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Paolo De Martino

Operatore Sociale

Presidente Inclusione Alternativa

Rassegna informale dai fronti di guerra.

Le prevaricazioni sui più deboli non si sono fermate neanche in piena emergenza sanitaria. Fuori dall’Europa, nonostante i proclami di pace globale, il problema non è stato solo il covid19, non sono state solo le conseguenze del virus ma è stata la guerra perché i fatti hanno raccontato di quanto quei proclami fossero menzogne.

Nigeria.

Il 3 Maggio Boko Haram ha rivendicato un attentato che ha ucciso 14 civili. Da questo episodio cruento è partita l’ennesima escalation militare che ha reso impraticabili intere zone del Paese. Sono stati uccisi centinaia di militanti della stessa Boko Haran e del gruppo ISWAP. Come riporta Aljazeera. 


Alle violenze dei terroristi si sono aggiunte vere e proprie rappresaglie da parte di squadre di banditi che stanno terrorizzando la popolazione alla ricerca di riscatti rapendo civili e depredando villaggi. Le popolazioni per difendersi da Boko Harame e da banditi armati si organizzano in piccoli eserciti di autodifesa. Gli scontri continui rallentano gli aiuti umanitari e provocano lo spostamento di una moltitudine di persone. Secondo L’Unhcr, 23mila persone si stanno spostando dalla Nigeria verso il Niger. Sono soprattutto donne e bambini che hanno superato il confine. 

Israele/Giordania

I paesi del Medio Oriente sono sull’orlo di una guerra. Benyamin Netanyahu sarà a capo del nuovo governo israeliano per la quinta volta. Il nuovo esecutivo, frutto di un accordo politico tra Netanyahu e Gantz, è pronto ad annettersi la Valle del Giordano. Certo, è già presente una forte presenza militare israeliana in quei territori, ma la “conquista” avrebbe tutt’altro significato e porterebbe alla definitiva destabilizzazione dell’intera regione mediorientale. 
 (Giovani palestinesi e coloni ebrei si riuniscono in un punto d'acqua nella valle del Giordano) 
“Se Israele vorrà annettersi parte della Cisgiordania a luglio, questo porterà a un grave scontro con il regno hascemita” ha dichiarato il Re di Giordania, “custode” delle religioni e figura centrale nel riportare la fragile pace in quelle aree. Tra l’altro, è obbligatorio ricordare che il primo tentativo di annessione è già macchiato di sangue. All’epoca fu fermato dalla prima intifada e dagli accordi di Oslo. Cosa farà la comunità internazionale stavolta? E l’Europa?
 (I soldati israeliani si riuniscono al checkpoint sul confine israelo-giordano vicino a Moshav Tzofar nella valle Arava, a sud del bacino del Mar Morto, il 30 aprile.  AFP VIA GETTY IMAGES)
 
Brasile.
 
Si stanno devastando zone incontaminate. I trafficanti di legno hanno invaso la Valle Javari, una regione dove è presente la più alta concentrazione di popoli indigeni che non hanno contatto con la civiltà moderna. Oltre ad essere un danno ambientale inestimabile, è una negazione dei diritti umani ai danni delle minoranze etniche come riportato anche da Greenreport. È già noto che il presidente neofascista Bolsonaro vuole aggravare la situazione approvando il decreto del “land grabbing”, cioè sottrarre le terre agli indigeni per lo sfruttamento commerciale. Quindi, per salvare l’Amazzonia è inevitabile un intervento degli Stati e della comunità internazionale. 
Sirya 

Mentre nella parte Nord pare che gli accordi di una tregua vengono rispettati, l’attenzione si sposta nel sud del paese. Come riporta il quotidiano arabo al-Araby al-Jadeed grazie a fonti militari, i movimenti dell’esercito indicherebbero che il regime siriano sta preparando un’offensiva verso la regione del Daraa. 
                  (Da Twitter #sohr)
Le zone in questione sono già interamente devastate. Le popolazioni sono stremate da decenni di guerra. Il conflitto ha già provocato quasi 400mila morti e 11 milioni di profughi. Attaccare il Governatorato di Daraa sarebbe l’ennesima ingiusta violenza inaccettabile. Centinaia di persone si stanno già allontanando dalla zona dopo aver visto arrivare rinforzi militari. Tra l’altro la zona del Daraa ha un forte valore simbolico essendo la culla della rivoluzione iniziata nel 2011 contro il regime di Assad. Come testimonia il canale ufficiale di Twitter The Syrian Observatory for Human Rights, che informa costantemente sulle tensioni di quell’area, molti giovani sono scesi in piazza e continuano a chiedere libertà e democrazia e pace.
Afghanistan 

Qualche giorno fa è stato siglato un accordo politico tra Abdullah Abdullah e Ashraf Ghani. Per trovare l’accordo ci sono voluti 8 mesi perché entrambi rivendicavano di aver vinto le ultime elezioni.
 (Immagine di Shamsia Hassano street artist afghana, realizzato dopo il massacro nell'ospedale di Kabul di MSF)
Si spera che la firma dell’accordo raggiunto possa far trovare un po’ di serenità al paese, ancora nel caos. Continuano gli attentati. Medici Senza Frontiere ha denunciato un massacro avvenuto nel presidio ospedaliero pediatrico. I terroristi hanno attaccato il reparto maternità. Sono entrati nella sala parto e hanno ucciso le donne che stavano partorendo, tutti i neonati, le donne incinte e alcuni del personale medico. Sono ventiquattro le vittime. Una strage preordinata: “sono venuti nel nostro ospedale per uccidere le madri” ha dichiarato il capo programma dell’ong. Le immagini divulgate da MSF sono impressionati, uno scenario drammatico. Questi sono veri e propri crimini perpetrati ai danni di civili inermi. La cosa sconvolgente è il silenzio della comunità internazionale rispetto al paese che non riesce a rialzarsi perché ancora costantemente sotto la morsa dei Taliban. “Questi talebani sono oltre la redenzione. Il mondo deve capire che fino a quando il Pakistan sarà autorizzato a sponsorizzare questi gruppi terroristici, l'Afghanistan continuerà a sanguinare”. Questa è la dichiarazione di Karima Baloch attivista politica rifugiata in Canada. 


Il mondo non è fermo. Le persone continuano a ribellarsi, a scappare e a morire. 
Il covid 19 non ferma le ingiustizie e pare che non ci renda migliori, e non renda migliore il pianeta. Per farlo bisogna azzerare e ricostruire un nuovo sistema di relazioni e di diplomazia. L’Europa non ha solo la sfida economica da affrontare, ma anche quella della politica estera. Il commissario Borrell al suo insediamento come alto commissario agli affari esteri, dichiaró: “l'UE deve assumersi maggiori responsabilità per la sicurezza europea ed essere una voce forte e progressista in un mondo insicuro”. Per adesso, restano solo dichiarazioni.
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