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Mario Visone

Docente e scrittore

Paolo De Martino

Attivista politico

Siamo proprio sicuri che il problema sia la candidatura di Bassolino?

I cori di dissenso giunti dopo l’annuncio della candidatura di Bassolino a sindaco di Napoli vanno analizzati profondamente.
Quali motivazioni possono spingere a riversare tanto astio e tanto rancore su una figura così importante della storia napoletana e campana?
È davvero tutto politico questo rancore?
E soprattutto, se proprio vogliamo ammettere che tutto sia rinchiuso dentro lo spettro delle categorie politiche, di che politica stiamo parlando?
Perché mai Bassolino non dovrebbe aspirare a candidarsi, non dovrebbe lavorare per nutrire le sue legittime aspirazioni? 
Perché ha subito 19 processi? 
Perché è vecchio? 
Facciamo così, Facciamo un gioco. 
Facciamo che Bassolino non ha mai dichiarato le sue intenzioni. 
Cosa rimane? Il vuoto cosmico. Nulla. 
Rimane un ragazzotto, comandato da correnti che si fa chiamare segretario, che aspira a un posto da parlamentare e qualcuno che, invece, aspira magari a confermare il proprio ruolo di portaborse romano. 
Ecco. Il problema non è Bassolino. Il problema non è la sua candidatura. Il vero problema è che Napoli – la capitale del Mezzogiorno – non ha una classe politica degna di questo nome. Tutti e tutte sono alla ricerca della propria sopravvivenza personale e tutte le mosse sono finalizzate e parametrate su questo fine. 
Napoli è un mezzo. Napoli non è il sogno. 
Questo è quello che c’è oltre Bassolino. 
Sia chiaro che questo non è un appello o un diario che vuole sostenere la candidatura di Bassolino. A lui riconosciamo tanti meriti ma anche innumerevoli errori di valutazione sulle politiche da adottare (in primis la gestione commissariale) e sulla scelta degli uomini e delle donne con cui si è accompagnato ma nessuno secondo noi può permettersi di dirgli “NO! TU NO” come cantava Jannacci. 
Ciò per una motivazione su tutte.
Chi potrà mai restituire ad Antonio Bassolino i 15 anni che ha perso nei 19 processi in cui è risultato per 19 volte assolto perché il fatto non sussisteva? Chi potrà mai farlo? 
Quei 15 anni lo hanno escluso dalla vita politica nel totale silenzio della politica cittadina e in quello infame del suo partito.
Eppure sarebbe da raccontare che storia sarebbe stata quella di Napoli, della Campania e dell’Italia (sì dell’Italia, avete letto bene) se le inchieste non avessero messo fuori dalla politica l’uomo più potente del meridione, l’uomo che aveva restituito a Napoli il posto che meritava.  
I 10 anni di Bassolino da sindaco di Napoli non possono assolutamente essere bollati come gli anni della monnezza, perché sono stati anni di rinascita economica, sociale e culturale. Napoli era al centro del mondo. Con Bassolino cambiò la mobilità, la promozione della cultura, arrivarono i primi grandi eventi, la metropolitana, il maggio dei monumenti. 
Ma questo forse conta poco o nulla. 
La memoria e l’onestà intellettuale ormai non vanno di moda, purtroppo anche a sinistra.
Allora la domanda che va fatta è un’altra: De Magistris ci lascia una Napoli migliore? 
Nell’ultimo decennio abbiamo vissuto la rivoluzione arancione che aveva messo insieme meritoriamente i centri sociali e l’elettorato moderato finanche di centrodestra. Il risultato? Una frammentazione mai vista. Ora De Magistris ha abdicato per correre in Calabria e il suo lascito è nelle mani di pochi che a tentoni provano a mettersi insieme. Ma sono tante le anime che ruotano e tramano nella galassia DeMa. Gli errori dell’ex PM sono tanti e questo lo dicono anche dall’interno della sua organizzazione. È evidente che la città ha perso una grande occasione di crescita, vedi Bagnoli, le periferie, i trasporti e la gestione dei beni comuni però alcuni Viet Cong arancioni resistono barricati nell’esperienza della rivoluzione mai avvenuta e non hanno nessuna intenzione di rinunciare a proseguire la loro corsa anche perché la loro esperienza è ricca di positive e silenziose scoperte nate proprio dalle macerie politiche lasciate da De Magistris. 
L’ex PM – e questo è un dato di fatto oggettivo – non è più un interlocutore credibile per Napoli non riuscendo a mettere insieme neppure i suoi e tutta la classe dirigente che si è formata grazie alla sua esperienza amministrativa. 
Il dato politico è chiaro. 
La partita, appena avviata, per la presa di Piazza Municipio si gioca tatticamente sullo sfondo di un centro sinistra da costruire anche a livello nazionale e nel gioco a scacchi che riguarda Roma, Milano e Torino tra le grandi città italiane. 
In questo quadro, (per non dimenticare nessuno) la sinistra multiforme e frammentata seppur rappresentata in consiglio comunale, avendo vissuto all’ombra dell’ex PM, è scomparsa dai radar politici, dalle periferie e soprattutto da se stessa. E dimostrazione di ciò è stata l’esperienza delle elezioni regionali nelle quali in nessuna forma e lista in cui si è presentata a sostegno o contro De Luca, è riuscita ad entrare nel consiglio regionale. Anche i consiglieri eletti dal PD nell’assise campana, tra l’altro, sono tutto tranne che riconducibili alla sinistra. 
Il PD napoletano ha fallito e ad oggi pare commissariato da De Luca. Vorrebbe svincolarsi dal peso del Presidente della Regione ma non può farlo perché manca completamente di autorevolezza per cui non riesce ad avviare una discussione seria, trasparente e condivisa sulla scelta del candidato sindaco della terza città d’Italia.
In questa situazione, per ritornare a quanto detto sopra, siamo proprio sicuri che il problema sia la candidatura di Bassolino? Siamo proprio sicuri che molti non si nascondano dietro la sua candidatura per edulcorare il loro prossimo fallimento e, magari, scaricare su di lui le colpe? Forse non è più grave che a pochi (?) mesi dalle elezioni il centro sinistra locale sia succube del livello nazionale? 
Le segreterie dei partiti dopo le dichiarazioni di Bassolino sono apparse in fermento e hanno convocato le direzioni. Perché non lo hanno fatto prima? Hanno proposte serie? I giovani, che si sono autoconvocati e hanno dato vita a ProssimaNapoli, hanno davvero il coraggio di rompere con le loro organizzazioni di appartenenza (dove sono presenti) e nutrono davvero il sogno di cambiare la città? Presenteranno una loro lista o si limiteranno ai buoni propositi dalla gambe corte? Lo stesso vale per il gruppo di professionisti e docenti raccolti intorno al sindacato Onda: avranno la forza e non solo l’ambizione di potere essere autonomi nella corsa verso le amministrative? 
Bene.
Noi crediamo che sia giunto il tempo di giocare a carte scoperte. 
Tutti dicano il nome del loro candidato, il perimetro della coalizione che vogliono e se hanno un po’ di tempo raccontino anche la loro visione della città. 
Non è più il tempo di manovre di palazzo. 
La gente è stanca e sapete cosa vede? Lo storytelling di Antonio Bassolino che avanza.
La città lo ascolta. La politica si rifiuta non ricordando neppure che la sinistra non ha mai perso le elezioni, per ironia della sorte o della storia, dal 1993, anno del primo mandato Bassolino. 
Chi vuole il bene di Napoli deve imparare ad ascoltare e a lavorare per l’unità altrimenti la colpa non sarà di Bassolino ma di tutti gli altri. 

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