Layout del blog

Irina Di Ruocco

Ingegnere e appassionata di arte

Soluzioni strategiche per i Comuni

Spesso oggi ascoltiamo o leggiamo alcuni termini del dizionario della pianificazione territoriale che indicano e descrivono il legame sempre più frequente tra la fragilità del territorio e fenomeni meteorologici estremi. Tra questi compare il termine ‘bombe d’acqua’. Si tratta di fenomeni meteorici che stanno diventando non solo più frequenti ma sempre più dannosi e pericolosi, causando danni alle attività, ai luoghi di interesse naturalistico - paesaggistico, storico-culturale (es. i numerosi danni registrati a Venezia o l’ultima alluvione in Emilia Romagna del 6 dicembre 2020), alle abitazioni ed alle coltivazioni. Quando si verificano fenomeni meteorologici di tale impatto sorge spesso la domanda sulla possibilità di ‘poter evitare’ tale disastro. Oggi possiamo rispondere con un’affermazione certa a tale domanda. 

Una delle soluzioni risiede nel dialogo tra la pianificazione territoriale e gli indirizzi politico-strategici mirati alla salvaguardia dello spazio urbano e paesaggistico. Sebbene l’attenzione spesso viene puntata su una parte ristretta del territorio, quella antropizzata, i danni provocati da tali eventi vanno commisurati su larga scala, proprio per rispondere agli obiettivi della pianificazione territoriale che mira a proteggere l’ambiente costruito e non. Dal 2013, le pubbliche amministrazioni estere ed europee hanno compreso l’emergenza sviluppando diverse soluzioni, sia a livello infrastrutturale sia a livello di misure e di azioni. 
Tra le soluzioni meglio conosciute per la prevenzione delle precipitazioni in ambito urbano sono le note ‘watersquare’. Molte città della Francia, Olanda, Spagna, etc. possono essere definite come modelli urbani virtuosi divenendo best practices su scala internazionale per aver predisposto un piano di emergenza climatica, noto anche come ‘piano di adattamento ai cambiamenti climatici’ il cui focus è proporre misure ed azioni di prevenzione e di mitigazione.

Le watersquare sono ottimi esempi di integrazione di ingegneria e architettura in cui il verde, la raccolta e smaltimento delle acque e l’arredo urbano si conciliano in modo sostenibile ed integrativo. Gli interventi di adattamento spesso hanno comportato la nascita di fenomeni sociali o sindromi (es. NIMBY) in relazione all’installazione di impianti di vasche di laminazione nei pressi di luoghi abitativi. Pertanto, a valle di ostacoli di natura sociale, economica, governativa, la pianificazione ha bisogno di avvalersi di strategie che vanno ben oltre gli interventi di manutenzione programmata ma occorre soprattutto l’introduzione di processi decisionali inclusivi nella redazione di piani urbani strategici.
A che punto è oggi la pianificazione in Italia sugli effetti dei cambiamenti climatici? E a che punto si trova la sensibilità della pubblica amministrazione e di privati verso questo tema già affrontato da altri Paesi?

La necessità di trasformazione delle aree urbane è evidente per ridurre i rischi delle città soprattutto se si riflette su un dato sconcertante ovvero quello che entro il 2050 l’80% della popolazione vivrà in città o intorno ad esse (fonte dai FAO, https://urban.jrc.ec.europa.eu/). Il dato propone molte riflessioni e comporta molte esternalità negative come un gran aumento del numero di auto (la Strategia Europa 2050 sulla base del White Book of Transport del 2011 cerca di ridurre tale numero incrementando l’inter-modalità sostenibile), di congestione (cfr. Europe2050 Strageties), di attività, consumi, assenza di verde e consumo di suolo (a tal proposito si propongono gli articoli sulle stazioni ferroviarie dismesse). 

Abbiamo imparato a conoscere i rischi di una densità demografica alta, ma il percorso da intraprendere è ancora agli inizi e non si estinguerà con la sola manutenzione e cura del verde, delle previsioni meteo, etc. La prevenzione per le bombe d’acqua rientra in un sistema olistico mirato alla protezione del costruito e del paesaggio, in cui il primo passo è la conoscenza e consapevolezza, aspetto ancora mancante nel processo della pianificazione, sia su larga che piccola scala. Inoltre, la prevenzione è un output che proviene da approcci sia di tipo ‘bottom up’ e ‘top down’.

