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Luciano Castrignano 

Attivista politico

Referendum. Torrio: riforma una beffa ai danni di cittadini e territori.

Intervista alla responsabile lucana del Comitato per il "No" al Refererendum Costituzionale Margherita Torrio

Margherita, perché sei impegnata nel Coordinamento per la Democrazia Costituzionale e nel Comitato per il NO al Taglio dei Parlamentari?
Nel CDC, associazione assolutamente a-partitica, e nel Comitato per il NO perché sono estremamente preoccupata del fatto che, mentre crescono le difficolta sociali, economiche culturali in cui versa il nostro Paese, aumentano puntualmente quanti, prima, promettono di voler affrontare e risolvere tali problemi, poi si buttano, invece, a manipolare la nostra Costituzione. Una manipolazione fatta con scarse competenze, sciatteria e subordinazione a interessi tutt’altro che convergenti con i reali bisogni del Paese. La semplice attuazione della Costituzione risolverebbe buona parte dei problemi. 

Il prossimo 20 e 21 settembre si terrà il Referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari (art. 56/57/59 della Costituzione), quali sono le ragioni del “NO”?
Fermare il nuovo tentativo di “deforma costituzionale”, che vuole riportare nuovamente il Paese verso il presidenzialismo, magari rinforzato dall’uomo forte di turno, per adeguarci alle esperienze di “demokratura” presenti qua e là nel mondo. Dobbiamo evitare che la democrazia parlamentare venga messa in soffitta; impedire che i cittadini e i territori perdano ulteriormente la possibilità di eleggere i loro rappresentanti, già ridotta dalla mancanza delle preferenze. Il problema è che i Parlamentari sono nominati; questo aspetto va riformato, non il numero.

 I sostenitori del “Si” affermano che è una riforma necessaria, che abbatterà i costi della politica e renderà il lavoro del Parlamento più veloce ed efficace, è così?
È una beffa ai cittadini italiani. È impudica, indegna la promessa di risparmi fittizi (sappiamo qual è il debito del nostro Paese? Viaggia verso i 900 miliardi mentre il “risparmio” è quantificato da Cottarelli in 57 milioni all'anno sulla spesa pubblica totale, meno di “’na tazzulella ‘e café” all’anno). Il taglio dei Parlamentari taglia la rappresentatività, riduce il Parlamento da cardine della democrazia a strumento in mano ai potentati che fanno e disfano i Governi, cioè ai maestri della cattiva politica.

Calando il ragionamento nella nostra realtà lucana: è vero che la Basilicata e le piccole Regioni saranno penalizzate dal taglio dei parlamentari?
Si, gravemente. Interi territori, Regioni piccole come la Basilicata, minoranze come quella slovena nel nord-est, piccole formazioni partitiche, che raccolgono consensi e condivisione fra i cittadini, saranno escluse dalle Assemblee legislative. Il concetto stesso di opposizione verrebbe drasticamente spazzato via dall’assenza nella rappresentanza parlamentare. Altro problema, la ambiguità relativa alla articolazione dei collegi elettorali, i quali potrebbero essere definiti arbitrariamente, senza tenere in considerazione le reali necessità di rappresentanza dei territori.

Cosa può accadere con l’approvazione della riforma?
La Basilicata corre il grave rischio, con il prevalere del “Sì”, di perdere non solo un congruo numero di Deputati e Senatori, ma, ricca come è di risorse, di vedere il suo territorio preda di famelici predatori, pronti a spartirsi le sue ricchezze naturali. Non potremo esprimere il nostro dissenso su progetti di accorpamento ad altri territori, o di trasformazione in discarica a cielo aperto. Non a caso, il taglio dei Parlamentari è l’altra faccia dell’Autonomia differenziata.

Tutti i sondaggi danno il “Sì” in netto vantaggio, sembra quasi una battaglia con esito scontato… 
La nostra Costituzione prevede esempi importanti di democrazia diretta attraverso l’istituto del referendum. Ogni referendum chiama i cittadini ad esprimersi. Nessun esito è scontato. Comunque, qualunque risultato verrà dalle urne, il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale e lo stesso Comitato per il NO, continueranno ad impegnarsi e a informare i cittadini per difenderli dalle false notizie, dalle beffe, dai tentativi di deforma della legge fondamentale della Repubblica che sancisce i loro diritti e doveri. Per ora, per evitare il prevalere dei “Sì”, impegniamoci a votare “No”.

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