva del tempo” (Mi canto, Soleida de Rios)
E leggendo mi vedo resistere per la stessa forza rincorrendo il mio di tempo. La passione, l’ardore e insieme la fatica che un animo inquieto comporta sono quelle di Soleida, le mie e di tante altre che reclamano un posto nel mondo senza per questo dover dire grazie. Ci sono in questi componimenti versi ricchi di coraggio e autenticità, testimonianza del fatto che troppe volte essere donna può significare abuso, sottomissione, ingiustizia. Al tempo stesso queste poesie sono il manifesto reale di donne che hanno sofferto sì, ma anche resistito e vinto con una forza non comune.
Nel tempo le pagine sono ingiallite e l’azzurro della copertina ha perso la sua luce, i versi invece rimangono intatti nel loro potere di raccontare quanto complesso sia l’animo femminile e quanto di questa complessità avremmo tutti bisogno.
C’è un universo raccontato senza tralasciare neppure le oscurità più inquietanti, le violenze, le quotidiane crudeltà che accompagnano le vite di troppe donne.
“Non posso sentire/ sono stanca delle piccole rivoluzioni/ dell’immaginazione/ dei consigli e degli appelli/ seduta per paura di correre” (Paura, Reina Maria Rodriguez)
Scrive così Reina Maria Rodriguez e parla di mia nonna che ha mollato la vita perché stanca di doverla temere.
Parla della piccola Fortuna, precipitata da un tetto perché colpevole del suo essere bambina. Parla di Fortuna del Rione Sanità, massacrata di botte dall’aguzzino cui si era affidata per paura “questo essere strano che giace e non sa perché trema/ questo essere che non impara”
Perché è questo che fa la Poesia, ci regala le parole per dire il bene e il male, ci fa sentire parte di un tutto che neanche sospettavamo esistesse.
La poesia di queste donne ci restituisce il sogno di una liberazione possibile e di una rivoluzione necessaria.
“Tu ci hai salvato dal falso orgasmo/ delle bigotte e della cronaca rosa/ dell’essere puttana o serva/ o donna di casa semplice e frantumata (…) Rivoluzione, oh amatissima” (Rivoluzione, Chely lima)
Perché è questo che accade quando le donne non dormono, si guardano, si ascoltano, si prendono per mano e si liberano, talvolta anche solo sfogliando le pagine di un libro dalla copertina azzurra.