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Fabio Caiazzo

Chef e docente

Storia nostalgica di una cinquecento lire. 

La moneta cartacea da cinquecento lire era la mia amica di tutti i giorni, bella e colorata com’era, oggi varrebbe 25 centesimi di euro. Adesso ci non arriverei a comprare 3 caramelle. Quand'ero un bimbo invece mi accompagnava al mattino dal salumiere per comprare il panino con la mortadella "300 lire dal salumiere" non in una catena alimentare, per giunta internazionale, che non sa chi sono, come mi chiamo, dove abito. Il salumiere, istruito dai miei genitori, mi accompagnava con lo sguardo fino all'entrata della scuola per assicurarsi che tutto accadesse senza pericoli. Non era un parente o un amico era semplicemente il salumiere che all'epoca valeva almeno come un consigliere comunale. Aveva un ruolo civico. Denunciava al Comune se la strada era rotta, se gli alberi erano piegati o se i bambini venivano bullizzati. Il suo simbolo antibullo era il battipanni, la mazza dai 3 fori che come una bacchetta magica faceva sparire i violenti. Chiedendo a lui il permesso poi potevi andare in merceria: con 100 lire compravo o 3 caramelle o un chicchirichí o due gommose enormi a fragola. Con le altre 100 lire un pacchetto di wafer. Tutto ciò per dire che cosa? In verità non lo so, forse è solo un po' di nostalgia o forse sono incazzato con la politica, con la collettività che non sa più essere sociale e pubblica, forse con me stesso che sono sempre ritornato in Italia credendo di poter dare un apporto, il mio contributo per migliorarla. Senso civico e di appartenenza. Quando all'estero guadagnavo tanto e lavoravo il giusto, mi sentivo un codardo, un approfittatore, un opportunista rispetto a chi aveva deciso di rimanere in Italia perché le Sterline o il Marco al cambio erano ottime per chi tornava in Italia. 
Quello che è certo è che 500 lire volevano 500 lire e che i rapporti umani valevano di più. 
Anche il cibo “bio” era diverso. Oggi ci sono i cibi "bio". Prima si diceva genuino e non costava di più, costava il giusto prezzo, senza intermediari, ma a vero km 0, senza benzina sprecata, senza inquinando. 
Nel 2020 non vedrai mai in faccia veramente l’agricoltore, non vedrai mai in faccia l'allevatore. Nonostante possa essere considerato eticamente corretto o meno il cibarsi di carne, non conosceremo mai la cura, l'etica nel crescere un'animale, nel farlo vivere sereno, coccolato. In realtà, prima tutti avevano un solo ruolo riconosciuto nella società e lo facevano al meglio senza strafare mentre oggi, in questa era supertecnologica, non si comprende che bisogna evolvere certamente ma non sforando il tetto della catastrofe. 
Oggi, poche persone hanno un lavoro dignitoso e tanti laureati, professionisti, specialisti restano dimenticati a casa o vivono di stage remunerati a 480 euro senza tutele ed un calcio in culo a fine percorso "formativo". Nei centri commerciali trovi solo prodotti derivati da multinazionali e i lavoratori sono tutti manager, con nomi sofisticati in inglese ma con stipendi da fame, costretti a turni massacranti che impediscono soprattutto alle donne di conciliare orario di vita e di lavoro, impedendo nei fatti la maternità.
Quand'ero piccolo esisteva il sarto, sempre ben vestito agghindato con l'occhiale per ingrandire. Aveva un mestiere e un talento marchiato "made in Italy" altro che marchi dozzinali. Ti raccontava dove comprava i tessuti, come li lavorava, le tecniche e ti cuciva il vestito addosso, era solo il tuo, la tua impronta sul mondo. La stessa cosa il ciabattino, realizzava e riparava le scarpe, cucite a mano non incollate.
Tappezzieri, falegnami, ebanisti, erano mestieri da artisti veri, che facevano di tutto per essere sicuri di aver tramandato la loro arte, il loro mestiere, i sacrifici di una vita come scritture di un DNA. 
Il fotografo non scattava e poi migliorava digitalmente con il computer; doveva conoscere migliaia di varianti per fare una buona foto. Luci, angolazioni, saturazioni servivano per assicurare un prodotto di alta qualità in modo manuale, poi le portava in camera oscura, le lavorava, le asciugava e poi le dipingeva a mano. Oggi facciamo mille super-fotografie e non ce ne ricordiamo una. Prima con una fotografia ricordavi mille momenti.
Sicuramente il progresso ha portato tante migliorie ma spesso vorrei riavere quella 500 lire per spenderla, per guardarla, forse per sentirmi meno contemporaneo e più vero. 

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