Su questa linea è opportuno citare il Green Plan di Philadelphia (https://www.wrtdesign.com/work/greenplan-philadelphia), uno strumento avanguardistico in tema di adattamenti ai Cambiamenti Climatici. Il Piano si propone come una fotografia dinamica del territorio in cui sono analizzati gli aspetti peculiari della città come spazi verdi, corridoi infrastrutturale, etc. La mappatura del tessuto urbano consente di elaborare in visione strategica azioni e misura, integrando sostenibilità delle risorse, impatto economico ed equalità sociale. 

Il Green Plan di Philadelgpia è l’esempio che la pianificazione territoriale sta cambiando direzione, intraprendendo nuovi percorsi di mitigazione mirati alla protezione del tessuto sociale, antropico e paesaggistico. Gli obiettivi chiavi del Green Plan sono i goal della sostenibilità adottati durante COP21 (Accordo di Parigi del 2015) e ripresi da Agenda 2030. A questi obiettivi deve guardare la PA per maturare una consapevolezza “green”.

Spostandoci su scala nazionale, va citato il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (approvato nel 2018), il quale espone, a valle di un’analisi della condizione climatica attuale e in previsione di una futura, azioni di adattamento settoriali basati su indici di rischio climatico e sulle diverse vulnerabilità territoriale. È opportuno sottolineare il carattere inclusivo del documento in quanto la consultazione pubblica è presente nel processo di costruzione del Piano.
Il Comune di Roma ha approvato nel Giugno 2021 il PAESC (Piano di Azione per l'Energia Sostenibile e il Clima) per mitigare gli impatti dei CC e ridurre l’inquinamento da CO2 fissando un orizzonte temporale al 2030.

L’impellente emergenza climatica e meteorologica di convogliare la politica regionale su questo tema ha mosso anche la Regione Emilia Romagna sulla base della Strategia Europea di Adattamento ai CC del 2013 e sull’Accordo di Parigi del 2015, a sottoscrivere il “Subnational global climate leadership memorandum of understanding” noto come “Under2Mou” che impegna la Regione a ridurre le emissioni entro il 2050 e definendo la strategia per la mitigazione e l’adattamento della Regione Emilia-Romagna, rispondendo alle richieste e direttive dell’Europa.

Tali testimonianze, estere e nazionali, sottolineano la necessità di intervenire su problemi sempre più comuni. Mentre nei primi anni nel 2010, i CC era ancora un tema oggetto di studio e ci si muoveva ancora lentamente verso la creazione di piani di adattamento appropriati. Oggi, su input europei e nazionali, i comuni italiani e le Regioni hanno gli strumenti necessari per contrastare eventi catastrofici. 
Essendo i fenomeni climatici connessi con le strategie governative, è opportuno una presa di coscienza dei governi per affrontare l’emergenza, nonché creare le condizioni di vivere nelle città e nei territori periferici in totale sicurezza. Per concludere, si riporta un’affermazione emersa durante la XVI edizione (3-6 giugno 2021) del Festival dell’Economia di Trento dall’economista Stiglitz il quale afferma che “la conoscenza è un bene pubblico” (cfr. J. E. Stiglitz, Knowledge As a Global Public Good, 1999).

Nella foto dicopertina Watersquare di Rotterdam
Autore: La redazione 27 lug, 2023
Politiche per il cambiamento climatico significa città sostenibili. Quelle italiane sono pronte?
Autore: Andrea Maestri 08 mar, 2023
Lettera alla donne di Cutro
Autore: Irina Di Ruocco 07 mar, 2023
Tra Super-bonus e Super-opportunità
Autore: Giancarlo Marino 04 mar, 2023
La copertina è tratta da Palestina. Una nazione occupata opera di Joe Sacco fumettista e giornalista. 
Autore: Paolo De Martino 27 feb, 2023
La vera sfida inizia adesso
Autore: La redazione 25 feb, 2023
Il sostegno a una confederazione israelo-palestinese sta guadagnando terreno
Show More
Share by: