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Rosetta Ferra

Attivista politica e Rsu Fiom. 

Se la giustizia non è al servizio del paese e dei lavoratori non è giustizia. 

Tanto si è discusso per permettere ai bar, ristoranti, parruchieri, estetisti etc di riaprire e poco se non nulla ho sentito su un concetto che è fondamentale per ogni società: la Giustizia.

Nell’ambito della sovranità dello Stato tre sono le principali funzioni pubbliche: la legislazione, l’amministrazione e la giurisdizione. 
Questa tripartizione, frutto della mente illuminata di Montesquieu, oggi è sotto attacco e rischia di essere minata nelle proprie fondamenta. 
Perchè?
Vediamolo ripercorrendo gli eventi. 
Il primo passo è stato il D.L. 8 marzo 2020, che ha disposto la sospensione dei termini processuali dal 9 marzo al 22 marzo per tutte le udienze dei procedimenti civili e penali pendenti presso tutti gli uffici giudiziari. 
Il successivo D.L 17 marzo 2020 ha disposto un rinvio d’ufficio di tutte le udienze fissate dal 9 marzo al 15 aprile 2020 a data successiva rispetto a quest’ultima. 
Ma nel convertire il decreto legge, cosa fa il Parlamento? 
Lo ricopia pedissequamente senza avere memoria che nel frattempo, l’ulteriore D.L. n. 23/2020 aveva esteso la sospensione fino alla data dell’11 maggio. 
Il successivo D.L. 8 aprile 2020, ha prorogato l’iniziale termine del 15 aprile all’11 maggio. 
Ed allora ecco che il D. L. 30 aprile 2020 interviene per colmare la lacuna prevedendo che le parole «16 aprile» siano sostituite dalle seguenti: «12 maggio», salvando da nottate insonni gli inermi avvocati presi dal terrore che i termini processuali potessero essere dichiarati scaduti senza loro avessero colpa alcuna.

La macchina della giustizia, che già soffriva di lentezza cronica, è immersa in un pantano.
Sono trascorsi mesi senza elaborare alcun progetto nuovo. 
In realtà, il virus poteva essere l’occasione per rivedere tutta la macchina giudiziaria. Il Ministero avrebbe potuto fare una scelta e approfittare del periodo di “sospensione” per riformare il tutto in senso moderno ed efficiente, avrebbe potuto prevedere che molte udienze avvenissero con la trattazione scritta e decidere che un ulteriore numero rilevante di cause venissero trasformate in udienze on line. 
Tutto questo con un doppio risultato: sicurezza ed efficienza. 
La giustizia invece è stata lasciata alla solita trascuratezza. Anzi peggio, ancora una volta, è stata travolta da polemiche per la liberazione di alcuni detenuti ritenuti pericolosi, per le chat tra magistrati e per il nuovo processo contro Salvini ( leggasi Open Arms). 
Notizie che pur facendo scalpore sono svanite senza nessuna conseguenza.
Nella gran parte degli Uffici giudiziari del Paese, si è assistito ad un rinvio generalizzato delle controversie specialmente in ambito del lavoro che hanno ad oggetto la richiesta di reintegrazioni, ripristino del rapporto di lavoro, pagamento delle retribuzioni, trasferimenti e tutela di altri diritti fondamentali della persona. Ciò arreca un grave pregiudizio ai lavoratori licenziati e trasferiti, o titolari di altri diritti fondamentali della persona da tempo in attesa della definizione dei giudizi e privi sia della retribuzione che degli ammortizzatori sociali oramai cessati. 
Il paradosso più eclatante è che mentre milioni di lavoratori prestano giornalmente la loro attività gli stessi vengono privati della giustizia del lavoro, ovvero di un servizio pubblico essenziale.

La giustizia, tema centrale del vivere sociale italiano, è evaporata come neve al sole. 
L’inefficienza del sistema giudiziario fa perdere di credibilità al sistema Paese: si sa che la prima garanzia di efficacia della risposta giudiziaria è direttamente collegata alla sua tempestività. Il sistema ha dimostrato tutta la sua inettitudine e chi lo Governa l’incapacità di non saperlo gestire.
In questa tempesta, tutti gli operatori del diritto sono in balia delle onde e tenere il timone dritto è impresa ardua, e il lavoratore che chiede giustizia è il più penalizzato, considerato essenziale ( durante la pandemia e nella fase di riapertura), ma lo Stato e la Giustizia non sono da considerarsi essenziali per il lavoratore che cerca giustizia.




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